“Dai primi risparmi, ai guadagni di oggi”, coach Tartarini rivela l’evoluzione del suo allievo

PARIGI – Lei allena Lorenzo da quando aveva 8 anni, e ora è un campione da Top Ten. Ma ogni tanto trovate il tempo per riflettere insieme su quello che avete fatto, in questi quindici anni di sodalizio? «Capita, magari a cena – e si spalanca il sorriso soddisfatto di Simone Tartarini, coach storico di Musetti – cominciano ad affiorare i ricordi, per esempio quando agli Open d’Australia dormivamo nello stesso letto per risparmiare… Lui era junior, poi con i primi soldi ci siamo presi i nostri spazi. Per Lorenzo sono stato zio, papà, fratello, allenatore, lui ha sempre creduto in me. Anche nei momenti difficili il nostro rapporto non è stato mai messo in discussione, però a me non piace il burraco, io gioco solo quando ci sono soldi in palio…». Nelle vittorie di Musetti, per fortuna sempre più frequenti, c’è la mano di questo simpatico coach, barba sfatta e sorriso aperto, sempre disponibile al confronto, nativo di Pietrasanta ma ligure di adozione, al fianco del ragazzo di Carrara (il suo unico allievo) lungo tutta la sua carriera. «Il passaggio dai successi giovanili al professionismo non è stato facile – ricorda Tartarini – poi a Roma, quando battè Wawrinka e Nishikori (era il 2020, nda) ho avuto la sensazione di avere per le mani un possibile campione. L’emozione più grossa? Forse il terzo posto alle Olimpiadi, guadagnato in un tabellone molto complicato, una medaglia è una cosa che resta per tutta la vita».
La partita con Tiafoe è stata un’altra battaglia, vinta di forza e di volontà. «Da un mese e mezzo Lorenzo sta giocando quasi ogni giorno, ha fatto solo semifinali e finali, il torneo di Madrid è stato faticosissimo, è molto stanco a livello nervoso. In questa partita poi era il favorito, e questo gli ha messo pressione, è stato bravissimo a vincere un terzo set giocato in modo orribile, reagendo alla grande sul 5-5 15-30, servendo bene nel momento decisivo. Poi nel quarto, come già gli era successo contro Navone e Rune, ha alzato ancora il suo livello, come solo i campioni autentici sanno fare. Però ripeto, le energie nervose cominciano a scarseggiare. Fortunatamente la semifinale è in programma venerdì, e già mi ha detto che domani non vuole neanche toccare la racchetta, riposo assoluto!». La cosa che oggi l’ha soddisfatta di più? «Il fatto che mi abbia dato più retta del solito, non succede spesso, magari gli dico di calmarsi, di non parlare in campo, oggi invece è stato bravo a stare lì con la testa a dimostrazione che un minimo di lucidità l’aveva ancora. Comunque deve stare attento, certe volte è ancora un “cazzone”, nel terzo set quella pallina calciata e finita sul petto della giudice di linea, che gli ha procurato il warning, poteva costargli molto cara».
Si passa a parlare del nuovo servizio («abbiamo modificato il gesto, semplificandolo, ora ha più controllo della palla») e si finisce sul rovescio a una mano, splendido segno distintivo della “diversità” del tennis di Musetti. «Mai pensato di passare alle due mani – dice Tartarini – però ci abbiamo lavorato tanto, da bambino giocava il rovescio solo di taglio. Anche adesso è un colpo molto personale, che gioca con una impugnatura “eastern”, mentre tutti usano la “continental”. Poi ogni tanto si arrabbia, magari quando qualche forte battitore lo mette in difficoltà, “perché non me l’hai cambiato”, mi urla». Caro Tartarini, per fortuna non è successo…