Nonostante qualche difficoltà economica, Shelby Rogers prosegue nella caccia alle top 100. Il segreto? A differenza di tante colleghe, non è ossessionata dal tennis.
Shelby Rogers esordirà a Portland contro la connazionale Allie Kiick
Di Riccardo Bisti – 17 luglio 2013
Shelby Rogers ha lasciato il suo primo torneo di tennis in lacrime. Aveva sette anni e aveva perso clamorosamente. La madre, preoccupata per le possibili ripercussioni, le disse che non era obbligata ad andare avanti. “Ma mi sono divertita un mondo!” rispose tra i singhiozzi. Oggi Shelby ha 20 anni ed ha coronato il sogno di diventare una tennista professionista, anche se le manca lo step più difficile: entrare tra le top 100. Se c’è qualcuno che non ha dubbi è Bryan Minton, l’uomo che l’ha allenata fino a un paio d’anni fa. I due facevano base a Charleston, North Carolina, dove si tiene l’unico torneo WTA su terra verde. “Ero convinto che sarebbe diventata una star non appena l’ho vista colpire – ricorda – qualcosa di lei mi ha colpito e ho subito pensato che avesse un grande potenziale”. Dopo anni di lavoro (nonostante un brutto incidente stradale, che ha obbligato all'amputazione di due dita del piede), quel potenziale sta giungendo a destinazione. Ma non significa che la vita di Shelby sia già paragonabile a quella delle star WTA. Oggi è numero 154 del mondo, classifica interessante ma non ancora sufficiente per garantire una certa stabilità economica. In questi giorni, la Rogers sta giocando un torneo daa 50.000 dollari a Beaverton, in Oregon. E le vicende sono le stesse raccontate diverse volte: basta varcare i cancelli del Tualatin Hills Tennis Center per vedere uno spettacolo di ottimo livello, ma diverse giocatrici fanno fatica a mantenersi. Anche per questo, vincere sarebbe doppiamente importante perché il torneo fa parte di un mini-circuito che assegnerà una wild card per lo Us Open. Buona parte delle giocatrici continuano a giocare grazie all’aiuto della famiglia, un vero e proprio “must” nei primi anni di carriera. Ma se sponsor e risultati non arrivano, la carriera del tennista rischia di finire in deficit.
Secondo Minton, la carriera del tennista è bellissima. “Ma non tutti riescono a percorrerla come vorrebbero. C’è il rischio di costruirsi una voragine finanziaria con le proprie mani”. Fare i conti è semplice: una settimana a un torneo, se non c’è l’ospitalità, può costare migliaia di dollari. E il prize money non è adeguato alle spese. “Puoi vincere singolare e doppio, ma al momento di fare i conti in tasca vedi che sei andato in pareggio”. In questo momento, la Rogers ha un po’ di ossigeno. Un paio di mesi fa, ha azzannato una wild card per il Roland Garros e ha addirittura passato il primo turno, prima di giocare un ottimo primo set contro la forte Carla Suarez Navarro. Risultato? 35.000 euro (oltre 40.000 dollari), che le consentiranno di programmarsi con relativa tranquillità e magari mettere qualcosa da parte, visto che per un paio di mesi giocherà esclusivamente in Nord America, riducendo le spese. E poi è stata una bella esperienza. “In particolare, è stato utile vedere a che punto è il mio tennis e fino a che punto può arrivare”. Dovesse entrare tra le top 100, finalmente arriverebbe la stabilità economica. “Sono sicuro che Shelby, in buona giornata, possa battere chiunque – interviene Minton – ha tutte le armi per farcela, poi quest’anno ha spesso giocato alla parti contro ottime giocatrici. Credo che sia solo una questione di tempo”. Per adesso, il conto corrente resta a galla grazie all’aiuto dei genitori. Inoltre non deve pagarsi l’attrezzatura: Wilson fornisce le racchette, mentre Adidas si occupa dell’abbigliamento. Per tirare fuori qualche soldo dagli sponsor ci vuole ancora un po’ di tempo.
Lei resta con i piedi per terra. Fino ad ora, è riuscita a evitare di perdere di vista la realtà. “Non bisogna mai dare nulla per scontato. Sono sinceramente grata a tutti quelli che mi danno una mano. E poi mi danno la possibilità di fare ogni giorno ciò che amo, nonché viaggiare per il mondo”. A differenza di tanti colleghi, Shelby ama visitare le città dove va a giocare, anche perché le permette di essere fresca mentalmente al momento di scendere in campo. In questi giorni, ad esempio, sta visitando avidamente l’area di Portland. “Ho intenzione di visitare la città, fare qualcosa di divertente, dedicarsi ad attività extra-tennistiche. Se non ti piace e non vivi bene quello che fai, allora non ha senso andare avanti". Il suo approccio-naif ha colpito diverse colleghe, così rigide e focalizzate solo sul tennis. “E’ una splendida ragazza, ha la capacità di vedere tutto nella giusta prospettiva. Sa come affrontare la vita nel tour”. Dice Alison Riske. Ogni tanto arriva la nostalgia di casa, soprattutto quando i viaggi e gli allenamenti diventano troppo pesanti. “Ogni tanto mi manca la vita normale. Se col tennis non dovesse andare bene, potrei iscrivermi a una scuola di cucina”. Tuttavia, oggi è ancora tempo di pensare positivo. “Se mi guardo intorno, mi accorgo che l’erba più verde è proprio quella sotto i miei piedi”.
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