SERENA VOLEVA DARE UNA SECONDA CHANCE
L’idea dell’incontro, inizialmente pensato per i giorni antecedenti la festa del Ringraziamento, è saltata per gli impegni di Serena ed Ellison, entrambi in Asia ma in regioni diverse. Da lì, la scelta di Moore di rompere il ghiaccio con una telefonata. “Abbiamo parlato di un sacco di argomenti, poi le ho spiegato quanto sarebbe stato importante per noi un suo ritorno, quanto Larry ci tenesse ad averla a Indian Wells, ma voleva sentirselo dire da lui”. Ne hanno parlato tutti insieme il mese seguente, in una conference call terminata con una promessa verbale: “ci sarò”. Serena disse che avrebbe annunciato lei stessa la notizia dopo l’Australian Open, e così è stato direttamente dall’Argentina, dove era impegnata in Fed Cup la settimana successiva al trionfo a Melbourne, con una lettera al Time Magazine corredata da un video. “Per noi – chiude Moore – avere di nuovo serena è fantastico. Un torneo come il nostro, senza le due più forti giocatrici americane in attività, perdeva una buona fetta di potenziale. L’assenza delle Williams era sempre uno dei feedback negativi che ci arrivava dagli appassionati. Ma non chiamateci vincitori. L’unica vittoria è di Serena: ha preso lei la decisione di chiudere questo difficile capitolo”, o, come scritto da lei stessa, di ‘creare una nuova storia’. In tutta la vicenda, al dì là della trattativa a quattro (Ellison e Moore da una parte, Serena e Smoller dall’altra), ha giocato un ruolo fondamentale Stacy Allaster, già intermediario anche negli anni di gelo, senza mai giungere a un risultato. Stavolta la differenza l’ha fatta la voglia di Serena di dare a Indian Wells una seconda chance. Secondo Smoller, ha contribuito in maniera importante l’intervento della WTA a favore delle Williams nella questione fra le statunitensi e Shamil Tarpishev, ex capitano russo di Fed Cup, che in una trasmissione televisiva le definì poco simpaticamente “i fratelli Williams”. La netta presa di posizione della Allster, che lo squalificò per un anno, è servita a far sentire a Serena tutto il supporto nei suoi confronti di un ambiente che in passato le era spesso risultato ostile, e ha poi giocato un ruolo di rilievo anche nella vicenda Indian Wells. “Sono onorata – ha detto la Chairman Executive Officier WTA – del ritorno di Serena al BNP Paribas Open. È una grande notizia per coloro che andranno a vedere il torneo, ma anche per gli appassionati di tutto il mondo. È stata una sua decisione al 100%, è una campionessa speciale, una vera leader”.
VENUS E PAPÀ RICHARD NON LA SEGUONO
Quando, nella prima settimana di febbraio, Serena ha annunciato il proprio desiderio di tornare a calcare i campi del primo Premier Mandatory della stagione, Carlos Fleming, agente di Venus Williams, ha comunicato che la sua assistita non aveva intenzione di seguire la sorella minore. Ma come mai? Fra le due, sicuramente Venus potrebbe essere la più scossa dalla vicenda di quindici anni fa, visto che fu il suo ritiro in semifinale a scatenare un polverone che poi ha influenzato anche la carriera della sorella. Ma se Serena ci ha messo una pietra sopra, potrebbe farcela anche lei. “Speriamo di riavere un giorno anche Venus e Richard Williams – ha detto Moore. Mi piacerebbe parlare con lui davanti a un buon bicchiere di vino”. In effetti, senza il ritorno del padre e della sorella, quella loro e di Serena è una vittoria a metà. Delle tre persone coinvolte dai fischi del 2001, solo lei ha deciso di tornare. Il torneo ha vinto lo stesso, visto che si è ripreso la più forte del mondo, ma a quanto pare né Ellison né Moore hanno provato a prendere contatti con Venus – che al momento è la seconda miglior statunitense nel ranking mondiale – e papà Richard, probabilmente il più difficile da convincere. Non ci vuole molto a capire come mai Serena abbia ricevuto un trattamento diverso, ma in questo caso gli interessi del torneo avrebbero dovuto influire meno. Una chiamata a Venus sarebbe costata ben poco, mentre il mancato invito rimane una macchia (si spera non indelebile) su una questione dal valore immenso. Dopo quattordici anni di discussioni la prima parte della riconciliazione è completa, ma, per chiudere definitivamente uno dei capitoli più brutti dell'ultimo ventennio di tennis, ne manca una seconda. Altrettanto importante o forse anche di più.



