In una lunga intervista a “La Gazzetta dello Sport”, l’azzurro ha raccontato un episodio di diversi anni fa dove ha rischiato addirittura la vita

Foto di Ray Giubilo

Luciano Darderi è uni dei nomi del momento per il tennis italiano, visto il doppio successo prima a Bastad e poi a Umago che hanno portato a tre i titoli in stagione. Ora una seconda parte di stagione per lui sicuramente più complicata – il cemento è la superficie dove fatica di più – ma anche la serenità di avere poco o nulla da difendere in termini di punti, provando così a ritoccare il suo best ranking. L’obiettivo a medio termine? La top 20, e a raccontarlo è lo stesso Darderi all’interno di una lunga intervista concessa a “La Gazzetta dello Sport”. Sì, assolutamente – risponde ‘Luli’ in merito alla domanda sulla Top 20 – Mi piacerebbe tanto arrivarci e sto lavorando per quello, manca poco e voglio spingere sull’acceleratore”. A seguirlo in questo incredibile viaggio c’è il padre che riveste anche il ruolo di coach, oltre a suo fratello Vito che, più giovane di lui, sembra essere molto promettente e si parla un gran bene. “Abbiamo ancora tanta strada da fare io e mio padre, ma quattro titoli in tre anni sono un bel punto di partenza. Amiamo questo sport, lavoriamo tanto e per mio fratello è importante contare sulla mia esperienza sul circuito. Per me come per mio padre era tutto nuovo. Se oggi sono qui, è grazie a lui. A volte litighiamo, siamo tipi esplosivi, ma l’obiettivo è stato sempre quello diventare tennisti professionisti e ci stiamo riuscendo”.

Un passaggio significativo dell’intervista è, infine, quello in cui Darderi ha raccontato un episodio di diversi anni fa. Al termine di un incontro disputato a Rimini e già in direzione di un nuovo torneo, un incidente stava per costargli la vita. “Eravamo in macchina con Marcello Macchione, dopo una partita a Rimini andavamo a giocare un altro torneo. Abbiamo rischiato grosso su una strada di montagna perché un’auto ha tentato un soprasso azzardato e sotto di noi c’era il vuoto. Gli occupanti dell’auto dietro di noi sono morti, non era il nostro momento. Ma certamente aver vissuto una paura così grande ti fa apprezzare tutto molto di più”.