Dopo la bella vittoria su Volynets, Cocciaretto si presenta in conferenza stampa e riguardo al tema sulle difficoltà nel mondo del tennis spende delle parole mai banali

LONDRA – «Io non riesco a vivere solo di tennis, ho bisogno di avere altro. Amicizie dell’infanzia, i libri di giurisprudenza, i miei hobby. Il tennis è stressante? Anch’io non ho dormito dopo certe partite perse, ma resto convinta che i problemi veri siano altri. Sono cresciuta con l’esempio di due nonni che hanno lavorato sempre, nella loro vita, papà e mamma sono molto impegnati nelle rispettive attività, mentre mia zia è da 35 anni che passa nove ore della sua giornata seduta alla stessa scrivania. La vita è difficile per tutti, ma non posso non sentirmi privilegiata e fortunata». Non è mai banale Elisabetta Cocciaretto, aperta e spontanea come il suo tennis, che l’ha portata per la seconda volta al terzo turno di Wimbledon. Martedì aveva sorpreso tutti battendo Jessica Pegula, terza testa di serie del torneo, oggi ha travolto un’altra statunitense, Katie Volynets, numero 98, superata per 6-0 6-4. E questa volta senza la telefonata di Goggia per caricarla… «No, Sofia non mi ha chiamata, però mi ha scritto, dopo la vittoria su Pegula e anche pochi minuti fa».
La ventiquattrenne di Fermo, scesa al numero 116 del ranking (ma con queste due vittorie è sicura di rientrare almeno tra le prime cento), unica azzurra ancora in gara a Londra, dà l’impressione di essere sinceramente felice di giocare sull’erba. «Sì, mi piace tanto, questo torneo è davvero speciale, lo trovo… elegante. E poi mi diverto a provare smorzate e volèe, tutte cose che da piccola evitavo, ora invece fanno parte del mio gioco, e sull’erba mi esalto di più a utilizzare certi colpi». E Fausto Scolari, il suo coach, che oggi ripeteva di “camminare attraverso la palla”? «Intendeva dire che dovevo essere sempre propositiva, entrare più in campo e spingere – risponde Elisabetta – muovermi verso la palla per aggredire il gioco». Bene, al ritorno ci proveremo anche noi, nei tornei di quarta categoria, intanto torniamo alla Giurisprudenza: quanti esami mancano alla laurea? «Undici, poi non so se e come la utilizzerò, se non avessi giocato a tennis avrei provato la strada della magistratura oppure la carriera di notaio. Sicuramente voglio concludere gli studi, per mio arricchimento personale, e anche perché mio padre mi stressa… Vi racconto solo questa: una volta ho preso 30 e lode e papà ha fatto una gran festa, qui ho battuto Pegula, la numero 3 del mondo, e mi ha mandato come messaggino un pollice in su. Tutto qua, vi sembra bello?».
Come tante sue colleghe Eilsabetta non ama guardare il tabellone per studiare il suo ipotetico percorso («questa volta mi è bastato il primo turno, quando ho visto che mi avevano sorteggiato contro Pegula…»), ma naturalmente conosce chi affronterà sabato, quella Belinda Bencic che è stata numero 4 del mondo (ora è 35) ma è al rientro dopo aver dato alla luce un anno fa la sua Bella e a Wimbledon non ha mai brillato, neppure negli anni d’oro, spingendosi al massimo fino agli ottavi di finale. Un solo precedente, 6-4 6-2 per la svizzera tre anni fa a Roma. «E’ una campionessa, tira molto forte, speriamo bene», dice Cocciaretto, che magari si farà indicare la tattica giusta da… Elisabetta, in uno dei tanti suoi monologhi, curiosità che la avvicina a Mattia Bellucci, altra bella sorpresa di questa edizione di Wimbledon. «Io e Mattia ci conosciamo da quando eravamo piccoli, recentemente abbiamo avuto modo di parlare un po’ e devo dire che ci somigliamo sotto tanti aspetti.. Si, parlo molto da sola, cerco di caricarmi, ultimamente sono anche meno severa con me stessa, e questa è una cosa positiva». Avanti così Elisabetta, e continua a sorridere.