Il pubblico sugli spalti è un vero e proprio fattore a Roma quando in campo ci sono i tennisti di casa: la vittoria di Berrettini è stata segnata, anche, dal tifo che veniva dagli spalti del Centrale

Foto di Felice Calabrò

In quanto sport singolo, il tennis mette a nudo aspetti caratteriali che non consentono finzioni. È alla luce di questo che tra atleta e folla scatta quel viavai di emozioni noto col nome accademico di osmosi. Un fluido etereo nel quale scorre la qualità più che la quantità delle emozioni, qualcosa che va oltre il tifo nudo e crudo per raggiungere punte elevate di affetto se non di vero amore. Accadeva ai tempi di Panatta sul glorioso Pallacorda è accaduto oggi a Matteo Berrettini sul grande centrale del Foro. A scaldare la folla , questa volta , è stata la sincera sofferenza dell’eroe nostrano nel risolvere a proprio favore il match d’esordio agli Internazionali di Roma contro il britannico Jacob Fearnley. E il tributo altrettanto genuino del pubblico non s’è fatto attendere. Non so se il bel Matteo l’avrebbe spuntata se la stessa partita si fosse giocata a New York piuttosto che a Tokyo.
Ma tutto è avvenuto in terra capitolina cosicché quando Jacob Fearnley s’è issato pericolosamente a 5/2 nel secondo, l’ex top ten ha chiamato tutti a raccolta lasciandosi trasportare con impeto verso la vittoria del set e dell’intero incontro.

Ora, pensando all’immediato futuro, c’è da chiedersi se l’amore del pubblico sarà sufficiente per avere ragione del tostissimo Casper Ruud e se le grida amiche degli aficionados basteranno a renderlo più veloce in campo e a dare al rovescio maggiore spinta. Ma soprattutto se l’amore di Roma lo solleverà finalmente da quegli acciacchi che ne hanno martoriato la pur splendida carriera.