Non tutti hanno lo stesso tempo di maturazione. Non tutti sviluppano parte fisica, tecnica e mentale parallelamente. E’ il caso di Holger Rune…

foto Ray Giubilo

La vittoria di Holger Rune a Barcellona pone l’accento sui criteri di valutazione spesso viziati da eccessiva emotività.
Vale la pena ribadire invece che, nella crescita dei giocatori, non sempre le capacità tecniche, fisiche e mentali procedono di pari passo. Tutt’altro! Nulla di più facile che tutto avvenga in modo diseguale e che, per l’una o l’altra ragione, anche il rendimento in campo si pronunci a fasi alterne. Un modo di procedere che può creare equivoci in chi, per ragioni di tifo o di scarsa didattica, guardi alla prestazione come a un trend in perpetua ascesa,  scevro da rallentamenti di sorta. Una visione che finisce per disattendere aspettative e generare, tanto nel pubblico che in alcuni addetti ai lavori, giudizi superficiali misti a sentimenti di malcelata antipatia.
Nulla di più sbagliato, naturalmente, poiché parlando di formazione, sportiva o scolastica che sia, si allude a un’età biologica differente da soggetto a soggetto e non a quella cronologica ingabbiata in modelli di sviluppo convenzionali.

La performance del giovane danese in terra di Spagna offre all’argomento materiale prezioso. Esploso già da un paio d’anni sotto il profilo fisico e tecnico, lo scandivano ha segnato il passo sotto quello mentale lasciandosi spesso andare ad atteggiamenti apparentemente indisponenti, in verità frutto di un’adolescenza protratta nel tempo. Una condizione che ha fatto di lui un giovane in carriera soggetto a facili considerazioni, con un tennis ai limiti dell’incoscienza che ha fatto gridare a lui come a un tipaccio dal tennis troppo presuntuoso.
Anche in questo caso i critici hanno grattato solo la scorza poiché, una volta allineati i parametri, quel tennis apparentemente velleitario potrebbe mietere frutti al momento solo vagamente prevedibili.
Alla luce di questo ora si tratta di capire se il ragazzo del nord Europa sia ancora il diamante grezzo in cerca di rifiniture o se invece sia divenuto il gioiello super luccicante visto brillare al Royal Club della città catalana.