A Federico Cinà non è bastata una buona prova per regalarsi la prima vittoria della sua carriera al Foro Italico

A volo di drone, il Foro Italico di questi tempi rimanda a un brulicare di gesti solo apparentemente simili, in realtà diversi tra loro. Così da azzardare che nel pianeta tennis sopravvivono felici tanti modi di colpire quanti sono i praticanti, ognuno a caccia di un proprio stile di gioco!
La stessa personalità tattica che da qualche tempo va maturando nel giovane Federico Cinà, ultimo frutto di un orto ubertoso che non finisce di regalare delizie al tennis nostrano e a quello mondiale. Tanto da meritare un occhio di bue tutto per sé e mostrare al mondo progressi innegabili nel ritmo da dietro e nella profondità di palla. Oggi, nel fragoroso canto d’amore della Grand Stand Arena, Pallino ha gratificato la spinta dei colpi assestando a Mariano Navone perfetti attacchi in controtempo e smorzate spaccagambe di ottima fattura. Peccato che tutto si sia esaurito alla metà del set iniziale e che il resto si sia ingarellato in un braccio di ferro fatto di scambi potenti e razzi ai piedi, modulo tattico di cui l’argentino è maestro.
Va detto, tuttavia, che al di là dei risultati, il cammino del giovane siculo da Miami a Roma, passando per Madrid, racconta di un outsider in forte crescita.
Di lui ho scritto diverse volte e altre mi accingo a farlo. Non mi candido a suo biografo, spero soltanto che trovi la sua zona di comfort nel tennis variato messo in atto con profitto a inizio match lasciando l’altro ai nostalgici del modello spagnolo. Un modo per distinguersi anche nelle immagini a volo di drone.

