Dopo il trasferimento della famiglia Djokovic a Glyfada, si è tanto speculato sulle motivazioni. Cerchiamo di fare chiarezza

E ora chiamatelo Nolakis. Novak Djokovic, patriota e nomade, dopo gli anni passati fra Monte-Carlo e Marbella si è trasferito da qualche settimana in Grecia, per la precisione a Glyfada, sulla costa dell’Egeo a sud di Atene. E, come ha chiarito quando gli è stato chiesto se il nuovo domicilio fosse permanente, non si tratta di una vacanza. In Grecia il Djoker è approdato ‘per restarci’. A confermarlo è la complessità dell’operazione. Djokovic infatti ha prima traslocato l’Atp 250 di famiglia da Belgrado ad Atene (dove si giocherà indoor dal 2 all’8 novembre all’OAKA Basketball Arena) poi ha sistemato la famiglia, iscrivendo i suoi due figli, l’11enne Stefan e Tara, di 8 anni, all’esclusivo Saint Lawrence College, una scuola inglese la cui retta si può permettere solo chi ha entrate da high-society. Di più: per il momento è stato avvistato mentre si allenava al Kavouri Club, ma già reso pubblica l’intenzione di aprire in Grecia una sua academy. Dietro questo trasloco abbastanza clamoroso, per un campione dello sport che si è sempre dimostrato molto attaccato al suo Paese, ci sono ragioni sia politiche sia economiche.
Partiamo da quelle politiche. In passato Nole è stato molto vicino al presidente serbo Alexander Vukic, che ha iniziato la sua carriera politica nell’SRS, il partito radicale serbo, nazionalista e di estrema destra. Vukic durante la guerra del Kosovo ha fatto parte del governo di Mirko Marjanovic, distinguendosi per posizioni e affermazioni assai discutibili, che ha poi in parte abbandonato, passando all’opposizione e mettendosi alla testa del Partito Progressista Serbo. Vukic oggi all’estero si dichiara liberale ed europeista, e di fatto ha chiesto l’ingresso della Serbia nell’UE, ma di fatto mantiene posizioni ultranazionaliste e ha imposto all’interno una svolta autoritaria dopo la sua elezione a Presidente nel 2017.
Da qui la nascita di una forte contestazione popolare, specie da parte degli studenti, che ha portato a disordini e violente manifestazioni di piazza. Djokovic, un eroe non solo sportivo in Serbia, molto orgoglioso della sua popolarità trasversale, a questo punto ha ‘abbandonato’ il presidente, appoggiando più volte e apertamente la protesta. L’ex amico Vukic, che solo l’anno scorso aveva annunciato l’apertura di un museo dedicato a Djokovic a Belgrado in occasione dell’expo del 2027, lo ha definito a sua volta apertamente ‘traditore’.
Ma il Djoker, come si sa, non è tipo capace di farsi intimidire e ha tenuto la linea, cavalcando le accuse di corruzione e autoritarismo del presidente e schierandosi a fianco di altri personaggi di grande fama in Serbia come il regista Emir Kusturica e il ct della nazionale di basket Zelimir Obradovic. Nel marzo scorso, ad esempio, ha postato sul suo Instagram immagini di una manifestazione anti-Vukic che ha portato in strada 300 mila persone a Belgrado, definendo l’avvenimento ’Storico e meraviglioso’ e indossando una felpa con la scritta ‘Students are champions’ .
Il trasloco in Grecia è l’ultima forma di protesta di un campione dello sport che per molti osservatori da tempo sta pensando ad un futuro in politica. Già dieci anni fa circolava notizia di un sondaggio secondo il quale oltre il 90 per cento dei votanti serbi avrebbe votato Djokovic come futuro presidente della Repubblica. Non sarebbe certo un caso isolato: dall’ex culturista Arnold Schwarzenegger trasformatosi in governatore della California all’ex milanista George Weah presidente della Liberia; dall’altro rossonero Kaka Kaladze sindaco di Tiblisi al suo collega del Manchester City Mikheil Kavelashvili diventato presidente della Georgia; dall’ex star del cricket Imran Kahn eletto presidente del Pakistan all’ex campione di pugilato Vitaly Klitschko oggi sindaco di Kiev. E la lista potrebbe continuare.
Nole, lui, ha sempre smentito. Ma ora che a 38 anni suonati la fine della carriera tennistica si avvicina, la tentazione di scendere in campo con un altro ruolo potrebbe presentarsi in maniera più concreta. Il carisma certo non gli manca, e le sue idee possono attrarre un elettorato variegato che va dall’estrema destra (in passato Nole suo padre Srdjan sono stati criticati se non per l’amicizia, per la vicinanza a personaggi compromessi con il governo Milosevic e con la ‘Tigre’ Arkan), ai fautori della Grande Serbia (Nole ha sempre sostenuto, soprattutto in patria, che il Kosovo fa parte della Serbia) ad una parte più ‘progressista’ che fa riferimento ai tempi di Tito. Djokovic non ha infatti mai nascosto la sua nostalgia per l’ex Jugoslavia, e del resto ha avuto per anni un coach croato – Goran Ivanisevic – alla faccia dei più integralisti fra i nazionalisti Serbi. Di sicuro le sue convinzioni molto discutibili sul piano scientifico, il suo scetticismo sui vaccini e certe sue fascinazioni ‘esoteriche’ (vedi la teoria delle Piramidi bosniache sostenuta da Semir Osmanagic) gli hanno procurato simpatie in settori anti-sistema.
Accanto allo scenario politico c’è però quello economico. Secondo alcune fonti greche Djokovic, che dopo alcune visite nel suo nuovo paese ha stretto amicizia con il presidente della Grecia Kyriakos Mitsotakis, starebbe per iscriversi al programma denominato ‘Golden Visa’, che garantisce una residenza permanente del Paese in cambio di investimenti. Ed ecco che l’ipotesi di aprire una – o più – academy nel paese diventa funzionale alla nuova vita del Cannibale.
Le prospettive elleniche per i Djokovic insomma sono più che attraenti: la Grecia è economicamente in forte risalita, e Glyfada è famosa tanto per la sua cattedrale ortodossa di San Costantino ed Elena – tutti conosciamo il legame quasi mistico fra Novak e la chiesa ortodossa… – quanto per le sue spiagge esclusive, il clima mite e l’elegante movida che popola i suoi ristoranti e cocktail bar. Un ambiente ideale per concludere la carriera senza esporsi agli attacchi che potrebbe ricevere in patria, ma con tutta la libertà di esprimere il proprio pensiero.
In attesa, chi lo sa, di scambiare il sogno di un 25esimo Slam con l’ambizione di diventare non solo l’eroe, ma il leader politico della sua Serbia.

