Il nostro biblista analizza una delle qualità che rendono unico Jannik Sinner, il suo atteggiamento in campo. Così diverso dagli altri, così uguale in ogni circostanza. Anche quando il tifo è dichiaratamente contro…

foto Ray Giubilo
Per una volta mi sia concesso di uscire dalla Bibbia, per un’incursione nei territori della filosofia antica. Mi è venuto spontaneo pensarlo ieri sera, osservando con stupore e ammirazione somma l’atteggiamento in campo di Jan (23 anni) contro Nole (38).
Breve riassunto, per chi si fosse perso lo spettacolo. Campo Philippe Chatrier, Parigi, semifinale del Roland Garros. Circa 15.000 persone, tra francesi (non propensi a tifare per un italiano, diciamo così…), serbi e altri che sostengono Djokovic, sperando di vederlo vincere domani lo Slam numero 25. Ma non solo tifano per Nole, lecitamente, tifano anche contro (forse come qualcuno sabato scorso in occasione di un evento calcistico?), esultando agli errori di Sinner e ritardando con schiamazzi i suoi turni di battuta. La vecchia volpe serba, grande campione che sa però che oggi la volpe rossa è più veloce e forte di lui, ci mette del suo: aizza a tratti la folla, incredulo di vederla così compatta dalla sua parte – come quasi mai in carriera, salvo forse, ad alti livelli, nella finale persa degli US Open 2021, quella del Grande Slam sfumato –, e mette in piedi qualche siparietto di protesta verso l’arbitro, tanto per scoraggiare Jan. Che avrebbe tutto il diritto di sbroccare, come moltissimi suoi colleghi, più o meno giovani.
Come reagisce il numero 1 del mondo? Ovviamente vince in tre set, con tenace lotta, neutralizzando contro-break e addirittura annullando all’altro tre pericolosi set point. Alla fine, intervistato in campo, si prende pure il lusso di ringraziare il pubblico. Gli antichi filosofi stoici avrebbero definito il suo atteggiamento apátheia, per loro la virtù somma: “assenza di passioni”, imperturbabilità. Altra cosa dalla nostra apatia, quell’insensibilità, indolenza o indifferenza che ci fa sentire giù di corda, con l’umore sotto i tacchi. Ma lasciamoci spiegare la radice dell’apátheia dal grande Epitteto (50-130 d.C.), che in mezzo alle traversie della sua vita iniziata come schiavo, tra esili e molto altro, ci ha lasciato un aureo Manuale, sintesi del suo pensiero.
Scrive il filosofo: “Tra le cose che esistono, le une dipendono da noi, le altre non dipendono da noi. Dipendono da noi: giudizio di valore, impulso ad agire, desiderio, avversione, e in una parola, quelli che sono propriamente fatti nostri. Non dipendono da noi il corpo, i nostri possedimenti, le opinioni che gli altri hanno di noi, e, in una parola quelli che non sono propriamente fatti nostri”. Ancora: “Esèrcitati ad aggiungere subito a ogni rappresentazione dolorosa: ‘Sei soltanto una rappresentazione, non sei affatto ciò che rappresenti’. Poi esaminala e mettila alla prova con l’aiuto delle regole a tua disposizione, in primo luogo e soprattutto di questa: è tra le cose che dipendono da me o no? Nel secondo caso, sappi che non ti riguarda”. E infine: “Ciò che turba gli uomini non sono le cose, ma i giudizi che essi formulano su di esse”.
Grande mental coach, Epitteto! Anche Jan il rosso ne avrà certamente uno che, unito alla sua educazione e alle esperienze fatte fin da piccolo, lo porta a dire nelle interviste: “Mi concentro solo su ciò che posso controllare”, con annesse nevrosi tipiche dei tennisti – per esempio, 7 rimbalzi a terra della pallina al primo servizio, 5 al secondo –, “tutto è così mutevole nel tennis! Basta un errore, e il match gira…”. Davvero ammirevole il suo atteggiamento, che nel peggiore dei casi, in mezzo alla tormenta esterna, lo porta a corrucciare leggermente il volto, con una lieve espressione di disappunto sulle labbra un po’ ricurve e nel naso che si increspa. O al massimo con lo sguardo che fulmina qualcuno del suo angolo o del pubblico, concediamoglielo.
Se oggi si riposa, dia un’occhiata al Manuale di Epitteto, e magari ricordi quanto scriveva Paolo di Tarso nella Lettera ai Filippesi: “Ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione. Sono allenato a tutto e per tutto”. Domani gli servirà, contro Carlos il terribile…