
Fra le tante colpe disseminate in un match da dimenticare in fretta, Zverev ne ha un paio importanti nel secondo set. La prima è non aver ammazzato la partita sul 6-3 4-1 e 0-30, quando una comoda smorzata gli avrebbe dato tre chance per il doppio break, con Tsitsipas ormai sotto la doccia. Invece l’ha messa in rete e ha restituito un pizzico di fiducia al rivale, che gliel’ha fatta pagare quando “Sascha” si è trovato a servire per il match. Stefanos ha chiesto un aiuto all’estro, ha tirato fuori il miglior game della sua partita e si è rifatto sotto, iniziando a colpire con una sicurezza mai vista fino a quel momento. Ha cercato di variare quel tanto che è bastato per mandare in tilt il tennis schematico di Zverev, che da fondo sarà un gran picchiatore, ma quando mette i piedi dentro al campo combina ancora troppi pasticci. È andata a finire che il set l’ha perso in un tie-break thriller da 24 punti, davvero in bilico sino all’ultimo punto, con tanti errori da entrambe le parti. Stefanos ha cancellato due match-point, il primo con un gran rovescio lungolinea dopo uno scambio che li ha visti esplorare ogni angolo del campo, e al quinto set-point è finalmente riuscito a portare la partita al terzo set, con tanto di racchetta disintegrata da Zverev, a simboleggiare tutta la frustrazione per una partita che doveva essere già finita da un pezzo. Invece è andata avanti e per lui sono arrivati tanti altri dispiaceri, perfetti per evidenziare i suoi problemi nella gestione delle partite. Basta vedere il conto delle palle-break: nel terzo set ne ha avute a disposizione otto e ne ha sfruttata una sola sul 2-2, per poi restituire il break a zero nel gioco seguente, mentre Tsitsipas ne ha avute due e le ha convertite entrambe, addirittura quattro su quattro nelle 2 ore e 27 minuti di partita.

La forza di Tsitsipas è stata quella di rimanere attaccato al match con tutte le sue forze, anche quando ormai era ciondolante, a corto di energie. Ci ha provato comunque, sperando che arrivasse una chance, che Zverev gli ha confezionato con le sue mani con un decimo game terribile, nel quale salito 30-0 con grande facilità ma poi ha smarrito la bussola, perdendo completamente misure e lucidità. Lo testimoniano gli ultimi tre punti della partita, da film horror: sul 30-15 un suo diritto caduto chiaramente sulla riga è stato chiamato out, ma preso dalla frenesia il tedesco non ha pensato nemmeno di chiamare occhio di falco; sul 30-30 ha seguito a rete il servizio (una delle primissime volte nella partita) spedendo abbondantemente lunga una volèe bassa tutt’altro che impossibile, e sul 30-40 ha commesso un doppio fallo di un metro, salutando il torneo nel peggior modo possibile. Un crollo quasi inspiegabile che non dovrebbe appartenere a un giocatore del suo calibro, e che invece non capita oggi per la prima volta. Resta l’attenuante dell’età, ma i mesi passano e da dietro i concorrenti della Next Gen iniziano a farsi vedere sempre più spesso. Grazie alla semifinale, infatti, Tsitsipas – che nei Masters 1000 non era mai arrivato nemmeno agli ottavi – entrerà fra i primi 20 del ranking ATP, salendo al numero 18, oltre settanta posizioni più in alto rispetto a inizio stagione. La top-3 di Zverev è ancora lontano anni luce, e mentre lui si preparerà di nuovo per giocare le ATP Finals dei grandi il greco sarà fra i protagonisti delle Next Gen Finals di Milano, dove lo scorso anno era presente solo come riserva, ma la partita di oggi profuma di avvertimento. “Sascha” sembra essersi un po’ fermato, e gli altri non hanno intenzione di restare a guardare.
MASTERS 1000 TORONTO – Quarti di finale
Stefanos Tsitsipas (GRE) b. Alexander Zverev (GER) 3-6 7-6 6-4
Kevin Anderson (RSA) b. Grigor Dimitrov (BUL) 6-2 6-2
