di Gabriele Riva
Il fatto che proprio Davydenko abbia, volente o nolente, acceso quella miccia con l’ormai famoso match di Sopot contro Vassallo Arguello lo mette oggi nel centro del mirino. Chiamateli sospetti, chiamateli pregiudizi, chiamatele precauzioni, chiamatele come volete ma qualcosa di strano c’è. Ora, pensare che Davydenko, nel bel mezzo della caccia al ladro di marmellata si metta a frugare nel barattolo della fragola a piene mani sembra improbabile. Sorpreso anche Cilic, che tra l’altro aveva già battuto il russo nell’unico precedente in Cina il mese scorso: “Non credo non ci stesse più provando a vincere il match, ha perso concentrazione e ha cominciato a sbagliare di più, io ovviamente ne ho approfittato. All’inizio era molto difficile perché giocava vincenti praticamente da ogni angolo del campo e io non sapevo più cosa fare”. Ma allora come si spiega questo calo improvviso? “Semplice – taglia corto il diretto interessato – ho cominciato a sentirmi stanco, ero morto alla fine del terzo set”. Difficile non credergli, anche perché di match che sembrano finiti e che poi invece cambiano di mano incomprensibilmente n’è piena la storia. Quella del tennis e dello sport in generale, non degli scandali.