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Riccardo Bisti
17 August 2018

Italia, lo hai fatto per davvero?

Fonti provenienti da Orlando sostengono che la FIT abbia ceduto i suoi 9 voti al fronte del “sì” dopo aver negoziato i diritti TV della nuova Davis su SuperTennis (peraltro subito ufficializzati fino al 2021). Gli indizi portano tutti in quella direzione: fosse vero, sarebbe molto deludente. Anche perché sarebbe bastato poco...

"La Davis va molto bene così da 100 anni, cambiare significa ammazzare la competizione. Sarebbe come modificare un torneo del Grande Slam e farlo giocare in una settimana due set su tre. Non è vero che i giocatori più forti non partecipano alla Coppa Davis. Questa settimana tutti i campioni giocano e tutti i grandi campioni l’hanno sempre giocata. La Davis è speciale, è diversa. Chi la gioca è speciale, perché non è facile stare in campo per giocare tre set su cinque per tre giorni di fila”. Lo ha detto Corrado Barazzutti, capitano della nazionale italiana di Coppa Davis, lo scorso 5 aprile, alla vigilia del quarto di finale contro la Francia. Si erano espressi come lui, utilizzando parole più o meno simili, tutti gli azzurri. Da allora, i pezzi grossi della FIT non si sono più pronunciati sulla questione. Va detto che non sono quasi mai stati stimolati da una stampa intorpidita, o forse poco interessata. Tuttavia, sembrava chiaro che l'Italia fosse compatta e schierata contro l'incredibile proposta Kosmos-ITF, se non altro per ciò che la Davis ha rappresentato (e rappresenta) per il nostro Paese, e perché nessun vertice federale aveva espresso opinioni (favorevoli o contrarie) sulle dichiarazioni di Barazzutti. Come ha spiegato Ben Rothenberg, cronista del New York Times, presente a Orlando, le federazioni possono trincerarsi dietro la segretezza del voto e le singole scelte non saranno rese note dall'ITF. Tuttavia, in tanti si sono esposti con comunicati e dichiarazioni più o meno chiari, più o meno condivisibili.
L'Italia no.
E pensare che la FIT è una delle federazioni più influenti a livello mondiale, visto che aveva a disposizione 9 voti. Soltanto cinque ne avevano 12 (Francia, Gran Bretagna, Australia, Stati Uniti e Germania): l'Italia si trova in seconda fascia al pari di Argentina, Brasile, Canada, Cina, Repubblica Ceca, India, Giappone, Olanda, Russia, Sudafrica, Spagna, Svezia e Svizzera. Prima di avventurarci in calcoli che possono essere molto dolorosi, ecco gli indizi che fanno pensare che la delegazione italiana abbia messo una mortifera crocetta alla voce “Yes” per cambiare la Coppa Davis.


UN'INDISCREZIONE INQUIETANTE
Il primo a parlare di un cambio di rotta è stato il francese Yannick Cochennec, giornalista di grande esperienza (ha lavorato per 20 anni con la storica rivista Tennis Magazine): difficile che la sua affermazione su Twitter, espressa circa tre ore prima della pubblicazione dei risultati, sia priva di fondamento: scrive Cochennec: "Il Portogallo voterebbe a favore della riforma in cambio di poter ospitare l'Annual General Meeting ITF nel 2019 (in effetti è andata così: nel 2019, i delegati si ritroveranno a Lisbona, ndr). L'Italia avrebbe cambiato idea e sarebbe passata a favore. La Federazione Italiana possiede un proprio canale televisivo e avrebbe negoziato la concessione dei diritti TV per l'Italia”.
Detto in termini ancora più crudi, la FIT (forse dopo aver odorato la vittoria del “sì”) avrebbe scelto di concedere i propri voti a Kosmos e ITF in cambio dell'ottenimento dei diritti della Coppa Davis per il canale televisivo SuperTennis. Come è noto, SuperTennis è gestito da Sportcast, di cui la FIT è proprietaria al 100%. Nel 2017, i costi complessivi di Sportcast (di cui SuperTennis rappresenta una percentuale molto alta) hanno raggiunto la cifra di 9.962.569 euro. Visto che gli incassi da terze parti si sono attestati in circa 2.680.000 euro (così suddivisi: 2.084.636 di spazi pubblicitari, 314.715 di servizi verso terzi, più altri ricavi minori), la FIT ha contribuito a portare bilancio in pari (anzi, con un piccolo utile di 3.675 euro) contribuendo per un totale di 7.282.163 euro (73% del totale). Si tratta di cifre importanti: per questo, è legittimo formulare un'ipotesi: in cambio del suo voto, la FIT potrebbe aver ottenuto i diritti TV per i prossimi tre anni a condizioni particolarmente vantaggiose. D'altra parte, a Orlando circolava la voce che la federtennis belga (con 5 voti a disposizione) abbia garantito il sì in cambio di una wild card per la prossima edizione.

