L’idolo di casa proverà a compiere l’impresa del torneo contro il due volte campione uscente, che ha già perso quattro set finora

Foto di Ray Giubilo

LONDRA – Draper e Boulter hanno tradito, Raducanu ha raccolto applausi e poco più, Kartal ha reso al massimo delle sue possibilità ma non è bastato. La Gran Bretagna si stringe quindi attorno a Cameron Norrie, mancino dal gran drittone, 30 anni il prossimo 23 agosto, vincitore a Londra di Bautista Augut, Tiafoe, Bellucci e domenica di Jarry, in un match durato 4 ore e 27 minuti. Questo simpatico ragazzone, nato in Sudafrica da padre scozzese e madre gallese, entrambi microbiologi, che ha vissuto a lungo in Nuova Zelanda e che solo nel 2013 ha scelto di rappresentare la Gran Bretagna, vuole provare a ripetere l’exploit del 2022, quando raggiunse qui le semifinali, perdendo in quattro set contro Djokovic. Un ottimo giocatore, che è salito tre anni fa all’ottavo gradino della classifica, ma poco “glamorous”, che raramente conquista titoli sui giornali.

Un antipersonaggio, difficile però da affrontare quando è in forma, come ha confermato lo stesso Alcaraz, suo avversario nei quarti di finale. «Una partita contro Cam è sempre molto, molto impegnativa – ha dichiarato Carlitos – le nostre sono state sempre grandi battaglie. Sono sincero, non mi piace giocarci contro, per me è quasi un incubo. E poi avrà tutto il pubblico del Centrale schierato a suo favore, è chiaro». Queste parole, pronunciate da chi ha vinto le ultime due edizioni di Wimbledon ed è imbattuto da 22 incontri, suonano un tantino esagerate, se rapportate alla posizione numero 61 di Norrie in classifica, che grazie ai quarti di finale già assicurati scalerà comunque una quindicina di posti. Però è anche vero che nei sei precedenti Alcaraz è in vantaggio con un poco rassicurante 4-2, con Norrie che si è imposto nell’ultimo incrocio, la finale di Rio de Janeiro del 2023, su terra battuta. «Non sono sorpreso di trovarlo così avanti nel torneo, so quanto lavora – ha aggiunto Alcaraz – quando ha perso al Queen’s, qualche settimana fa, si è allenato la mattina, il pomeriggio e la sera, ogni giorno. Lo so perché ì’ho visto in azione…».

In effetti la dedizione di Norrie per il lavoro è proverbiale. Si racconta che, quando frequentava il college a Fort Worth, in Texas, non smetteva mai di allenarsi. Dopo sei giorni di dure fatiche gli proposero di saltarne uno per riposarsi, per poi scoprire che Cameron si era iscritto a una corsa sui dieci chilometri, vincendola. E partecipare a una maratona è effettivamente uno dei suoi sogni ancora non realizzati. «Battere Jarry è stata un’impresa davvero dura – ha detto Norrie – affrontare Carlos sarà ancora più difficile. Ma io sono pronto». E anche i quindicimila del Centrale, immaginiamo.