Il carrarino controlla nel primo turno con Virtanen e parla dell’esperienza del Foro Italico: tra pregi e difetti

ROMA – «Questo torneo ti regala molto, in termini di calore, di felicità pura. Però ti toglie tante energie, troppe. La cosa davvero più complicata, poi, è gestire tutto quello che precede la partita. Roma è una città straordinaria, bellissima, però bisogna anche tener conto della sua confusione, è necessario essere bravi nel gestire l’ambiente, avere ordine anche fuori dal campo…». Lorenzo Musetti ha debuttato nella sua prima settimana da Top Ten («non posso dire che sia cambiato qualcosa per me, entrare tra i primi dieci della classifica era un obiettivo che inseguivo da tempo ma so bene che devo confermarlo partita dopo partita») con una bella vittoria sul finlandese Virtanen. Domenica affronterà lo statunitense Nakashima (1-1 i confronti diretti) che oggi ha usufruito del ritiro per infortunio dell’australiano Thompson. «Un anno fa – spiega il numero 9 del mondo – mi sono dovuto ritirare subito per un malanno (contro il francese Atmane, nda) e oggi sono entrato in campo un po’ teso e con tante aspettative da parte di tutti. All’inizio mi sentivo molto contratto, la partita non era semplice ma ne sono uscito bene, giocando in modo solido. La superficie mi aiuta, sulla terra mi muovo molto bene, ho lavorato tanto fisicamente. Mi sento migliorato dal lato del dritto, sono felice di quello che sto facendo, vivo il momento migliore della mia carriera»
A Roma i campi sono stati spesso criticati. Oggi Rune, che giocava nella Supertennis Arena ha avuto qualcosa da ridire, Musetti cosa ne pensa? «Quest’anno i campi mi sembrano molto lenti, ho l’impressione che ci sia tanta terra, le palline si gonfiano velocemente. Il paragone con i tornei precedenti? A Madrid le condizioni sono particolari, il rimbalzo è molto alto, non è facile difendersi. Monte Carlo invece offre a mio parere la migliore superficie, soprattutto sul campo Centrale, difficile trovare un brutto rimbalzo. Ma sono convinto di poter fare bene anche a Roma». Un pensiero gentile per Fabio Fognini («lo ringrazierò sempre per l’amicizia e l’aiuto che mi ha regalato nei primi anni di carriera, per me è stato come un padre tennistico»), infine il ricordo di quella sfida di sei anni fa nelle prequalificazioni del Foro Italico contro un certo Jannik Sinner. «Mi ricordo, persi dopo avere avuto un match point. Ogni tanto mi capita di vedere qualche frammento della gara, è bello pensare a quello che siamo diventati. Il ritorno di Jannik? Personalmente mi cambia poco, abbiamo vite separate. Io mi sento più sensibile sul piano emotivo e della pressione, lui ha dimostrato di essere più freddo in campo, è bravo a gestire le emozioni, ha superato una situazione molto difficile ottenendo i migliori risultati della carriera. Il suo rientro è importante per tutto il movimento, non credo che levi spazio a nessuno».