Marco Caldara - 31 May 2016

La trasparenza della nuova ITF di Mr. Haggerty

In un’intervista col New York Times, il presidente dell’ITF David Haggerty ha discusso la grande priorità a breve termine del suo mandato: trasparenza. Probabile cambio della policy sulle sospensioni per doping, e ulteriori controlli a giocatori (e arbitri!) nei tornei minori. E su Davis e Fed Cup…

Trasparenza. Una parola che si sente sempre più spesso, anche nel piccolo mondo del tennis, scosso prima dal caso scommesse e poi dalla questione meldonium di Maria Sharapova, che a quasi tre mesi dall’annuncio-shock è ancora avvolta nel mistero. Lei si gode il periodo senza tennis come fosse in vacanza, la squalifica tarda ad arrivare (rumors recenti parlano di un "ban" dai 12 ai 18 mesi) e la Russia spera di poterla arruolare per le Olimpiadi di Rio De Janeiro. L’aspetto positivo dei due casi che hanno scosso il sistema-tennis è proprio quello di aver aperto gli occhi alla gente e pure agli organi che lo governano, che – ormai è innegabile – troppo spesso hanno agito in libertà evitando ogni forma di comunicazione al pubblico. La speranza è di non dover più assistere a casi come il “silent ban” di Marin Cilic, che tolgono credibilità all’intero ambiente (anche se Varvara Lepchenko…), e che il tennis possa diventare via via sempre più trasparente. È proprio questo il primo grande obiettivo di David Haggerty, che lo scorso settembre ha preso il posto di Francesco Ricci Bitti (di cui era il vice) sulla poltrona dell’International Tennis Federation, bruciando per un pelo la concorrenza di Juan Margets, Rene Stammbach e Anil Khanna nelle elezioni di Santiago Del Cile. Lo statunitense ha subito avuto le sue belle gatte la pelare, ma gli scandali di quest’anno hanno contribuito indirettamente a consegnargli una responsabilità ancor più importante. Il tennis chiede trasparenza, e la sua ITF e tutti gli altri organi che lo comandano – ATP, WTA e i quattro Slam – gliela vogliono dare, come Haggerty stesso ha raccontato a Parigi in una chiacchierata con Christopher Clarey del New York Times.

NUOVA POLICY NELL’ANTI-DOPING
Ho iniziato il mandato con tante idee e un programma ambizioso – ha detto il 59enne americano, già presidente della USTA – e la buona notizia è che le ambizioni ci sono ancora. Abbiamo già affrontato tante sfide, ma ci hanno aiutato a crescere, ci hanno unito e reso più forti”. Il primo cambiamento importante dovrebbe riguardare il tema del doping, con una modifica dell’attuale policy. Secondo Haggerty è giunta l’ora di annunciare le sospensioni provvisorie già dopo che un giocatore fallisce un test anti-doping, e non più aspettare le contro-analisi (ovviamente solo se positive) per dare l’informazione. Nella situazione attuale – in cui per precauzione i giocatori vengono tacitamente fermati prima dell’annuncio della sospensione – c’è il rischio di speculazioni, di dubbi. L’esatto opposto di ciò che vuole l’ITF. “Così facendo c’è una sorta di mistero, la gente inizia a fare delle supposizioni. Credo che gli organi del tennis debbano trovare un accordo per rendere tutto pubblico e annunciare le sanzioni provvisorie, così da mostrare al pubblico che non c’è l’intenzione di nascondere o insabbiare nulla”. Haggerty ha parlato anche del caso di Rafael Nadal, che dopo la querela all’ex Ministro dello Sport francese Roselyn Bachelot ha chiesto all’ITF di rendere pubblici tutti i suoi test anti-doping. “Ci sono degli aspetti legali da considerare, servono un sacco di autorizzazioni e la cooperazione di tutti gli organi che si occupano dei controlli, come le agenzie nazionali. È facile a dirsi, molto più difficile a farsi. Lui lo può fare, può dare tutte le informazioni che vuole. Ma noi no”.

FED CUP A 16 SQUADRE E FINAL FOUR?
Riguardo al tema dell’anti-corruzione, invece, il presidente ha spiegato che l’ITF ha intensificato i controlli a livello Futures, dove è stato riscontrato il maggior numero di incontri sospetti. Più occhio ai giocatori, con la possibilità (futura) di avere tutti gli incontri in livestreaming, e più controlli anche agli ufficiali di gara, dopo i casi dello scorso anno, con la squalifica di due giudici di sedia e delle multe ad altri quattro. Tuttavia, doping e scommesse non hanno spostato l’attenzione di Haggerty dai suoi due cavalli di battaglia. Li ha ribaditi anche al microfono di Clarey, confermando la volontà di allargare nel 2018 le partecipanti al Gruppo Mondiale di Fed Cup, passando dalle 8 attuali a 16 (sembra semplicissimo: basta unirlo al World Group II) e di rilanciare una Final Four in sede unica, anche se i precedenti – quattro anni fra 2000 e 2004 – non furono proprio un successo. Stesso discorso per la Coppa Davis: le partecipanti al tabellone più importante sono già 16, quindi nessuna crescita, mentre l’idea della Final Four resiste, anche per generare un maggiore indotto economico, visto che la competizione è la principale fonte d’incassi dell’ITF. Ma a quanto pare la proposta ha incontrato un po’ di resistenza, tanto che l’unico cambiamento possibile a breve termine sembra quello di far disputare la finale in una sede neutra, cercata e allestita direttamente dalla Federazione Internazionale. Poca roba, ma pur sempre un primo passo. In un sistema storicamente molto restio ai cambiamenti.

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