NELL’ERA DEL TOP SPIN, DELLE WESTERN ESTREMIZZATE, dei picchiatori da fondocampo, della scomparsa del serve & volley, la Prestige potrebbe apparire un anacronismo, un vezzo al quale non si vuole rinunciare perché ha scritto pezzi di storia. È Ivanisevic che riesce a farla fischiare quando accelera il mulinello di servizio; è lo slice di rovescio di Emilio; per un Wimbledon è stata anche di un vecchio McEnroe. Rigorosamente in versione midsize, con lo sweet spot poco più grande di una pallina e la sensazione che quando tiravi un winner avevi fatto qualcosa di epico, se il tuo livello non avvicinava quello dei professionisti. Invece, non solo la Prestige resiste al passare degli anni, alle profilate, alle 300x100, ma addirittura propone un modello tutto nuovo, ad accompagnare i modelli più canonici, offrendo risvolti insperati. L’hanno chiamata Prestige Tour, in realtà è dedicata a chi voleva disperatamente un modello più giocabile, che perdonasse un filo, che concedesse un minimo di top spin. Hanno allargato la testa della racchetta a 99 pollici («Perché non fare cifra tonda? Che differenza vuoi che ci sia fra un 99 e un 100 pollici?» hanno chiesto in tanti. Semplice, nessuna: ma una Prestige non può mai essere banale), il peso è rimasto contenuto a 305 grammi (telaio non incordato, senza overgrip e dampener) ma soprattutto lo schema di incordatura è piuttosto anomalo: 18x19. Il risultato è apprezzabile, come avrete modo di notare nel test che trovate nelle pagine che seguono. Certo, val la pena subito di anticipare che anche la Tour resta fedele ai principi storici della Prestige, quindi è stata pensate per un pubblico di giocatori agonisti, dalle braccia forti e soprattutto allenate a resistere a due ore di pestaggi, perché senza la dovuta energia la palla si muove poco. Però, rispetto alla versione midplus (lasciando perdere la midsize che è roba da eletti), consente margini di manovra maggiori, perdona di più, offre una qualche accessibilità alle rotazioni. Il testimonial principale della linea è Marin Cilic, non a caso un giocatore che ama spingere, che gioca quasi piatto, al massimo si rifugia nel back di rovescio e che valorizza l’enorme precisione delle traiettorie. Questa nuova versione è stata prodotta utilizzando il Graphene Touch per una miglior polarizzazione del telaio: in sostanza, una miglior redistribuzione dei pesi tra testa e manico consente di ottenere telai che spingono, pur con pesi abbastanza contenuti per non aggravare la manovrabilità. Infine, il look, un aspetto che qualcuno considera fin troppo, ma che (piaccia o meno) ha il suo impatto nella scelta. In questo siamo su livelli alti: i colori Prestige non sono stati intaccati, la grafica è molto curata, l’aspetto cattivo è necessario su un telaio così agonistico, che ormai rappresenta una nicchia ma anche la storia (non troppo passata) di questo sport.