di Fabio Bagatella - foto Getty Images
Nel 1996 e nel 1997, prima di diventare professionista, Ivan Ljubicic conquista i suoi primi punti ATP. Entra due volte nel main draw “casalingo” di Umago grazie a due wild cards e supera in ambedue i casi il match d‘esordio. Nel ‘96 usufruisce del ritiro di Carbonell (61) per poi racimolare tre games contro Kuerten (112). L’anno dopo batte Rybalko (346) cedendo poi a Portas (40). Nel frattempo la finale di Wimbledon (nel 1996) e la semifinale agli Australian Open (1997) lo portano sul secondo gradino del ranking juniores mondiale. Il tempo per il grande salto è arrivato.
Il 1998 segna il suo passaggio al professionismo. Inizia giocando nei circuiti minori: si aggiudica due satelliti in Croazia e raggiunge i “quarti” nei Challengers di Varsavia ed Edimburgo. Debutta anche in Coppa Davis. Dopo le due sconfitte contro i finlandesi guida la sua Croazia alla permanenza nel gruppo I Europa/Africa. Porta infatti a casa i tre punti (due in singolare, uno in coppia con Zovko) necessari per superare (3-2) i norvegesi. Conclude la sua prima stagione da pro al 293o gradino del ranking ATP.
Nel 1999 entra per la prima volta nei Top 100. Gli “ottavi” a Monte Carlo (lascia tre giochi a Kafelnikov, 3 per poi racimolarne quattro con Mantilla, 17), la semifinale di Umago (piega tre top 50: Zabaleta, Ruud e Hrbaty ma si ferma contro Norman, 30) e i “quarti” di Singapore (ko contro Tillstroem, 142 dopo aver domato Philippoussis, 22) gli consentono di chiudere una buona stagione come numero 77 del mondo. E’ l’anno anche del suo primo Slam, secondo turno all’US Open (out contro Van Lottum, 88).
Il 2000 non si discosta molto dalla stagione precedente consegnandogli comunque la leadership tennistica croata. I suoi best dell’anno sono le semifinali di Sidney (regola Safin, 24, Martin, 8 e Kucera, 17 arrendendosi al canguro Stoltenberg, 94) e di Baastad (out contro Norman, 2). Batte nuovamente Kafelnikov, 3 (a Marsiglia) che si vendica al primo turno del Roland Garros. Pure l’esordio agli Australian Open e a Wimbledon non sono fortunati: perde subito, rispettivamente contro Sekulov (133) ed O’Brein (192). Alle Olimpiadi di Sidney viene invece fermato al terzo turno da Kuerten (3). Giungono anche i primi buoni risultati in doppio: finale a Umago (con Zovko) e Lione (con Waite). A fine anno è 91o nel ranking mondiale.
Il 2001 lo porta tra i top 50. Raggiunge i quarti di finale in ben sette occasioni: Adelaide, Rotterdam, St Polten, Gstaad, Umago, e soprattutto nei due Masters Series statunitensi di Miami e Cincinnati. In Florida cede ad Agassi (3) dopo aver finalmente avuto ragione della “bestia nera” Norman (6), nell’Ohio impegna Hewitt (5) in tre durissimi set. A Lione si aggiudica il suo primo titolo ATP dove perde solo un set (al tie-break) superando tra gli altri Kuerten (1) e Safin (7) dopo aver annullato al russo anche un match point. In Coppa Davis conduce la Croazia nel Gruppo Mondiale proprio ai danni dell’Italia. Conclude una stagione decisamente positiva al 37o posto della classifica ATP. In doppio bissa (sempre con Zovko) la finale di Umago del 2000.
