dal nostro inviato a Roma Gabriele Riva – foto Ettore FerreriIn ginocchio sul rosso del Foro Italico ci sono finiti entrambi: uno metaforicamente, l’altro incredulo ed esultante

dal nostro inviato a Roma Gabriele Riva – foto Ettore Ferreri

In ginocchio sul rosso del Foro Italico ci sono finiti entrambi: uno metaforicamente, l’altro incredulo ed esultante. Rafa Nadal perde e lascia Roma (è meglio dirlo subito anche se fa impressione) e Juan Carlos Ferrero torna sul tetto del mondo, come quando guardava tutti dall’alto del primo posto nel ranking nel 2003. La notizia è arrivata come un lampo, in Sala Stampa, dove tutti si stavano prodigando in elogi (più che meritati) per Simone Bolelli, vincitore sul francese Simon: “el Mosquito” è tornato a pungere e a far male.
Due set e Rafa torna a casa, con una piva lunga così e con il piede destro torturato da una vescica grossa quanto una moneta da due euro. Chi ha provato ad appoggiare il piede e strisciarlo in allungo per giocare il diritto sa di che tipo di supplizio si tratti. Questo non vuol e non deve togliere meriti all’altro spagnolo, quello di Madrid, per una partita impeccabile, per uno stato di forma già mostrato al primo turno contro Kiefer in un match splendido. Avevamo detto che avrebbe fatto fatica a ripetersi, e invece no, si è ripetuto e ha rotto una striscia positiva di Rafa sul rosso che durava dalla finale di Amburgo dell’anno scorso, quando fu Federer a rubargli un’imbattibilità da record. E a Ferrero è lo stesso Rafa a fare i complimenti, “è vero non ero in condizione – ha detto – ma Juan Carlos si merita questo successo perché è un grande giocatore e una bravissima persona”.Mai aveva perso all’ombra del Cupolone il Cannibale: tre successi di fila e tanti erano pronti a giocarsi una mano sul poker targato 2008.
Invece il break decisivo arriva già nel primo set, sul 5-5 pari, e Ferrero incassa. Ma ancora non tutti credono che l’impossibile possa diventare realtà. Poi un altro break in avvio di secondo parziale, e un altro ancora: ci cominciano a credere tutti. Sul 4-1 per Ferrero, il medico Atp scende in campo a tentare una medicazione che abbia del magico, ma non c’è pozione che tenga e il Foro perde il suo grande matador. 7-5 6-1 per l’altro ex-grande di Spagna. Sembra un sogno, o un incubo, ma è tutto vero.
“E’ da domenica notte che ho questo problema, ho provato ad alzarmi e non sono riuscito neanche a metter il piede giù dal letto – ha detto senza perdere un sorriso tirato in conferenza stampa – mi sono allenato poco e male, non si può preparare un torneo in questo modo. E non si può pensare di battere un giocatore come Ferrero in queste condizioni”.
Di cose di cui scrivere e parlare, Rafa ne ha date a sufficienza per emulare la Treccani. Due perle su tutte: “Parlare con Etienne De Villiers (Chairman Atp)di questo calendario impossibile? Inutile. Trovo stupido combattere una battaglia che sai già di aver perso in partenza. E comunque non mi piace fare questi discorsi quando perdo, sembra che stia cercando delle scuse. Certe cose le ho dette e le dirò di nuovo quando vinco”. E ancora “Come mi sento ora che ho perso sulla terra? So quant’è difficile vincere tanti match di fila su questa superficie e quindi sono sempre stato pronto a momenti come questo”.

