Il tennis prova a fare un ulteriore passo verso la modernità. Questo è il messaggio fatto passare con molto entusiasmo da numerosi addetti ai lavori dopo che la WTA ha annunciato l'approvazione del coaching dalla tribuna. Si avvicina il debutto della nuova normativa; in test a partire dal 17 febbraio 2020, data di inizio del Dubai Duty Free Championship e del Hungarian Open. In questo senso è ancora il circuito femminile a rinnovarsi, già dal 2009 infatti le giocatrici possono disporre di una chiamata per portare il tecnico in panchina durante il cambio campo. La regola naturalmente non sarà valida in Fed Cup e nei quattro tornei del grande slam.
“In questo periodo di prova i coach potranno dare consigli dal box senza essere penalizzati - recita il comunicato della WTA che poi spiega i motivi dietro la decisione - La normativa esistente era difficile da regolare per via della troppa soggettività nel giudizio. Seguiamo la linea di altri sport e inoltre siamo convinti che non vedremo più coaching di quanto già ce ne fosse prima”. Su quest’ultimo concetto ha concordato Mats Wilander: “Se i coach dovessero essere autorizzati a parlare con i giocatori, resterete sorpresi perché faranno pochi coaching. Nel momento in cui si potrà fare l’importante è che non diventi troppo articolato e che non si senta l'allenatore urlare da un lato all’altro del campo”.
Le novità nell'ambito del coaching al momento restano relegate al panorama femminile. L’ATP negli ultimi anni in occasione delle Next Gen Finals ha sperimentato la comunicazione via cuffia tra atleta e allenatore, senza riscuotere però troppo successo. Nel circuito maschile l’opinione è divisa: diversi giocatori non sentono la necessità di comunicare con il box durante la sfida. Chi è favorevole invece non è stato convinto dalla cuffia, specialmente per l’obbligo di dover parlare in inglese per questioni televisive, cosa che impone dei paletti a chi è solito comunicare nella propria lingua madre.