
Quello del passaggio dall’attività juniores al mondo del professionismo è uno step molto delicato in tutti gli sport, che spesso costa caro a tanti talenti. L’obiettivo di Murray è di dare una mano ai giovani, mettendo al loro servizio l’enorme esperienza maturata facendosi largo fra le difficoltà del mondo del tennis. “È un aspetto che mi ha sempre interessato – ha detto l’ex numero 1 del mondo, che dovrebbe tornare in campo a Brisbane –, e mi piacerebbe lavorare con i migliori atleti del Regno Unito, per aiutarli nel passaggio da juniores a professionisti, e poi seguirli nel loro percorso. Io ho firmato per la prima compagnia di management a 12 o 13 anni e lo trovo una cosa ridicola. A quell’età si è davvero troppo giovani, e certe pressioni vanno evitate. I miei genitori non avevano particolare esperienza nel gestire certe situazioni, e può diventare un problema firmare certi contratti che magari vanno contro anche ai propri interessi personali. Cose che si possono evitare avendo accanto a sé le persone giuste”. Come accennato, l’intenzione di Murray è quella di assumere un ruolo da consulente, per determinate decisioni e non solo. “Se ci sono delle scelte – ha aggiunto – che gli atleti, i loro famigliari o le persone accanto a loro vogliono discutere con me, io sono a disposizione. Non ho intenzione di imporre le mie idee, ma discuterne. Spesso le persone che lavorano nelle agenzie di management non sono stati degli atleti professionisti, e per questo penso di poter dare qualcosa in più”.

L’attenzione di Murray non è incentrata solo sul tennis, ma su tutti gli sport. “Ne abbiamo osservati tanti, perché per capire uno sport ci vuole tempo. Ci auguriamo di poter aiutare atleti di tante discipline diverse”. Murray non ha selezionato i suoi primi tre atleti solamente in base ai risultati sportivi, ma anche all’impegno scolastico, puntando su ragazzi che hanno ottenuto ottime valutazioni anche nei rispettivi percorsi di studi. “Nello sport ci sono cose che non riguardano solamente la performance, ed è importante anche avere una buona educazione, che possa tornare utile anche per il post-carriera. Se potessi tornare indietro dedicherei più tempo alla mia educazione, ed è perciò qualcosa che vorrei trasmettere agli altri, consigliando agli atleti di prestare attenzione anche a questo aspetto”. L’attività manageriale si aggiunge agli impegni del 30enne di Dunblane sui campi di tutto il mondo e con la sua famiglia, che di recente l’ha visto diventare padre per la seconda volta, ma anche alla sua fondazione benefica e all’hotel di lusso Cromlix, di cui è proprietario. “Fra le mie attività – ha detto – questa è l’unica, al di fuori del tennis, in cui mi vedo una volta finita la mia carriera. Ed è per questo che ne sono davvero interessato”. Lo conferma il fatto che voglia dedicarci tempo da subito, senza aspettare il giorno in cui appenderà la racchetta al chiodo. “Negli ultimi mesi mi sono concentrato molto sull’obiettivo di tornare in forma, ma credo sia importante anche fare cose al di fuori del proprio sport. Per tenere fresca la mente”.


