A Wimbledon nel 2012, Sara Errani dovette aspettare tutta una notte prima di giocarsi un match point, ma poi vinse senza tirare nemmeno un colpo

Il tetto sul centrale del Foro Italico arriverà: fra un anno e mezzo, forse due, ma arriverà. Un tetto retrattile, sullo stile dei due di Wimbledon e del Roland Garros. All’interno di un processo di riqualificazione di tutto il parco che è già iniziata, che comprenderà anche una ristrutturazione dello Stadio Olimpico – che oggi, a fianco della nuova straordinaria zona dello stadio dei Marmi sembra davvero un… ecomostro – e che ha subito un’accelerazione dovuta alla necessità di presentare gli impianti italiani in maniera accettabile all’appuntamento degli Europei di calcio del 2032. Tempi e modi saranno annunciati fra non molto, ma l’importante è sapere che di giornate come quella di oggi, con la programmazione a rischio, o comunque ritardata di tre ore, non ce ne saranno più tante. Avere un tetto sulla testa, e magari spazi coperti per il pubblico per evitare infreddature ai malcapitati spettatori, è il passo decisivo che gli Internazionali devono compiere per diventare definitivamente grandi. Magari non come uno Slam, ma non troppo distanti. Diciamo in un ordine di grandezza comparabile.
E fatto il primo passo, di coperture ne potrebbero arrivare altre. Evitando così episodi come quelli di oggi, con Lorenzo Musetti costretto ad aspettare tre ore prima di giocare il match point contro Daniil Medvedev, il punto che lo separava dal suo primo quarto di finale a Roma. Si può consolare: a Sara Errani nel 2012 a Wimbledon capitò di dover aspettare una notte intera, con il match point a favore sotto il cuscino. Però il giorno dopo vinse letteralmente senza colpo ferire: Coco Vandeweghe, che era al servizio, esalò un doppio fallo, e a Sarita non rimase che stringerle la mano.