Il tennista ceco approda nei quarti di finale degli US Open grazie alla vittoria in quattro set su Mannarino: ora la sfida ad Alcaraz, per provare il colpaccio

NEW YORK – Con quella faccia un po’ così, glabra e con la mascella squadrata, il taglio corto dei capelli e i muscoli soffocati a stento dalla maglietta, Jiri Lehecka somiglia davvero al Terminator di certi film di fantascienza. «Ma io sono un tipo molto divertente – si descrive così il ventitreenne di Mlada Boleslav – fuori dal campo mi piace giocare a carta e dire scemenze in compagnia». Il figlio di due ex atleti – papà nel nuoto e mamma nell’atletica leggera – ha centrato per la seconda volta in carriera, dopo l’Australia del 2023, i quarti di finale in un torneo dello Slam ed è impossibile non ricordare la sprovveduta uscita televisiva di un certo John McEnroe che, parlando dei giocatori battuti da Djokovic nel torneo “Down Under” di due anni fa, se ne uscì con un incauto “Lehecka chi?”, una mancanza di rispetto che in Repubblica Ceca non hanno mai digerito tanto da rinfacciarla a John ad ogni vittoria di Jiri. Allenato da Michal Navratil, Lehecka si dichiara ammiratore di Roger Federer e Leonardo Di Caprio èd è un vero decatleta tanto che le sue altre passioni sportive variano dal ciclismo allo sci, fino all’escursionismo. Tanta versatilità fisica non gli ha però regalato nel tennis quei risultati che sembravano alla sua portata, colpa forse anche di uno stile piuttosto… robotico (solo un caso che la parola “Robot” sia stata utilizzata per la prima volta dallo scrittore ceco Karel Capek?) e alla presenza di una manina non tanto educata. Numero 21 del ranking – ma dovrebbe salire, alla fine del torneo, intorno alla quindicesima posizione – Lehecka vanta due vittorie in torneo (Adelaide 2024 e Brisbane 2025) entrambe ottenute sul cemento, la sua superficie preferita. «Essere tornato nei quarti di finale è una bella sensazione, vuol dire avere lavorato bene in campo – le sue parole dopo la vittoria su Mannarino – soprattutto penso di essere maturato anche come persona. Decisivo è stato l’infortunio alla schiena di un anno fa, io andavo in ospedale per curarmi e vedevo bambini molto piccoli che erano molto, molto malati, ma che si godevano la vita, mentre io mi sentivo come se fosse arrivata la fine del mondo. Questo mi ha fatto pensare. Ho capito che amo vincere, mi sveglio ogni mattina con l’obiettivo di migliorare, ma allo stesso tempo, quando sono in campo, non mi metto sotto pressione più del necessario. Da questo punto di vista sì, qualcosa è cambiato». Nei quarti di finale lo attende Carlos Alcaraz, che finora ha lasciato le briciole agli avversari. Tre i precedenti (due quest’anno) con lo spagnolo che ha vinto due volte sull’erba del Queen’s Club e Lehecka che si è imposto sul cemento a Doha, per 6-4 al terzo set. «Quelle di quest’anno sono state due belle battaglie, chiaramente affrontare Carlos è una delle sfide più difficili nel tennis attuale. È un grande giocatore che ha fatto progressi enormi, si muove molto bene, ha un servizio potente, può fare tutto. Io cercherò di usare le armi che ho a disposizione, quelle che hanno funzionato finora, ben sapendo che contro Carlos non basta giocare un colpo particolare, perché lui sa come reagire. Quindi dovrò giocare forte ed essere concentrato per tutta la partita, sperando che basti…».

