LA DEDICA PER LA NONNA DINA
Quando sul 6-2 0-1 ha mancato quattro palle-break per smuovere la partita, e nel gioco seguente è stato lui a concederne due, il finale era meno lontano di quanto dicesse il punteggio. Invece Matteo ha rifiutato una ‘scoppola’ che sarebbe comunque stata comprensibile e ha reagito con coraggio, cuocendo l’avversario a suon di vincenti. Ha lasciato da parte le paure del primo set e ha corretto il tiro: meno fretta, meno disordine e soprattutto un rovescio andato in crescendo, a cancellare tutte le certezze di Giraldo. Il colombiano ha capito subito che per fargli male doveva pressarlo dalla parte sinistra, ma lui non ha fatto una grinza. Ha provato a tenere campo il più possibile, e quando è arrivata la fiducia sono arrivati i vincenti anche da quella parte. Con sette game di fila ha girato la partita salendo di un break al terzo, come se fosse lui il top 50 a dare la paga al giovane di turno, e poi si è difeso con i denti, rispondendo con una continuità incredibile e accendendo un Centrale via via sempre più caldo. Giraldo l’ha riacciuffato, ma mentre si sentivano i boati del lontano Campo 1 per il tie-break vinto da Fabbiano contro Rublev, Matteo ha continuato a spingere e ha allungato ancora, gestendo le ultime fasi da campione. Sul 5-4 30-30 ha sparato un gran vincente di diritto, e quando nel punto successivo la palla di Giraldo è terminata lunga, è iniziata la festa: racchetta al cielo, mani alle orecchie per godersi l’esplosione di gioia del pubblico e poi braccia aperte a raccogliere l’abbraccio più gustoso della sua breve carriera. “Sono felicissimo di aver giocato un gran match contro un top 50", ha detto sorridente e rilassato nella sua prima conferenza stampa, davanti a una cinquantina di cronisti accorsi per conoscerlo meglio. "Come sempre, la dedica è per mia nonna Dina, che mi ha sempre sostenuto e appoggiato nei momenti difficili”. Un pensiero, ovviamente, anche per coach Massimo Puci, che a 16 anni l’ha accolto nella sua Bra e ha puntato forte su di lui, sistemandogli il servizio sino a renderlo un colpo importante.
ANDY MURRAY COME MODELLO
Peccato per l’assenza della copertura televisiva: la vittoria che potrebbe lanciare la potenziale nuova stella del tennis azzurro l’avrebbe meritata. Tuttavia, Donati se l’è guadagnata al 100% per il secondo turno, quando misurerà le sue ambizioni contro Tomas Berdych, uno che ha vinto il suo primo Masters 1000 quando lui aveva appena dieci anni. “Spero di riuscire a dare il meglio, per capire cosa mi manca per stare costantemente a questi livelli. Sicuramente so di dover lavorare dal punto di vista fisico, i giocatori che frequentano questi tornei sono tutti grandissimi atleti. Ci sto lavorando, e sento di essere sulla giusta strada”. Sicuramente, ne ha percorsa parecchia da quando seguiva il fratello maggiore Marco in un circoletto di provincia, dove è nato l'amore per la racchetta. “Poi lui ha smesso dando priorità agli studi, io ho deciso di continuare e concentrarmi solo sul tennis”. A quanto pare ha fatto bene, provando a seguire le orme di un modello particolare. Non Roger Federer, non Rafael Nadal e nemmeno Novak Djokovic, bensì Andy Murray. “Mi piace molto guardare le sue partite, e cerco di ispirarmi a lui sia nel modo di giocare sia in quello di gestire gli incontri”. Probabilmente lo seguirà anche stasera nella finale di Madrid, per immagazzinare qualche idea utile a impensierire Berdych il più possibile. Per il momento, tuttavia, il match col ceco può aspettare. Adesso è l’ora di godersi una grande vittoria, l’immediata popolarità e le prime interviste importanti. Conoscendolo, difficilmente si monterà la testa. Sa che questa vittoria deve diventare un punto di partenza, e molto probabilmente lo sarà.
MASTERS 1000 ROMA – Primo turno
Matteo Donati (ITA) b. Santiago Giraldo (COL) 2-6 6-1 6-4



