WIMBLEDON – Clamoroso: la Lisicki mette fine alla striscia vincente di Serena Williams, e lo fa utilizzando le sue stesse armi. E’ il giusto indennizzo dopo tanta sfortuna.
Il comune denominatore arriva dalle lacrime. Il pianto è il simbolo supremo di un’emozione, ma ultimamente si piange per qualsiasi cosa, soprattutto nello sport. L’osservatore deve essere in grado di distinguere le lacrime di “default” da quelle sincere, che sgorgano perché alle spalle c’è una storia. E' così per Sabine Lisicki, la “Bum Bum Bine” del tennis tedesco. A 28 anni dalla rivoluzione di Boris Becker, i tedeschi riprendono a bastonare il Centre Court. Per l’amor di Dio, ci sono stati Michael Stich e i sette trionfi di Steffi Graf, ma Sabine ricorda proprio il grande Boris. E non solo per il soprannome. Dopo 34 successi di fila, ci voleva proprio lei per interrompere la striscia vincente di Serena Williams. Se c’era un torneo in cui l’americana sembrava avere più margine, beh, era proprio Wimbledon. Lo scivolone poteva starci al Roland Garros, non certo sull’erba amica di Church Road. Invece – doppia sorpresa! – Serena ha perso nell’esercitazione balistica contro la Lisicki, che si contende con Tsvetana Pironkova il curioso titolo di “Miss Wimbledon”, ovvero la giocatrice che trova il suo miglior tennis solo a Londra. Nelle ultime tre partecipazioni, la tedesca aveva colto una semifinale e due quarti. Nessuno pensava che avrebbe potuto ripetersi, invece lo ha fatto nel 6-2 1-6 6-4 del Centre Court. Impressiona il modo in cui il risultato è maturato: la tedesca è partita fortissimo, sorprendendo Serenona con le sue stesse armi: gran servizio e un dritto che sembra un’esecuzione. Ma l’americana si era ripresa in tempo: dal 6-2 1-0 Lisicki, Serena ha conquistato nove game consecutivi fino al 3-0 nel terzo. Non sappiamo se esistono statistiche del genere, ma dovrebbe essere la prima volta che Serena Williams perde un match in cui ha vinto nove game di fila.
Sul 3-0 al terzo, nemmeno Paolo Bertolucci si aspettava una rimonta del genere. “Credo che la Lisicki debba stare attenta, altrimenti rischia di prendersi un treno dritto in faccia”. Invece si è ricordata che il suo tennis le consente di giocare a viso aperto contro Serena. La campionessa in carica non c’è abituata. L’esperienza le ha insegnato che, appena aumenta i giri del motore, le avversarie non le stanno più dietro. Invece Sabine ha una cilindrata notevole, le resta in scia anche sui rettilinei. Di solito Serena è una Ferrari contro modeste utilitarie. Sabine, da buona tedesca, è una Porsche. E la Porsche oggi aveva il motore settato meglio. Dal 3-0 è risalita 3-2, poi dal 4-2 ha infilato un capolavoro. Sul 4-3 ha rimontato da 0-40 (clamoroso!), sul 4-4 ha trovato il break decisivo togliendo la Williams dalla sua comfort zone, e nell’ultimo game la testa è riuscita ad avere la meglio su un braccio tremolante, che le ha fatto sbagliare un dritto sul primo matchpoint e commettere un doppio fallo sul punto successivo, concedendo alla Williams una delicata palla del 5-5. Nel momento del bisogno ha ritrovato se stessa e si è potuta sdraiare a pancia in giù sull’erba (quasi) intonsa nei pressi della rete. Le lacrime, dicevamo. Anni fa, la portarono via dallo Us Open su una sedia a rotelle perché si era fracassata una caviglia. Una volta, proprio contro Serena Williams, dovette ritirarsi da un match a Charleston e le pianse sulla spalla, come a chiedere consolazione. Adesso le lacrime sono di gioia e sono sgorgate senza vergogna davanti alle telecamere BBC per l’intervista post-match.
Nei quarti se la vedrà contro Kaia Kanepi e sarà favorita. Sarebbe anche giusto, per tutto quello che ha mostrato nel torneo e come indennizzo alle sfortune avute nel corso degli anni. Da parte sua, Kaia ha avuto un pizzico di buona sorte: poteva uscire già al primo turno, poi si è salvata per miracolo contro Angelique Kerber, mentre negli ottavi ha sfruttato le paure e il tennis adolescenziale di Laura Robson, che si è sciolta nei momenti importanti di entrambi i set. Nel tie-break del primo set si è trovata avanti 5-2 ma ha perso sei degli ultimi sette punti. E’ la quinta volta che la Kanepi raggiunge i quarti di uno Slam (la seconda a Wimbledon), mentre l’ultima britannica tra le prime otto resta Jo Durie, quartofinalista nel 1984. Ma il 1 luglio 2013 resterà, indissolubilmente, il giorno delle lacrime di Sabine. Lacrime vere, con una storia alle spalle.
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