Un cameraman diverso da tutti gli altri e speciale: ecco la storia di John Turturro

John Turturro lo conosciamo per i suoi fantastici ruoli nei film dei fratelli Coen – a partire dal ‘Jesus’ de ‘Il Grande Lebowsky’ – ieri sera abbiamo scoperto la sua passione per il tennis. Anzi: per il tennis ripreso nell’insolita veste di cameraman.
«Era un po’ che vedevo che si agitava e guardava verso di me», racconta divertito Fabrizio Fornasiero, il mago italiano della telecamera che tante volte ci fa da ‘occhio’ nei match del circuito e degli Slam. «Così gli ho fatto cenno di raggiungermi. Quando è arrivato ha iniziato a farmi tante domande, e si è stupito moltissimo che noi avessimo a disposizione lo zoom. Nel cinema si lavora a ottiche fisse, quando c’è bisogno di cambiarla si ferma tutto il set e poi si riprende dopo aver fatto mille prove. Noi dobbiamo gestire diversamente la situazione. A volte chi lavora nel cinema ci guarda un po’ dal basso in alto, ma non John, che si è rivelato molto simpatico e ha subito voluto sapere chi ero e come mi chiamavo».
Dell’arrivo del divo in postazione era stata ovviamente avvertita la regia, che ha ‘guidato’ Turturro nella sua nuova veste. «Gli ho detto di mettere la cuffia, percè dove va sentire le indicazioni del regista ed è rimasto sorpreso: mi ha detto, scherzando, che lui i registi non li ascolta mai… E’ stato buffo anche quando ha dovuto mettere gli occhiali: ‘Altrimenti non vedo nulla!’. E si è reso conto che seguire il gioco non è affatto facile, se non hai esperienza. Ma per un game e mezzo è stato lui dietro la telecamera, e io gli davo qualche consiglio».
Dalla tribuna, dove era ospite del Presidente della Usta Vahaly, sua moglie intanto ha continuato a scattargli foto. «Era come dentro una bolla, isolato da tutto. Tanto che ho dovuto dirgli di non scappare subito ma di aspettare il cambio di campo per non disturbare il gioco. Quando ha capito che ero italiano ha abbozzato anche qualche parola nella nostra lingua, poi è andato via, senza aspettare la fine della partita». Inquadrare qualche sequenza del Grande Jannik deve essergli bastato.