MA COME GIOCA BOLELLI! – Non che sia la grande notizia dell’ultim’ora, anzi. Che Simone Bolelli
stesse esprimendo un gran tennis lo si sapeva già da tempo, già dai due match persi ma giocati alla pari contro Nikolay Davydenko (n.4 Atp) a Miami e a Monte Carlo. Il percorso di crescita era ben evidente. Ma oggi, sul campo numero 1 del Foro Italico, si è fatto vedere per quello che è: un giocatore di quelli forti forti. Dopo la lezione impartita nella sessione serale di martedì al francese Olivier Patience, è toccato all’altro galletto Gilles Simon (n. 34) saggiare la potenza e il tocco, ben equilibrati e ben mischiati, di un SuperBol sempre più sicuro di sé.
“La sentivo dentro di me questa sicurezza, anche quando mi è capitato di annullare qualche palla break l’ho sempre fatto in modo molto rilassato, stress poco o niente”.
E così i quattromila che hanno affollato il Centralino hanno potuto vedere con i proprio occhi le accelerazioni dell’allievo di coach Pistolesi, ascoltare con le proprie orecchie il rumore delle sue corde capaci di picchiar duro quando necessario e di accarezzare quando vuole. “Oggi ho usato bene anche la “smorza”, anche se un pelino tardi… dovevo cominciare prima”. Bravo anche nel trovarsi un difetto, oggi che proprio sarebbe stato come cercare il proverbiale ago nel pagliaio. Anche perché Simon, gran bel giocatore ancorché ignoto a molti e sottovalutato da quei pochi che lo conoscono, ha fatto il suo e lo ha fatto bene seppur un po’ stanco dopo i tre set conclusi dopo le 23 di ieri contro il connazionale Jo-Wilfried Tsonga.
Ha corso comunque Simon, ha rimandato di là tutto quello che poteva e ha fatto viaggiare la palla come di consueto. Solo che a questo emiliano di 23 anni (da compiere l’8 ottobre) oggi non c’era modo di tener botta. Due break, uno per set, sempre a metà parziale, e doppio 6-4. Il pubblico del Foro l’ha subito eletto idolo, tifo da stadio in un campo che traboccava di anime e che non è riuscito ad accoglierne moltissime altre: si parla di quasi un migliaio di scontenti (eufemismo) rimasti fuori con biglietto alla mano. Tutti pronti a tifare per lui, a sostenerlo e a incoraggiarlo. “Mi fa davvero piacere – ha detto Simone in conferenza stampa – l’aiuto del pubblico mi carica molto”. Aiuto che, a Roma, non hanno mai negato a nessun azzurro (vedi il Volandri 2007) e che la città promette anche per il turno successivo, quello degli ottavi di finale contro Andy Roddick
. L’americano a Roma non è mai andato oltre i quarti di finale (nel 2006 ha perso contro Gael Monfils) e non ha certo nella terra battuta il suo punto di forza. “Però servirà sempre a 220 km orari, una delle chiavi per portare a casa ilo match sarà proprio come riuscirò a rispondere”. Queste le previsioni del nostro.

MERCOLEDI’ GRASSO – Prima della grande prova di Bolelli, avevamo dovuto incassare la sconfitta di Andreas Seppi contro James Blake in un match oggettivamente brutto, senza scossoni e messa in scena da due interpreti fuori sceneggiatura: la terra rossa proprio non appartiene a entrambi, non certo allo statunitense, non ancora al nostro. Tanti, troppi errori da entrambe le parti, un pessimo tie-break che ha portato avanti l’americano e un secondo set più agile nelle mani di Andreas che però ha lasciato via libera nel terzo e decisivo parziale, dopo un rocambolesco break subito sull’1-2.
Prima di Seppi si registravano l’uscita di scena di David Nalbandian sotto i “frulloni” violenti di Nicolas Almagro in apertura di programma e l’esordio di Novak Djokovic che ha faticato solo per un set contro il belga Steve Darcis; un’altra testa di serie, la quinta di giornata, a lasciare la scena è lo scozzese Andy Murray, battuto 6-2 7-6 da Stanislas Wawrinka. Insomma, è successo di tutto di più.
A conclusione di un mercoledì lunghissimo, in notturna, scendono in campo Potito Starace e il croato Ivo Karlovic, 208 cm, n.22 Atp, servizio devastante. Il primo set vola via così, a causa di un break al quarto gioco cui proprio non si può porre rimedio. Troppo forti le bordate al servizio: 6-4 in favore del croato. Quando, per lo stesso motivo, anche il secondo set, e con lui il match, sembravano svaniti, ecco che Poto ti piazza la zampata d’orgoglio, comincia a incocciare la risposta, recupera il break e in 57 minuti si trascina e vince il tie- break. Mentre dall’Olimpico arrivano i cori dei tifosi dell’Inter, in vantaggio sulla Lazio nella semifinale di Coppa Italia, anche al Foro Italico uno a uno e palla al centro. Dopo una lunga discussione a inizio set per una presunta chiamata “out” giunta prima o dopo l’esecuzione del colpo, il terzo e decisivo parziale è andato avanti seguendo i turni di servizio e con qualche discussione di troppo da parte del croato (che non si è fatto molti amici a Roma). Tutto da decidersi al tie-break dopo tre match point annullati da Poto sul 5-6. Alla fine il gioco decisivo ha detto Croazia, peccato. “Quando servivo io riuscivo anche a giocarmela. Quando serviva lui, beh, era un casino”…
Salto indietro, altra notizia del giorno, a metà pomeriggio viene indetta di sorpresa una conferenza stampa straordinaria. Filippo Volandri ha da dare alcuni aggiornamenti sullo stato del suo ginocchio. “Dopo aver effettuato ulteriori esami, purtroppo devo constatare che la situazione è peggiore di quanto mi aspettassi. Gli esami hanno evidenziato un mancamento della parte ossea su cui la cartilagine dovrebbe poggiare”. Non buone notizie dunque. “Ho tre possibilità che devo valutare. Posso continuare a giocare facendo costantemente fisioterapia e sperare che questa lenisca il dolore. Posso fermarmi per un lungo periodo e aspettare che il dolore se ne vada. O, infine, posso sottopormi a un trapianto osseo e cartilagineo. Un intervento che mi terrebbe fuori almeno sei mesi e che non garantisce nulla. Adesso – prosegue – proverò la strada della fisioterapia provando a giocare ad Amburgo e al Roland Garros, poi vedremo…”. Oltre ai concetti espressi, anche il tono della esprimeva non ha lasciato intendere nulla di buono. Incrociamo le dita…

