WIMBLEDON – Rafa Nadal si vendica di Rosol nel modo più dolce, con un pizzico di sofferenza. Ha rischiato di andare sotto di due set, ma sarebbe stato disposto a morire sul campo pur di vincere.
Di Riccardo Bisti – 26 giugno 2014
Non si era mai visto Rafael Nadal così felice per un terzo turno Slam. Proprio lui, che di Major ne ha intascati 14 e non vuole fermarsi, era contento come un bambino dopo aver battuto Lukas Rosol. Ma dietro questo match c’era una storia. Una storia vecchia di due anni, che Rafa non aveva mai digerito. Nadal ha perso tante partite: in dieci anni di carriera lo hanno bastonato 136 volte. Alcune sono state molto dolorose, ma poche gli hanno fatto male come quella di due anni fa contro il ceco. Perché la partita si può perdere, ma l’atteggiamento deve essere rispettoso. Gli hanno insegnato questo, e lui esegue. Per questo, non gli era andata giù la batosta di Parigi contro Robin Soderling e quella contro Rosol di due anni fa. Il loro linguaggio del corpo era cattivo, presuntuoso, come se si sentissero “giustizieri” in nome di chissà cosa. Dopo l’ace vincente di due anni fa, Rosol lanciò la sua racchetta in direzione di Nadal, colpendo la rete di metà campo. C’è modo e modo di vincere una partita, di punire un campione. Nadal, esempio di modestia (a volte troppo, quasi da sembrare finto) non accetta certi atteggiamenti. Per questo è sceso in campo più motivato che mai contro un avversario che ha provato a fermare il tempo. E per un paio di set c’è riuscito. A suon di servizi e dritti vincenti ha messo Rafa in un angolo, esaltando ed esaltandosi. Rafa non aveva tempo per organizzare il bombardamento ed era sempre in difesa. Tirava il rovescio in slice, mentre il dritto non superava quasi mai la metà campo. Su certe palle, Rosol va a nozze. E i fantasmi del 2012, di quella strana notte di pioggia, in cui 43 minuti di sto per la chiusura del tetto non diedero una mano a Nadal, stavano per materializzarsi sul Centre Court.
LO SCHEMA SALVAVITA
A 30 anni dall’uscita del primo film “Ghostbusters”, Rafa si è travestito da acchiappafantasmi e ha preso a lanciare il suo flusso su Rosol. La base su cui ha poggiato la rimonta è stata il servizio. Tante prime, un briciolo di certezze in più e i punti hanno iniziato a fioccare. Le saette di Rosol erano spettacolari ma sempre più rare, mentre i punti-fatica di Nadal aumentavano in misura esponenziale. Eppure, nel secondo, il ceco ha avuto l’opportunità di trasvestirsi da Mashmallow Man, prendendo un break di vantaggio (4-2) e conducendo il tie-break con sufficiente autorità. Sul 6-5 ha avuto un setpoint che lo avrebbe spedito avanti di due set, e a quel punto per Nadal sarebbe stata dura. Ma lì ha fatto ricorso allo schema "salvavita": servizio esterno da sinistra e dritto vincente dall’altra parte. Sembrava quasi che Rosol non se l’aspettasse, tanto che un paio di punti dopo ha consegnato il set con un doppio fallo. La partita è durata altri due set (4-6 7-6 6-4 6-4 lo score finale), ma di fatto è terminata con quell’errore. Rafa ha preso un break di vantaggio nel terzo game del terzo, poi ha infilato un parziale di 14 punti consecutivi a cavallo tra il terzo e il quarto set.
IL RITO VODOO DI ROSOL
Le difficoltà tecniche ci sono (troppi dritti sono andati per conto loro), ma a tratti si è rivisto il giocatore che ha fatto cinque finali di fila ai Championships. E Rosol, frustrato, ha pensato bene di fare un altro gesto sopra le righe. A un cambio di campo, ha fatto cadere una bottiglietta di Nadal. Gesto da poco, non fosse che tutti conoscono i rituali dello spagnolo. Le bottiglie devono essere perfettamente allineate, con l’etichetta verso il campo. Fece qualcosa del genere anche Marinko Matosevic, ma oggi la simbologia era più potente. Era una specie di rito vodoo applicato al tennis, un estremo tentativo di spezzare l’incantesimo di Rafa e riportare su Londra i fantasmi di due anni fa. Per poco non ci riusciva, visto che sul 5-4 (aiutato da un paio di errori) si è procurato una palla break per il 5-5. Ancora una volta, lo schema ghostbusters ha ripulito le paure di Rafa, il cui “Vamos!” dopo il matchpoint è stato particolarmente sentito, così come la libidine psicologica al momento della stretta di mano. Il suo Wimbledon va avanti, la vendetta è stata cucinata e servita fredda. Contro Soderling bastò un anno, stavolta ce ne sono voluti due, ma il risultato non cambia: i conti di Rafa tornano nuovamente. Proverà a contabilizzarli al terzo turno contro Mikhail Kukushkin: partita difficile, ma il gran premio della montagna è stato scalato. Il tour di Nadal va avanti.
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