Nel 2002 si conferma stabilmente tra i primi 50 al mondo. Degni di nota le semifinali di Rotterdam e Gstaad ed i “quarti” ad Adelaide, Dubai, Umago e Tashkent. Sconfigge due top ten: Kafelnikov (4) sul veloce olandese e Ferrero (3) a Roma. Arrivano pure i primi sorrisi all’Australian Open e a Wimbledon: è sempre Ferreira (51) a stopparlo rispettivamente nel terzo e secondo turno. Manca l’acuto stagionale ma i buoni “piazzamenti” gli consentono di finire l’annata non lontano dal top (49).
Il 2003 ricalca molto da vicino la stagione precedente. Sono quattro questa volta le semifinali raggiunte: Milano, Dubai, Bangkok e Basilea (dove si toglie la soddisfazione di superare il beniamino di casa Federer, 3). Da registrare anche i quarti al Foro Italico (fuori contro Mantilla, 47 dopo aver dominato Coria, 16) ed il terzo turno al Roland Garros (suo best di sempre a Parigi). Chiude un’altra annata di buon livello al 42o gradino mondiale.
Il 2004 segna l’inizio della scalata verso i piani alti del ranking ATP. La stagione inizia subito nel migliore dei modi con la finale di Doha (ko contro Escude, 59 dopo aver regolato tra gli altri Grosjean, 10 ed Henman, 11). Giungono poi tre semifinali (due delle quali in tornei Masters Series). Ad Amburgo si arrende contro Coria, 3; a Madrid contro Nalbandian, 10 dopo aver sconfitto ancora Henman, 5 e J. Johansson, 11; a Indianapolis è invece Roddick, 2 a batterlo. Ai Giochi Olimpici di Atene si ferma al terzo turno (ko contro Dent, 28) ma in doppio (con Ancic) consegna alla Croazia una bellissima medaglia di bronzo. Sempre nel torneo di coppia raggiunge la finale a Metz (con Vico). Conclude l’annata al 22o posto del ranking ATP.
Nel 2005 irrompe nei top 10 e regala alla sua Croazia la Coppa Davis. E’ una stagione letteralmente straordinaria: due titoli ATP (Vienna e Metz) nello spazio di 15 giorni perdendo soli tre set (mai il servizio) e la bellezza di sei finali (Doha, Marsiglia, Rotterdam, Dubai, e i due Masters Series di Madrid e Bercy). Sottotono negli Slam (suo best il terzo turno all’US Open eliminato da Gasquet, 13), invincibile in Davis. Tra singolare e doppio si aggiudica 11 dei 12 incontri giocati nella competizione a squadre, solo John McEnroe nel 1982 seppe far meglio con 12 vittorie e 0 sconfitte. Il capolavoro è all’esordio quando a Los Angeles demolisce Agassi (9), guida Ancic nel piegare il doppio dei Bryan ed infine piega nel match decisivo Roddick (3). Arrivano poi le vittorie casalinghe contro Romania (4-1) e Russia (3-2) e l’apoteosi finale a Bratislava contro la Slovacchia. Unica pecca non esser riuscito a dare il punto decisivo per la vittoria finale croata. Sul 2-1 Croazia ha il match point ma perde 4-6 al quinto contro Hrbaty. Dopo aver fatto ad inizio novembre l’ingresso tra i primi dieci del mondo, partecipa al Masters di Shanghai. Esce però nel round-robin: domina Coria (6) ma viene sconfitto da Federer (1) e Nalbandian (12).
