Ospite al podcast “Tintoria” – in una puntata registrata il 29 gennaio – il tennista romano si è raccontato a 360° parlando di quello che succede sul campo da gioco e non solo

Foto di Paul Zimmer

Che Matteo Berrettini fosse un grande intrattenitore lo si sapeva, e ne ha dato una bella dimostrazione durante l’ultimo episodio pubblicato del podcast “Tintoria“. La puntata, diffusa oggi ma in realtà registrata il 29 gennaio, vede protagonista il tennista romano che si racconta a 360°, tra momenti più seri dove parla di sé e aneddoti divertenti fuori dal campo. Uno dei passaggi più interessanti e profondi è quello dove Berrettini ha parlato di come l’avversario più difficile da affrontare sia sé stesso, nonostante su questo stia lavorando molto. “La persona che odio di più quando gioco sono io, ma devo imparare a perdonarmi di più. Gli sport con le racchette sono gli sport delle scuse, ma a me hanno insegnato che gli alibi nel tennis non esistono, devi essere un robot”.

Il tennista romano ha poi parlato della Coppa Davis – considerando che la puntata è stata registrata il giorno in cui c’era stato l’invito al Quirinale da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – sottolineando ancora una volta come sia un “uomo spogliatoio”. “Io guardo sempre al bene comune, sono un grande uomo squadra. Tratto gli altri molto meglio di come tratto me stesso. E credo che questo essere così duro con me stesso mi abbia portato a certi livelli, quindi ho paura a lasciare andare quella parte di me”. Su questa falsa riga ha poi parlato di come tutti i giocatori siano interessati a vincere, indipendentemente da quanto lo mostrino sul campo da gioco. “Non c’è nessun tennista a cui non importa di vincere, ci sono tanti sacrifici da fare e se non ci tieni più alla fine smetti”.

Infine un passaggio interessante, tra il serio e il faceto, è stato il racconto di come funziona il controllo antidoping. Berrettini ha infatti spiegato per grandi linee il metodo dei “Whereabouts”, ovvero la necessità di comunicare sempre la loro posizione per essere a disposizione di eventuali test da svolgere da parte dell’antidoping. “Siamo all’inizio dell’anno e ho già fatto quattro test, in un anno all’incirca ne farò più o meno una trentina”. Il racconto è intervallato, come si diceva, da alcuni momenti più simpatici – come quando racconta di aver provato a “rubare” la playstation durante la Coppa Davis – e che raccontano l’altro lato di Berrettini che viene fuori solamente in alcune occasioni. Un’ora e mezza di puntata che può essere un piacere ascoltare, per scoprire qualcosa di più del tennista romano.