UNA SERIE DI INDIZI
Il secondo indizio viene dall'articolo pubblicato sul sito federale subito dopo l'approvazione della riforma. Incredibile ma vero, viene segnalato chi si è schierato a favore (Stati Uniti, Francia, più in generale il continente americano) e chi ha optato per il “no” (Australia, Gran Bretagna e Germania)... mentre non si dice nulla dell'Italia! Leggendo tra le righe, tuttavia, almeno un paio di indizi fanno pensare che la FIT abbia votato sì. Intanto, la definizione di “conflitto di interesse” di Tennis Australia perché la federazione australiana è impegnata con l'ATP per organizzare la nuova World Team Cup. Una scelta, dunque, che viene connotata negativamente (peraltro, va detto che diversi personaggi australiani, come il capitano Lleyton Hewitt, si erano schierati in modo genuino contro la riforma in tempi non sospetti, ben prima rispetto alla pubblicazione del progetto World Team Cup). Un altro articolo sul sito FIT, in cui si parla dei contenuti della riforma, lascia trasparire in almeno due punti il favore con cui la Federazione Italiana ha accolto la novità. Eccoli: "Di sicuro, l'evento sarà molto televisivo e potrebbe offrire svariate soluzioni al mondo broadcast per esaltarne emozioni e spettacolarità. La simultaneità degli incontri in sede unica è infatti garanzia di copertura televisiva, mentre la riduzione del numero di incontri e di set faciliterà l’inserimento dell’evento nei palinsesti delle tv generaliste” e poi “I pareri favorevoli alla riforma di Nadal e Djokovic sono certamente un buon punto di partenza perché la rivoluzione diventi evoluzione”.

UNA MANCIATA DI VOTI
Se le indiscrezioni fossero vere, sarebbe un'enorme delusione per gli appassionati. Si sarebbe trattato di un voto di scambio. Tra l'altro, in tempo quasi reale, è stata annunciata la trasmissione del nuovo evento su SuperTennis, fino al 2021. Ciò che addolora, in una giornata davvero triste, è che proprio i voti di scambio avrebbero fatto la differenza. Alcune fonti sostengono che la FIT avrebbe accettato il “sì” perché "tanto non ci sarebbe stato nulla da fare", che il cambiamento era ormai stato imposto dai top-players. I dati certificano che non è così: il “quorum” del 66,66% è stato superato di pochi punti percentuali, ma non è stato diffuso il numero esatto di voti. Ben Rothenberg ha chiesto i dati esatti, che per ora non sono ancora stati diffusi (incredibile!). In assenza di quelli, possiamo solo effettuare delle ricostruzioni. Il sito FIT sostiene che fossero presenti a Orlando 422 voti su un totale di 462 potenziali preferenze. Via Facebook, il presidente della Federtennis tedesca Dirk Hordorff ha sostenuto che i voti contrari siano stati 123. In realtà, 123 è il 29,14% di 422: visto che il "no" ha raccolto il 28,57%, uno dei due dati è sbagliato (anche se di poco). In un suo intervento, il presidente DTB Ulrich Klaus ha detto che per rispedire in Catalogna le idee di Piqué erano sufficienti 140 voti (e mercoledì sera, il fronte del no riteneva di averne circa 170). Dando per buono il dato di Hordorff, bastavano 17 voti in più e la Davis avrebbe conservato la sua tradizione. L'algebra non è un'opinione: sarebbe bastato evitare le presunte marce indietro degli ultimi giorni: Italia (9 voti), Belgio (5) e Portogallo (3). Senza dimenticare lo scandaloso caso francese, con Bernard Giudicelli che avrebbe dovuto essere rimosso dal Comitato di Coppa Davis (di cui è addirittura presidente) per aver subito una condanna penale nel suo Paese. Ricordiamo che la Francia, il cui staff tecnico è fortemente contrario alle modifiche, ha riversato sul “sì” i suoi 12 voti (a seguito, va detto, di un referendum interno). In altre parole: sarebbe bastato non piegarsi a promesse di vario genere, più o meno volgari, per salvare una competizione che ha fatto appassionare milioni di persone a questo sport- L'unica in cui, oltre ai giocatori, venivano fuori gli uomini. Se davvero la FIT avesse votato “sì”, possiamo immaginare la grande delusione di Corrado Barazzutti, grande uomo-Davis da giocatore e capitano dalla longevità-record. Il friulano non si è mai distinto per prese di posizione particolarmente forti, mentre stavolta si era esposto in prima persona. Sempre nel weekend di Italia-Francia, aveva detto ai microfoni di Sky: “Federer non giocherà a Parigi, ma non mi pare che vogliano cambiare il Roland Garros”. Chissà se nella sua testa sta balenando l'ipotesi delle dimissioni. Di certo, andare in panchina l'anno prossimo sarebbe quantomeno imbarazzante. Ma questa è un'altra storia.

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