Da qualche anno al Roland Garros si verificano episodi di maleducazione spinta, quando ci sono in campo giocatori francesi, soprattutto sul campo intitolato a Suzanne Lenglen

PARIGI – A un certo punto, inevitabilmente, qualcuno comincia a intonare “La Marsigliese”, l’inno nazionale composto nel 1792 da Claude-Joseph Rouget de Lisle su richiesta del sindaco di Strasburgo, mentre la città era assediata dalle truppe austriache che cercavano di reprimere la Rivoluzione francese. In tanti si associano in coro alla canzone, passano pochi secondi e tutto il pubblico canta, mentre il giudice di sedia tenta invano di far riprendere il gioco. Uno spettacolo che può dare fastidio o no – il nostro Cobolli ha detto di sentirsi caricato dall’inno, uno dei suoi preferiti, mentre giocava – comunque affascinante. Ma il comportamento del pubblico di casa non si ferma purtroppo a intonare “Allons enfant de la patrie…”
Da qualche anno al Roland Garros si verificano episodi di maleducazione spinta, quando ci sono in campo giocatori francesi, soprattutto sul bellissimo campo intitolato a Suzanne Lenglen, il “Pietrangeli” dei tifosi parigini. Il buon Goffin, che nel 2024 aveva detto, dopo aver perso da Mpetshi Perricard, «il tennis sta diventando come il calcio, presto ci saranno fumogeni e risse sugli spalti», quest’anno non è nemmeno venuto. Il cileno Jarry, rievocando la partita di un anno fa contro Moutet, ha parlato della «peggiore esperienza della mia vita, un pomeriggio disgustoso». Quest’anno le cose non sono cambiate, anzi. Con il serbo Kecmanovic, battuto da Halys, nativo di Bondy, la stessa periferia parigina che ha dato i natali a Mbappè, si è passato il confine del buon gusto. «È stato orribile giocare, una sensazione davvero brutta – ha detto Kecmanovic – giocavamo su un campo (il 14, nda) dove sono tutti vicini e tutto rimbomba. Mi hanno pure sputato da dietro. L’arbitro di sedia ha provato a calmare il pubblico, ma che può fare?».
Certo, noi italiani non possiamo ergerci a moralisti, anche il Foro Italico è stato oggetto quest’anno di contestazioni e lamentele da parte di alcuni giocatori (Navone, Mensik, Korda…), senza contare le intemperanze degli scommettori. E poi le cronache dei tempi di Panatta (le monetine lanciate a Borg, Higueras spinto al ritiro, l’abbandono di uno degli arbitri di sedia più conosciuti degli anni Settanta, l’inglese Bertie Bowron) stanno lì a ricordarci le nostre malefatte. L’impressione però è che l’atmosfera del Roland Garros, un tempo piuttosto snob, si sia inasprita troppo negli ultimi tempi, tanto da meritare, secondo il “Daily Mail”, il primato di “tappa più turbolenta e forse più spiacevole del tour”. Un pubblico che si diverte a schiamazzare, che intona coretti insopportabili e gioca a fare la “ola” come se fossimo ancora ai Mondiali di calcio del 1986, e che rende troppo spesso la vita difficile agli avversari dei propri beniamini, sempre che non sia in campo Sinner, troppo più forte quest’anno di Rinderknech e Gasquet per essere anche solo disturbato.
E se Mensik, vincitore di Muller al primo turno, ha preso ispirazione dal gesto di direttore d’orchestra più volte mostrato da Djokovic per rispondere al tifo sciovinista, mentre Fonseca, sostenuto anche qui da una rumorosa “torcida”, ha avuto il buon gusto di non drammatizzare («sono brasiliano, questo tifo non mi impressiona…) e Djokovic ha provato a minimizzare («qui a Parigi, rispetto ad altri Slam, la gente è più rumorosa e appassionata e dà più entusiasmo e più energia al proprio giocatore, è vero. Non è il tipo di ambiente ideale per giocare, ma bisogna essere pronti»), c’è Rune che venerdì si è trovato a discutere platealmente con un tifoso. «Ho messo l’asciugamano nel box e questo ragazzo mi ha urlato contro in modo molto aggressivo – le sue parole – ha cercato anche di afferrarmi. Ho chiesto che venisse portato fuori dallo stadio per tre volte, non è una bella sensazione quando il pubblico diventa così aggressivo». Giusto sottolineare che a fine partita Halys, l’avversario di Holger, ha chiesto scusa per l’atteggiamento turbolento di quel tifoso.
Si è lamentato anche lo spagnolo Munar, da parte sua non proprio un simpaticone, che si è fatto sovrastare da Fils in un’atmosfera straeccitata, naturalmente al “Lenglen”. «Non ho problemi se la gente applaude e grida, sono preparato a questo. Anche in Sudamerica lo fanno in modo pesante, ma questo è sicuramente il pubblico più imbarazzante del circuito. Cantano l’inno dall’inizio alla fine, non importa se questo significa ritardare l’inizio di un game, non ti lasciano servire, continuano a fare cose stupide per disturbarti tra un servizio e l’altro. È bene che i tifosi siano coinvolti, ma questo è un circo». Da parte sua Amelie Mauresmo, direttrice del torneo, si è limitata a rispondere che l’organizzazione è pronta a «cacciare i colpevoli di violenza, senza alcuna tolleranza, ma finora non ci è stato segnalato ufficialmente nulla».
Malgrado tanta gazzarra, agli ottavi di finale dei due tornei di singolare è rimasta in gara solo una rappresentante francese, Lois Boisson, numero 361 del mondo (ma è reduce da un grave infortunio che l’ha costretta a una inattività di nove mesi). Se non si è sfogato abbastanza con la vittoria in Champions League del PSG, il tifo parigino dovrebbe quindi concentrarsi tutto su di lei. Jessica Pegula, prossima avversaria di Lois, si porti i tappi per le orecchie…