La prima settimana del Roland Garros ha messo in luce il talento di Henrique Rocha e Lois Boisson

Foto di Ray Giubilo

PARIGI – Grandi numeri avanzano al terzo turno di Parigi: il portoghese Henrique Rocha, 200º nel ranking Atp, 21 anni compiuti da poco, ha ribaltato il ben più celebre Mensik (19º) rimontando uno svantaggio di due set, mentre Lois Boisson, classe 2003, addirittura numero 361 del ranking Wta (che sul suo sito ufficiale non ha neanche una foto della ragazza di Digione) ha travolto l’ucraina Kalinina (113) dopo aver già battuto Mertens, testa di serie numero 24.

Rocha vanta una vittoria su Ruud in Coppa Davis, nel 2024, ma quest’anno non aveva ancora combinato granché. Battuto da Gigante nelle qualificazioni degli Open d’Australia, a Parigi era arrivato reduce da una serie di sette sconfitte al primo turno negli ultimi otto tornei (tutti Challenger) disputati. Appassionato di ciclismo, trasferitosi a 15 anni dalla natia Porto per allenarsi nel centro federale di Lisbona, al Roland Garros ha superato le qualificazioni e poi – da debuttante in tabellone in un torneo dello Slam – ha vinto due battaglie al quinto set, contro Basilashvili e appunto Mensik. E’ allenato da Antonio Machado e dall’ex numero 99 del ranking Pedro Sousa, ritiratosi nello scorso inverno. Giocatore potente, gran dritto e rovescio a due mani, Henrique ha impressionato per come è riuscito a rovesciare il match con Mensik. «Nei primi due set lui mi ha travolto, ma io non ho mai mollato ed ho cominciato servire molto meglio, ad essere più aggressivo – le sue parole – essere al terzo turno con Nuno (Borges, nda) è un premio al nostro lavoro e a quello della federazione portoghese». Nella classifica live è già salito sul 146º gradino (suo best ranking), ora lo aspetta Bublik, anche lui vincitore in rimonta contro De Minaur.

Un anno fa, di questi tempi, Lois Boisson era 152ª del mondo (è già risalita al numero 242) prima di precipitare in classifica a causa della rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, avvenuta a due settimane dal suo debutto al Roland Garros. Fuori gioco per nove mesi, è rientrata con un tatuaggio sulla spalla, “resilienza”, riprendendo a lavorare con instancabile dedizione. «Non conosco cosa voglia dire vacanza – disse una volta – per me un giorno libero è un giorno perso». Imbattuta da sette partite – prima del Roland Garros ha vinto l’Itf di Saint-Gaudens – e beneficiata di una wild card, a forza di colpi vincenti (30 solo oggi) e palle corte sta provando a riguadagnare il tempo perduto. «Nei mesi dell’infortunio non ero nemmeno sicura di poter un giorno giocare al Roland Garros, avere già passato due turni è davvero una bella sensazione. Sapevo di poter giocare a buoni livelli, mi sto godendo il torneo giorno dopo giorno». Domani sarà derby con l’amica Jacquemot, in palio un posto negli ottavi di finale. Un buon ricostituente per il tanto vituperato tennis femminile francese.