Il legame che esiste tra Flavio Cobolli e Roma è qualcosa di incredibile, per questo la pressione è doppia quando scende in campo al Foro. E sulla scelta degli organizzatori ha qualcosa da ridire

Foto di Ray Giubilo

Dici Flavio Cobolli e l’associazione più immediata è soltanto una, Roma. Non soltanto per la fede calcistica, che non perde occasione di rimarcare, ma per il legame viscerale con la città. Il classe 2002 non è nato nella Capitale – i suoi natali sono a Firenze – ma tutto si può dire ma non che non sia romano, e per questo gli Internazionali d’Italia rappresentano probabilmente il torneo più importante in assoluto. Su quattro partecipazioni, tuttavia, Flavio ha portato a casa una sola vittoria (lo scorso anno all’esordio con Marterer), e anche nella giornata di ieri si è dovuto arrendere al connazionale Luca Nardi nel match andato in scena sulla Grand Stand Arena. E proprio su questo particolare ha puntato l’attenzione lo stesso Cobolli, nella conferenza stampa che ha seguito il match. “Vorrei cambiare campo… Semplicemente per avere una volta il privilegio di assaporare altri stadi, ovviamente il mio sogno lo sapete qual è. Giocare su un campo pieno di gente che vuole vederci giocare e purtroppo qua non è possibile ogni volta perché gioco sempre in uno stadio mezzo vuoto e non pieno delle persone che vorrei”.

In effetti, guardando anche al passato, non sempre gli organizzatori hanno premiato Cobolli. Non soltanto per la scelta di relegarlo sulla Grand Stand Arena – che pure fino allo scorso anno era il secondo campo per importanza – ma anche per delle decisioni che non possono definirsi “strategiche”. Nel 2023 infatti venne fatto giocare in contemporanea al match sul Campo Centrale tra Fognini e Murray, con l’inevitabile conseguenza che la Grand Stand era praticamente deserta. Cobolli, lo si sa, è quel giocatore che riesce a tirare fuori il meglio di sé nelle occasioni in cui c’è da entrare in lotta, con il pubblico che lo sostiene. E non ha mancato di sottolinearlo, quando in lacrime ha parlato del match contro Nardi. “Tutto può servire nella carriera di un tennista, purtroppo credo di essere stato un po’ condizionato dal campo che non è il mio preferito qua, è quattro anni che gioco sullo stesso campo e questo un po’ mi dispiace perché ho tante persone qui che vorrebbero vedere una mia partita e delle volte non ci riescono. Io ce la metto tutta ogni volta a preparare questo torneo al meglio, ma mi sento un po’ fuori posto perché ogni volta succede la stessa cosa“.

Ovviamente non è facile incastrare le diverse esigenze del torneo, ma non è utopico pensare che delle scelte differenti potevano essere fatte. Magari quel campo Pietrangeli che è stato teatro di numerose battaglie, e che all’interno del Foro resta uno dei campi più nobili e più caldi, nonostante quest’anno delle tribune aggiuntive abbiano rovinato il colpo d’occhio. Cobolli dovrà ripartire da questa sconfitta per provare a spingersi ancora più in alto, in attesa che Roma e il suo pubblico gli restituiscano tutto l’amore che lui non ha mai smesso di donare.