Tutta la gioia della coppia azzurra dopo il successo nella finale del Roland Garros contro gli statunitensi King/Townsend

Foto Ray Giubilo

PARIGI – Chiamateli “Errassori” o “Vavrani”. Nell’abbuffata di vittorie del tennis azzurro di questi tempi fortunati c’è spazio anche per il trionfo nel doppio misto, firmato da questa coppia straordinaria composta da due specialisti doc come Sara Errani e Andrea Vavassori, già vincitori agli ultimi Us Open. A Parigi avevamo vinto nel “misto” solo una (mezza) volta, grazie a Nicola Pietrangeli che nel 1958 divise il trofeo con la britannica Bloomberg, questa volta Sara e Andrea – che si sono divisi un premio di 122.000 dollari – hanno dominato il torneo senza perdere un set, mostrando un affiatamento clamoroso se pensiamo ai pochi, pochissimi, appuntamenti riservati dal calendario a questa specialità. «Proprio per questo i primi due turni sono i più difficili poi torniamo competitivi – dice Vavassori – ci sono alcune cose un po’ diverse, specie per Sara. Io svolgo un ruolo simile a quello nel doppio maschile, lei deve essere intelligente per non venire bersagliata, giocare di più il lob». «E poi con Andrea io rispondo da destra, cosa che di solito non faccio mai», interviene Errani, che è arrivata al settimo trionfo in un torneo Slam. «Sicuramente è stato importante il doppio giocato a Indian Wells – dice Vavassori – tra noi poi è sfida continua, ci alleniamo spesso insieme».

«Le qualità per un buon doppista? – le parole di Sara – l’intelligenza, perché bisogna studiare le partite e decidere la tattica, poi la versatilità nel saper fare un po’ tutto, conoscere punti forti e deboli per scegliere la situazione migliore». Impossibile non parlare del doppio misto in programma agli Us Open, con una formula più da esibizione che da torneo Slam: due giorni di gare nella settimana precedente l’inizio del torneo, 16 coppie (otto delle quali scelte grazie al ranking combinato in singolare, e le altre 8 grazie ad altrettante wildcard), con tutti i match, ad eccezione della finale, con set a 4 game e con il super tie-break nel caso si arrivi al terzo set; e poi un milione di dollari come prize money…). «Vogliono far giocare i migliori singolaristi sui campi centrali, e può essere buono per il torneo – è la versione di Vavassori, sempre molto critico sulla svolta americana – mi incuriosisce anche il confronto tra due top di doppio e due top di singolare, ma non mi piace il format, si svilisce una disciplina vinta in passato da nomi leggendari, penso a Navratilova, McEnroe, i Woodies. Bisognerebbe raccontare quello che è stato nel passato per valorizzare il presente, anche i doppisti sono atleti pazzeschi. E il misto potrebbe avere più risalto».

Ma è più divertente giocare con i rispettivi partner, Bolelli e Paolini, oppure il doppio misto? «Mi diverto tanto in tutte e due le specialità – sorride Errani – magari nel femminile siamo più serie, mentre con Andrea ci carichiamo a vicenda, abbiamo un rapporto pazzesco, mi fa stare tranquilla». «Nel doppio maschile hai più pressione da gestire – sostiene Vavassori – comunque mio padre mi aveva detto che sarei diventato forte in misto e ha avuto ragione. Sara mi ha fatto diventare un giocatore migliore». Il futuro? «Andiamo a Wimbledon, per vincere ancora».