Il 2006 rappresenta il picco più alto della sua carriera. Se l’anno precedente è stato straordinario, il 2006 non è da meno. Tre nuovi titoli in bacheca, 2 finali e soprattutto i suoi best anche nei Maior che lo proiettano molto vicino alla vetta dell’ATP. Nei primi sette tornei dell’anno (fino a Monte Carlo) raggiunge sempre come minimo i quarti di finali: urrah a Chennai e Zagabria, finale a Miami (ko in tre tie-break contro Federer, 1 dopo aver schiantato in semifinale Nalbandian, 3) e “quarti” all’Australian Open (suo best di sempre a Melbourne), Marsiglia, Indian Wells e Monte Carlo. A Parigi giunge un altro grande risultato: cede in semifinale al futuro vincitore Nadal (2). E’ il suo miglior risultato in un torneo dello Slam sino ad oggi. Nella seconda parte della stagione le note positive proseguono: bis a Vienna senza perdere un solo set, finale a Bangkok (sconfitto seccamente da Blake, 9) e “quarti” a Gstaad, Cincinnati e Pechino. Il primo maggio per una settimana e a partire dal 14 agosto per due mesi tocca la sua miglior classifica di sempre: numero 3 al mondo. A fine anno si qualifica nuovamente per il Masters ma si ferma ancora una volta al round-robin: piega Nalbandian (7) però si arrende a Roddick (5) e Federer (1). Con un rimarchevole bilancio di ben 61 vittorie in 81 incontri disputati, conclude un’annata indimenticabile al quinto posto del ranking ATP.
Il 2007 non è eccellente come l’anno prima ma gli consente egualmente di rimanere a ridosso dei big. Sono le due pesanti cambiali rappresentate da Australian Open e Roland Garros a incidere negativamente sulla sua annata e sulla sua classifica. A Melbourne cede all’esordio contro Fish (42), a Parigi è invece il nostro Volandri (34) a fermarlo dopo una lunga battaglia al terzo turno. Dopo lo Slam oceanico esce dai top 5, dopo i French Open anche dai top 10 e non vi rientrerà più. Si registrano comunque i trionfi di Doha e ‘s-Hertogenbosch (prima volta sull’erba), le finali di Zagabria e Rotterdam, le semifinali di Miami e Pechino ed i “quarti” di Indian Wells, Vienna e Lione. L’unico top ten sconfitto è Davydenko (3) sul duro olandese. A fine anno limita i danni: è numero 18.
Nel 2008 la discesa continua. Tormentato per buona parte della stagione da problemi alla schiena, i migliori risultati dell’annata sono la vittoria nel Challenger sudafricano di East London e la finale di Zagabria (ko contro la sorpresa Stakhovsky, 209). Degni di menzione pure le semifinali di Doha, Poertschach e specialmente gli ottavi al Roland Garros dove batte ancora Davydenko (4) prima di arrendersi alla distanza al beniamino di casa Monfils (14). Al termine di una delle sue stagioni più magre è molto vicino ad uscire dai top 50 (44).
Nel 2009 il trend negativo s’inverte. Dopo una prima parte di stagione difficile in cui raggiunge comunque tre volte i quarti di finale (Indian Wells, Monte Carlo e Madrid) precipita a fine giugno alla 72a posizione mondiale. Da qui inizia però la ripresa anche alla luce dei pochissimi punti da difendere. “Quarti” a Eastbiourne, Umago, Pechino, Shanghai e nono titolo ATP a Lione dove rispolvera il tennis dei tempi migliori lasciando agli avversari le briciole. E’ capace di sconfiggere cinque top ten (due volte Simon, Del Potro, Tsonga e Verdasco) risalendo il ranking fino al 24o posto di fine anno.
Il 2010 si è aperto alla grandissima. Dopo un avvio così così (fuori contro Karlovic, 39 al terzo turno dell’Australian Open; contro Lacko, 72 al secondo di Zagabria e contro Bennetau, 38 al primo di Rotterdam) c’è stato il cambio di marcia. A Dubai ha superato con autorità Tsonga (11) cedendo nei quarti al futuro vincitore e campione in carica Djokovic (2) dopo essere stato avanti di un set e un break. Ad Indian Wells si è regalato il 10 titolo ATP, il primo Masters 1000 della sua carriera a trentun’anni. In California è riuscito a sconfiggere tre top ten in una settimana: Djokovic (2) negli ottavi, Nadal (3) in semifinale e Roddick (8) nell’ultimo atto. Il recente trionfo gli ha permesso di guadagnare la 13a posizione dell’ultimo ranking ATP.
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