Dai momenti più bui, al ritorno al tennis e alla prima finale Slam: la rinascita umana di Amanda Anisimova

Foto X Wimbledon

LONDRA – «Quando mi sono presa una pausa dal tennis, in molti mi hanno detto che non sarei mai più arrivata al top se fossi rimasta così tanto tempo lontano dai campi. È stata una cosa un po’ difficile da digerire, perché volevo tornare, provare a vincere un grande torneo. Ecco, questa finale per me è speciale, perché dimostra che si può tornare in alto se si dà la priorità a se stessi, alla propria salute, questo è anche il mio messaggio». Quanta strada ha dovuto percorrere Amanda Anisimova, quanta amarezza assorbire, per tornare a sentirsi libera su un campo da gioco. Questa è la storia di una stellina del tennis americano, arrivata giovanissima alle vette del circuito per poi altrettanto velocemente scoprirsi fragile di fronte alle sventure della vita, subirne i contraccolpi fino a decidere di mettere da parte la racchetta, e infine tornare in campo per raccogliere finalmente i frutti del suo talento, come la vittoria di febbraio nel “1000” di Doha e soprattutto la finale di Wimbledon appena raggiunta – la prima a livello Slam – dimostrano.

Anisimova. nata nel New Jersey da famiglia moscovita, compirà 24 anni il prossimo 31 agosto. Ha una sorella, Maria, ex tennista di college, e un bellissimo nipotino, Jackson, che Amanda ha fatto scendere in campo l’altro giorno, dopo la vittoria nei quarti, mentre si sono perse le tracce del fidanzato belloccio, l’attore e modello Tyler Roos, figlio di un campione di “Australian Rules”. Amanda si rivelò a 16 anni vincendo gli Us Open junior – in finale sulla tredicenne Gauff – e nel 2019 arrivò alle semifinali del Roland Garros. Per i suoi colpi pesanti e l’aggressività da fondo campo, divenne immediatamente la “nuova Sharapova” ma, come si dice in questi casi, il destino era in agguato. Due mesi dopo l’exploit parigino, il papà (e allenatore) Konstantin fu trovato morto nella casa di famiglia in Florida. Da qui, il forfait agli Us Open di quell’anno poi una lenta discesa in classifica, partite giocate senza troppa convinzione e spesso buttate via, il sorriso sempre assente, infine nel maggio del 2023 fa la decisione di interrompere l’attività. «Da un anno – dichiarò – lotto con la mia Ia salute mentale e la depressione. Per me è diventato insopportabile giocare i tornei, a questo punto la mia priorità è il benessere mentale, devo prendermi una pausa». La ripresa nel gennaio di un anno fa, al numero 359 del ranking ma con una nuova coppia di allenatori (Bob Brandsma e Rick Vleeshouwers), rinfrancata dalla tranquilla vita in famiglia, tra uscite con gli amici, le passeggiate con Miley, il suo cane, e soprattutto un nuovo hobby, la pittura. «Avevo bisogno di tenermi occupata con qualcosa che fosse soltanto mio – ha ricordato in questi giorni a Wimbledon – mi distraeva, mi piaceva. Ho continuato anche dopo, tra un allenamento e l’altro. Cosa dipingo? Generalmente soggetti astratti, se dovessi ritrarre questo torneo utilizzerei tanto verde e tanto bianco, naturalmente…».

Nel 2024 si era presentata a Wimbledon da numero 189 e perse nelle qualificazioni dalla tedesca Lys. Quest’anno ha vinto a Doha ed è stata finalista al Queen’s Club. Prima americana a giocare la finale di Wimbledon dai tempi di Serena Williams (2019), da lunedì entrerà per la prima volta in Top Ten, al 7° posto o al 5° se sabato batterà Iga Swiatek, avversaria mai incontrata prima. «Ci ho giocato e perso nella Fed Cup juniors – puntualizza Anisimova – Iga era già una giocatrice straordinaria. L’ho sempre ammirata, per l’etica del lavoro, le capacità atletiche, i risultati. Sarà una bella battaglia».