VARIE ED EVENTUALI – Facciamo così, andate di là, prendete un caffè e poi tornate perché, per la gioia dei vostri occhi rossi e lacrimanti davanti al monitor, non è ancora finito il resoconto di questa infinita ma splendida giornata romana. Val la pena di continuare con qualche piccolo aneddoto…
“Farina? Non puoi entrare!” C’era talmente tanta gente al Foro Italico che i problemi si sono verificati già dalla mattina presto quando si sono formate delle code lunghissime fuori dal Centrale e gli animi si sono scaldati di ora in ora di pari passo con il clima: “qui con questo biglietto non si può passare, vada di là”, “no, ho pagato e voglio entrare qui”. Insomma, un gran bel caos. Ma la scena più “bella” si è vista all’ingresso stampa del campo 1 a fine primo set del match Bolelli-Simon. Press box (decisamente piccolo, una dozzina di posti a sedere) pieno a dismisura, gente (chi scrive compreso) seduto sugli scalini, addetti al controllo in crisi. In questo scenario si presenta Silvia Farina con il marito Francesco Elia, ovviamente non riconosciuta. “Mi spiace ma non può entrare, è tutto pieno”, si vede sbattuto in faccia. Da un lato della tribuna parte un consiglio “ma lei è una giocatrice, falla passare”. E allora l’addetta, Stefania, comunque bravissima ma sprovvista di bacchetta magica per creare un posto per tutti, un po’ ingenuamente la butta lì… “ma lei è davvero una giocatrice?”. Risposta… “No… cioè, ex!”.
“Nadal in conferenza stampa tra… Adesso!!” Premessa: sala stampa e sala conferenze sono vicine come Sesto San Giovanni e Civitavecchia. Per arrivare dalla prima alla seconda bisogna nell’ordine: passare un corridoio infinito, scalare una scalinata dal numero di gradini in doppia cifra, raggiungere la zona stand, immettersi nel villaggio Vip, attraversarlo completamente, mostrare il pass e, dopo altri cinque gradini aggiuntivi, finalmente ci sei. Ora, com’è possibile che Mahut in conferenza stampa venga annunciato con tre quarti d’ora d’anticipo e Nadal con 3 secondi? Comunque sia, tutti trafelati alla ricerca di taccuini e penne si parte alla rincorsa della prima battuta del campione sconfitto. Tra la folla incredula che si vede arrivar contro un’orda di persone che punta al traguardo neanche fosse alla StraMilano. Anzi, più che la StraMilano sembrava la processione dell’Addolorata. In ogni caso, come dice il saggio, fare i giornalisti è sempre meglio che lavorare. Dunque, va bene così.