La giocatrice polacca guarda con fiducia al cammino che potrebbe realizzare a Wimbledon. E non manca di scagliarsi ancora una volta contro il calendario sempre più fitto

Iga Swiatek è reduce dalla sua prima finale disputata sull’erba, arrivata questa settimana nel WTA 500 di Bad Homburg dove si è dovuta arrendere a Jessica Pegula per 6-4, 7-5. Nonostante la sconfitta, la giocatrice polacca può dirsi sicuramente soddisfatta del suo cammino, considerando che l’erba è sicuramente la superficie dove si trova più in difficoltà. Il suo miglior risultato a Wimbledon sono i quarti di finale raggiunti nel 2023, e per questo che il suo cammino a Bad Homburg può essere un passaggio chiave in vista del torneo. Nella conferenza stampa di presentazione del torneo che si è tenuta questo pomeriggio, Swiatek ha parlato proprio delle sue sensazioni dopo queste settimane di preparazione. “Credo che il mio livello sia migliore rispetto agli scorsi anni. Avere avuto la possibilità di aver giocato qualche partita prima di Wimbledon, come nel 2023, è utile. Ho giocato contro le migliori giocatrici del mondo, sicuramente aiuta molto”.
Adattarsi a giocare sull’erba non è sicuramente tra le cose più semplici nel tennis, considerato il numero piuttosto basso che si disputa su questa superficie e le peculiarità che la stessa richiede. Interpellata su questo punto, e sui miglioramenti che ha registrato nell’ultimo periodo, Swiatek ha fornito il proprio punto di vista. “Non credo che ci sia stato un cambiamento di 180 gradi da parte mia, non direi che ora funziona tutto alla perfezione, è ancora una superficie difficile. Ogni anno però hai più esperienza e sembra un po’ più facile, oltre al fatto che hai più tempo per crescere come giocatrice. Dipende molto anche dalla fiducia che hai in quel momento, non puoi tirarti indietro, qualsiasi colpo che permette al tuo avversario di avere più tempo è probabilmente quello che ti farà perdere lo scambio”.
Un ultimo punto riguarda, infine, il delicato tema della salute mentale. Swiatek ha sempre avuto una particolare attenzione in questo senso, e crede che una delle principali problematiche per le giocatrici sia da ricercare nel calendario sempre più fitto. “Ognuno ha problemi diversi oppure vede problemi in cose diverse. Ma per me, penso che la programmazione sia davvero troppo intensa. Per me non ha senso giocare più di venti tornei in un anno, ma a volte devi sacrificarti, come per i WTA 500 ad esempio, perché altrimenti sarebbe uno zero in classifica. Queste regole e questi obblighi credo siano solo fonte di maggiore pressione per noi. La gente probabilmente guarderebbe anche più tennis se giocassimo di meno, la qualità sarebbe migliore e anche la costanza. Ma il tennis è uno sport difficile in generale, ogni settimana si ricomincia dall’inizio.”.