A Flushing Meadows si sta rivedendo la versione migliore della giocatrice nipponica, e la sfida contro Muchova di questa notte potrà dare ulteriori conferme in questo senso

Foto Ray Giubilo

NEW YORK – Naomi è tornata? Forse, probabile, chissà, speriamo di sì. Che al tennis femminile di alto livello manchi una personalità come quella della campionessa giapponese, vincitrice di quattro Slam tra il 2018 e il 2021 (due qui a Flushing Meadows e due in Australia), è certo. Il carisma di Osaka, il suo tennis potente e spettacolare, il suo essere “personaggio” interessante e mai banale aumenterebbero notevolmente l’interesse attorno al circuito WTA. In questa ottica, il suo ritorno nei quarti di finale in uno Slam dopo quattro anni (e finora, ogni volta che è arrivata così lontana, ha poi vinto il torneo) è sicuramente un segnale importante, ma ancora non basta. Negli ultimi anni, di Osaka si era parlato più dei suoi guai e della capacità di non tacere i problemi che possono affliggere anche i campioni, come la depressione e l’ansia, che dei suoi risultati. «Quando vinco non sono felice e quando perdo mi sento tristissima – aveva dichiarato a fine 2021 prima di prendersi una pausa di riflessione dal tennis – ho una sorta di ansia sociale: i giornalisti sono gentili con me, ma ho timore di parlare ai media, vengo travolta da sensazioni negative». Poi, nel luglio di due anni dopo, l’arrivo della piccola Shai, nata dall’unione con il rapper statunitense Cordae, e nel 2024 il difficile ritorno in campo. «Quando sono tornata, volevo che tutto accadesse molto rapidamente – ha detto recentemente – e le cose non sono andate bene. E’ stato fondamentale smettere completamente di pensare ai risultati e cercare di concentrarmi solo su ogni singola partita, e ora va molto meglio». Quest’anno la finale ad Auckland, persa per infortunio dopo aver vinto il primo set contro Tauson, tanti alti e bassi, poi un mese fa la svolta: prima la separazione con Mouratoglou e l’arrivo come coach di Tomasz Wiktorowski, ex allenatore di Swiatek, quindi, durante il torneo di Montreal, il successo contro Samsonova nel secondo turno, ribaltando una partita ormai persa, con due match point annullati. «Da allora ho iniziato a pensare che tutto fosse possibile: devi solo imparare a sorridere sempre».
A 27 anni, con il suo nuovo look, infantile e molto particolare, ricco di fiocchetti e pizzi – sembra si chiami “Lolita Goth” – felice di sfoggiare quell’orribile pupazzo Labubu, ogni partita diverso – l’ultimo l’ha ribattezzato “Althea Glitterson”, in onore di Althea Gibson – Naomi sembra aver ritrovato finalmente la voglia di giocare a tennis. «Mi sento davvero rilassata, per niente stressata – ha detto dopo aver battuto Gauff – ricordo che due mesi dopo aver dato alla luce mia figlia, ero sugli spalti a guardare Coco vincere questo torneo. Volevo solo avere l’opportunità di tornare qui e giocare. Questo è il mio campo preferito al mondo ed essere ancora in gara significa molto per me. E poi questa stagione è già nettamente migliore rispetto al 2024 (un anno fa di questi tempi era numero 88 nel ranking, nda) ora mi interessa soltanto diventare una tennista migliore, imparando da ogni partita. E poi sorridere e divertirmi, naturalmente».
Ex numero 3, alla vigilia del torneo era risalita al 24° posto della classifica ma l’exploit agli Us Open le consentirà di rientrare tra le prime venti. Nei quarti è attesa dalla sfida con Karolina Muchova, che gioca un bellissimo tennis e che l’ha battuta un anno fa proprio su questi campi (6-3 7-6, il conto totale è di due successi per parte). «Karolina è una delle tenniste più talentuose in circolazione – le parole di Osaka – si muove molto bene e fisicamente è davvero forte. Sarà una gran bella sfida per me». E capiremo davvero se Osaka è davvero tornata tra le grandi.