Il romano ha conquistato il secondo turno del Roland Garros battendo al debutto l’ex numero 3 del mondo Marin Cilic

Flavio Cobolli cambia marcia, e cambia anche hobby. Contro Marin Cilic c’è stata poca storia, forse la fatica più grande è stata ritrovare la concentrazione dopo il trionfo di Amburgo. «Ma siamo al Roland Garros, anche se era il campo numero 8 non è difficile trovare le motivazioni», spiega Flavio, che oggi è numero 26 e ha avuto l’onore di un pezzo sul New York Times («Il tennista italiano che avrebbe potuto diventare un giocatore della Roma»). «Non l’ho ancora letto, ma sicuramente è un onore, e un riconoscimento importante per quello che sto facendo». Ovvero trasformarsi da speranza in vincente.
Quest’anno, con Bucarest a marzo e i German Open la settimana scorsa, sono già due i titoli messi in bacheca. Il Cobolli che intervistammo l’anno scorso su il Tennis Italiano aveva come hobby quello di colorare un album, «ma non è durato molto», sorride. «In compenso ne ho trovato uno nuovo: il biliardo. Gioco a 8 e 15 con i soci del Parioli, ma sul Tour non trovo nessuno, e un po’ mi manca. Così mi rifaccio giocando a Lupus, un gioco di carte». E noi che eravamo rimasti al Burraco. E come funziona Lupus? «Vince il più furbo». Ottimo allenamento tattico, pare di capire.