L’ex numero 1 del mondo ha dovuto superare parecchie difficoltà anche nel suo secondo match agli US Open 2025

Da New York – Novak Djokovic ha rispettato il pronostico raggiungendo il terzo turno degli US Open, ma il livello mostrato oggi non è stato per niente convincente e non è sicuramente sufficiente per andare lontano nell’ultimo Major della stagione. L’ex numero 1 del mondo – che aveva sofferto dal punto di vista fisico all’esordio contro Learner Tien – ha faticato moltissimo a scardinare il gioco del padrone di casa Zachary Svajda, proveniente dalle qualificazioni, anzi l’americano gli è stato superiore per un set e mezzo sull’Arthur Ashe Stadium prima che il suo corpo lo tradisse. Il numero 145 del mondo è rimasto in campo per rispetto verso il suo pubblico, ma non era più in grado di contrastare la leggenda serba e gli ultimi due set e mezzo sono filati via senza troppi sussulti. Una versione di Nole sottotono e lontana dalla sufficiente, soprattutto se l’obiettivo è quello di provare a vincere il 25° titolo del Grande Slam (il quinto nella Grande Mela).
In conferenza stampa, l’ex numero 1 del mondo ha confidato di aver avuto sensazioni negative per la maggior parte dell’incontro: “Non mi sono sentito molto bene a dire il vero. Non ero soddisfatto del mio livello nella prima parte del match, ma voglio anche dare merito a Zach per aver espresso un tennis di altissima qualità. Spero di innalzare il mio livello con il passare dei round, ma sono consapevole che la mia situazione è cambiata rispetto ad un paio di anni fa. Il mio fisico non risponde più come in passato e mi stanco più facilmente. Devo fare i conti con questa nuova realtà, ma mi impegno al massimo per recuperare le energie ed essere in grado di competere ad altissimo livello alla mia età.”
Il 38enne di Belgrado si è soffermato anche sulla velocità dei campi in questa edizione: “Credo che la questione principale non riguardi la superficie, quanto piuttosto le palline che vengono utilizzate. Ho sentito che parecchi giocatori sono contenti perché c’è stato finalmente un intervento riguardo alle palline, creando una linea di continuità fra i tornei americani delle ultime settimane e gli US Open. Il numero degli infortuni è diminuito in brevissimo tempo ed è una notizia molto positiva, perché si era sviluppato un trend preoccupante da questo punto di vista.” Nonostante abbia vinto tutto ciò che un giocatore può sognare, Nole è motivato ad andare avanti: “Mi piace ancora competere, ma non sono felice quando gioco male. Ecco perché cerco sempre di mantenere alta la pressione sia su me stesso che sui membri del mio team, in modo da fare meglio nel prossimo match. Le mie sensazioni non erano ottimali oggi ed è per questo motivo che mi avete visto meno sorridente rispetto al solito.”
Nella parte finale della conferenza stampa, Djokovic ha ricordato le tappe più significative della sua infinita carriera: “Quando ero un bambino, sognavo soltanto di giocare e vincere Wimbledon. Tutto il resto è venuto dopo ed è stato il frutto del duro lavoro, che mi ha permesso di restare ad alto livello per tantissimi anni. Il 2011 è stato certamente uno dei migliori anni di tutta la mia carriera, perché ho vinto Wimbledon e sono diventato numero 1 del mondo per la prima volta, quindi ero davvero orgoglioso. Non posso dimenticare nemmeno il mio primo trionfo al Roland Garros nel 2016, oltre alla medaglia d’oro vinta alle Olimpiadi di Parigi l’anno scorso. Il tennis è uno sport esigente sotto tutti i punti di vista e bisogna fare attenzione ad ogni dettaglio, perché nessuno si può sostituire a te quando sei in campo. Sono stato bravo e fortunato ad ottenere tutti questi successi.”

