Le dichiarazioni del numero 1 del mondo in conferenza stampa dopo essere diventato il primo italiano di sempre a vincere Wimbledon

LONDRA – Lo abbiamo visto piegarsi sulle ginocchia, le mani sul volto, poi dare una manata all’erba benedetta di Wimbledon. «Mi sono venute molte cose in testa, in quei momenti, tante emozioni. Le difficoltà dell’ultimo anno, i dubbi dopo le sconfitte recenti, la gioia di vincere un torneo così importante davanti ai miei genitori. Ma non ho pianto, no. Sto vivendo il sogno dei sogni. Quando ero piccolo, Wimbledon mi sembrava così lontano da dove vengo io. Adesso mi sembra tutto incredibile. Nei giorni della squalifica, non sapevo che stato di forma avrei mostrato al mio ritorno in campo. E invece, dopo le finali di Roma e Parigi, avere vinto qui mi sembra un risultato davvero eccezionale. La vittoria più speciale? Non lo so, certo il primo trionfo Slam, in Australia, fu indimenticabile però questo torneo è davvero unico, anche per i tappi di champagne che volano in campo… cose che possono succedere solo qui. Ma è anche per questo che amo giocare qui, Wimbledon deve essere un torneo dove si spende molto…».
Jannik Sinner sorride a modo suo, sempre un po’ trattenuto, quasi non si rendesse conto di aver scritto una pagina clamorosa nella storia del tennis italiano, che finalmente può festeggiare la vittoria nel torneo più importante del mondo. In campo si lascia andare solo per l’immancabile battuta sul fratello («lo ringrazio per essere venuto qui, d’altra parte oggi non c’erano gran premi di Formula 1…»), poi torna sulla finale. «Avevo perso in un brutto modo a Parigi – confessa – ma non conta come vinci o perdi, devi sempre capire cosa hai fatto male e lavorarci sopra. Abbiamo cercato di accettare la sconfitta, lavorando sulle possibili cose da cambiare, ed è uno dei motivi per cui ho vinto questo trofeo. Sono grato per avere tante persone incredibili attorno, dalla mia famiglia al team, e solo loro possono capire cosa ho provato in questi mesi. È stato tutto fuorché semplice, ci sono stati momenti duri, anche negli allenamenti. Ma in partita riuscivo a liberare la mente, a giocare con istinto. Ora però non fermo qui, inseguirò nuovi traguardi. Sono consapevole di avere ottenuto risultati straordinari per l’Italia, sono contento di far parte della storia del tennis italiano, ma ho ancora 23 anni, non sono certo già arrivato al culmine delle mie possibilità», e questo suona come una minaccia per i suoi rivali.
Sei anni fa, nel suo primo Wimbledon, Sinner perse nelle qualificazioni con l’australiano Bolt, 12-10 al terzo set… «Ero convinto di non avere chance sull’erba – la risposta di Jannik – però anno dopo anno mi sono sentito meglio su questa superficie. Un anno fa ho vinto ad Halle e sono arrivato qui con grandi sensazioni, perdendo però nei quarti. Quest’anno, dopo la sconfitta con Bublik, ho avuto parecchi giorni per allenarmi. Sono stato fortunato contro Dimitrov, poi con Shelton ho alzato il livello del mio tennis, ripetendomi con Djokovic e oggi con Alcaraz».
Ecco, Carlos. Finalmente la serie negativa (cinque sconfitte consecutive) è stata fermata. «E’ molto importante essere tornato a battere di nuovo Alcaraz – dice Jannik – però le mie sconfitte con lui erano tutte arrivate in match molto combattuti. Non mi sono mai abbattuto, ho sempre creduto nelle mie possibilità. I margini sono minimi, oggi mi è andata bene. A volte ha deciso qualche riga, qualche punto. A Parigi la sorte era stata dalla sua, oggi dalla mia. Entrambi abbiamo servito male all’inizio, poi ho trovato ritmo. Nel quarto ho alternato momenti molto buoni ad altri difficili, ma è normale».
Un passaggio sul breve colloquio con la principessa del Galles Kate Middleton («non sapevo cosa dirle, ho cercato di essere il più naturale possibile, le ho chiesto dei figli, se giocano a tennis, cose così…» e un importante novità su Cahill, che aveva annunciato il suo ritiro a fine anno. «Non so se dire la verità o no… – le parole di Sinner – vabbè: abbiamo fatto una scommessa, ieri. Qualora avessi vinto Wimbledon, avrei potuto scegliere se farlo rimanere nel team per un altro anno oppure no. Ho vinto quindi ora posso decidere. Certo, Jannik è una persona onesta ed è bravissimo, ho sempre detto che vorrei averlo con me perché il team funziona alla grande. Vedremo, ci sono ancora tanti tornei davanti». Chiusura sul tradizionale ballo di fine torneo. Pronto a danzare con l’altra campionessa di Wimbledon, Iga Swiatek? «Beh, ballare, io… in qualche modo me la caverò». E finalmente ride.

