La presenza del presidente degli Stati Uniti non è passata certamente inosservata nella serata dell’Arthur Ashe, con commenti e sentimenti contrastanti da parte dei presenti

Foto di Ray Giubilo

L’inizio della finale degli US Open 2025 che vedeva protagonisti Jannik Sinner e Carlos Alcaraz è stata posticipata di circa 45 minuti, un evento che si verifica di rado per l’ultimo atto di un grande torneo. La causa sono stati i numerosi e più severi controlli messi in campo all’ingresso dell’Arthur Ashe, vista la presenza sugli spalti del presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump. Nonostante l’inizio posticipato, quando si è disputato il primo quindici gli spalti erano ancora per metà vuoti, con moltissimi spettatori paganti ancora impegnati a superare i controlli e che sono entrati solamente quando il primo set era già terminato. L’organizzazione del torneo ha subito numerose critiche, anche da parte di personalità illustri come la diciotto volte campionessa Slam Martina Navratilova, che si è espressa nel merito piuttosto duramente. “È assolutamente folle che la finale venga posticipata per questo motivo. La gente ha pagato migliaia di dollari per questi biglietti. Era mezzo vuoto alla partenza. Normalmente, questo posto sarebbe pieno di gente“.

In effetti il rapporto tra Donald Trump e Flushing Meadows non è mai stato dei migliori, con l’attuale presidente degli USA che era già stato presente sugli spalti dell’Arthur Ashe dieci anni fa, e all’epoca era stato fortemente contestato. La stessa cosa è accaduta ieri durante l’esecuzione dell’inno americano, con numerosi fischi che coloro che erano riusciti già a entrare hanno rivolto a Trump. A far notare l’episodio è stata anche Laura Robson, ex giocatrice di tennis e opinionista per conto di Sky, nonostante l’USTA alla vigilia della finale avesse invitato i media dall’astenersi di commentare eventuali rimostranze verso il presidente degli Stati Uniti. “Hanno appena mostrato Trump sul grande schermo, un sacco di fischi”, queste le parole di Robson durante la telecronaca dell’evento, parole che non avranno sicuramente fatto piacere agli organizzatori del torneo e allo stesso Trump.