Come procede la tua quarantena a Palermo?
Sono a casa, ci stavamo allenando tre volte a settimana ma con l’ultimo decreto ci è sembrato giusto sospendere tutto. Non siamo abituati, di solito si va sempre a duemila, ma guardando il lato positivo c’è la possibilità di passare del tempo in famiglia, giocare a carte, guardare un film tutti insieme.
Diverse realtà tennistiche sono state messe in ginocchio da questa situazione.
Aspetto di vedere l’evoluzione, siamo fermi da circa un mese ma un conto è tamponarne un paio, altri cinque o sei. Ho un ottimo rapporto con tutti i maestri che lavorano con me, sono miei ex allievi, e cercherò in tutte le maniere di aiutarli.
A che punto era il tuo percorso con Baldi prima di questo stop?
Filippo, dopo la separazione da Aldi, aveva deciso di rimanere qui a Palermo e mi è sembrato giusto dargli una mano. L’anno scorso ha vissuto un periodo difficile con la morte del papà, venuto a mancare durante il torneo di Bergamo. In un primo momento occorreva recuperarlo dal punto di vista mentale, fargli ritrovare la passione per il tennis. Aveva giocato sino all’ultimo perché aveva punti in scadenza da difendere per essere alle quali a Melbourne, quindi è arrivato un po’ cotto. Seppur con poca preparazione ci eravamo concentrati sull’essere più aggressivi, lui a volte tende a stare troppo dietro. Ha però un’ottima volèe quindi stavo cercando di impostarlo verso un gioco più offensivo e ci stavamo riuscendo, vedremo quando si ripartirà.
Gli obiettivi sono stati rivisti?
Il suo obiettivo era quello di ritornare vicino alla top-100 ma in realtà non sono molto ottimista per il tennis quest’anno. Speriamo di tornare ad allenarci nel giro di qualche settimana ma per i tornei mi sembra difficile riaprire frontiere, viaggiare, raccogliere pubblico.
Hai detto che non seguirai più nessun giocatore in giro per il mondo, tranne tuo figlio Federico.
Esatto, girando non potrei seguire lui e l’accademia. Il rapporto con mio figlio al momento è stupendo, mi segue dentro e fuori dal campo. Bisogna trovare comunque il giusto equilibrio. A volte lo lascio partire solo con gli altri maestri, ha vinto un titolo senza di me e Claudio Garda, che era lì con lui, mi prendeva in giro. Gli dicevo di stare tranquillo che avrebbe vinto anche con me presente e infatti così è stato poco dopo.