di Lorenzo Ercoli
08 February 2020

La nuova regola WTA sul coaching debutta a Dubai

A partire dalla settimana dei tornei di Dubai e Budapest i coach WTA potranno interagire con le giocatrici direttamente dal box

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Foto Ray Giubilo

Il tennis prova a fare un ulteriore passo verso la modernità. Questo è il messaggio fatto passare con molto entusiasmo da numerosi addetti ai lavori dopo che la WTA ha annunciato l'approvazione del coaching dalla tribuna. Si avvicina il debutto della nuova normativa; in test a partire dal 17 febbraio 2020, data di inizio del Dubai Duty Free Championship e del Hungarian Open. In questo senso è ancora il circuito femminile a rinnovarsi, già dal 2009 infatti le giocatrici possono disporre di una chiamata per portare il tecnico in panchina durante il cambio campo. La regola naturalmente non sarà valida in Fed Cup e nei quattro tornei del grande slam.

In questo periodo di prova i coach potranno dare consigli dal box senza essere penalizzati - recita il comunicato della WTA che poi spiega i motivi dietro la decisione - La normativa esistente era difficile da regolare per via della troppa soggettività nel giudizio. Seguiamo la linea di altri sport e inoltre siamo convinti che non vedremo più coaching di quanto già ce ne fosse prima”. Su quest’ultimo concetto ha concordato Mats Wilander: “Se i coach dovessero essere autorizzati a parlare con i giocatori, resterete sorpresi perché faranno pochi coaching. Nel momento in cui si potrà fare l’importante è che non diventi troppo articolato e che non si senta l'allenatore urlare da un lato all’altro del campo”.

Le novità nell'ambito del coaching al momento restano relegate al panorama femminile. L’ATP negli ultimi anni in occasione delle Next Gen Finals ha sperimentato la comunicazione via cuffia tra atleta e allenatore, senza riscuotere però troppo successo. Nel circuito maschile l’opinione è divisa: diversi giocatori non sentono la necessità di comunicare con il box durante la sfida. Chi è favorevole invece non è stato convinto dalla cuffia, specialmente per l’obbligo di dover parlare in inglese per questioni televisive, cosa che impone dei paletti a chi è solito comunicare nella propria lingua madre.

Foto Ray Giubilo

Della novità hanno parlato Patrick Mouratoglou e Darren Cahill, due dei coach più importanti nel circuito WTA . Al tema è particolarmente sensibile il tecnico francese che nella finale dello Us Open 2018 era stato coinvolto in una polemica riguardante il coaching. Mouratoglou infatti gesticolò in maniera plateale verso Serena Williams che ricevette un warning. Con un lungo tweet l'allenatore della più giovane delle sorelle ha dichiarato: Allenare è sempre stata la mia vita, il mio lavore e la mia passione. Ho sempre voluto vedere un mio giocatore migliorare, vincere di più e scalare la classifica. Io sono un promotore del coaching in campo perché permette di capire meglio il nostro sport ed è ottimo anche per lo spettacolo. Amo e rispetto le tradizioni, ma voglio anche che il tennis faccia il suo ingresso nell’era della modernità come ogni altro sport - le parole di Mouratoglou che ha poi aggiunto e concluso - Il tennis è l’unica disciplina dove il coaching non viene incoraggiato. Nel 2009 la WTA ha introdotto il coaching in campo ed è stato un successo. Da Dubai 2020 la WTA autorizzerà il coaching dalla tribuna (cosa che di fatto già accadeva) ed è un secondo passo avanti nel riconoscimento della nostra professione”.

Sostanzialmente è della stessa opinione Cahill: Sono vecchio e amo le tradizione però ci stiamo evolvendo come sport e sono a favore di questa regola. Credo la WTA stia facendo una cosa buona portando il coaching nei propri eventi”. Della novità ha parlato anche Simona Halep: “Non so ancora cosa pensare. Sarà interessante perché non ho mai sperimentato nulla di questo tipo quindi sono pronta a provare e poi vedremo”.

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