UNA MANCIATA DI VOTI
Se le indiscrezioni fossero vere, sarebbe un'enorme delusione per gli appassionati. Si sarebbe trattato di un voto di scambio. Tra l'altro, in tempo quasi reale, è stata annunciata la trasmissione del nuovo evento su SuperTennis, fino al 2021. Ciò che addolora, in una giornata davvero triste, è che proprio i voti di scambio avrebbero fatto la differenza. Alcune fonti sostengono che la FIT avrebbe accettato il “sì” perché "tanto non ci sarebbe stato nulla da fare", che il cambiamento era ormai stato imposto dai top-players. I dati certificano che non è così: il “quorum” del 66,66% è stato superato di pochi punti percentuali, ma non è stato diffuso il numero esatto di voti. Ben Rothenberg ha chiesto i dati esatti, che per ora non sono ancora stati diffusi (incredibile!). In assenza di quelli, possiamo solo effettuare delle ricostruzioni. Il sito FIT sostiene che fossero presenti a Orlando 422 voti su un totale di 462 potenziali preferenze. Via Facebook, il presidente della Federtennis tedesca Dirk Hordorff ha sostenuto che i voti contrari siano stati 123. In realtà, 123 è il 29,14% di 422: visto che il "no" ha raccolto il 28,57%, uno dei due dati è sbagliato (anche se di poco). In un suo intervento, il presidente DTB Ulrich Klaus ha detto che per rispedire in Catalogna le idee di Piqué erano sufficienti 140 voti (e mercoledì sera, il fronte del no riteneva di averne circa 170). Dando per buono il dato di Hordorff, bastavano 17 voti in più e la Davis avrebbe conservato la sua tradizione. L'algebra non è un'opinione: sarebbe bastato evitare le presunte marce indietro degli ultimi giorni: Italia (9 voti), Belgio (5) e Portogallo (3). Senza dimenticare lo scandaloso caso francese, con Bernard Giudicelli che avrebbe dovuto essere rimosso dal Comitato di Coppa Davis (di cui è addirittura presidente) per aver subito una condanna penale nel suo Paese. Ricordiamo che la Francia, il cui staff tecnico è fortemente contrario alle modifiche, ha riversato sul “sì” i suoi 12 voti (a seguito, va detto, di un referendum interno). In altre parole: sarebbe bastato non piegarsi a promesse di vario genere, più o meno volgari, per salvare una competizione che ha fatto appassionare milioni di persone a questo sport- L'unica in cui, oltre ai giocatori, venivano fuori gli uomini. Se davvero la FIT avesse votato “sì”, possiamo immaginare la grande delusione di Corrado Barazzutti, grande uomo-Davis da giocatore e capitano dalla longevità-record. Il friulano non si è mai distinto per prese di posizione particolarmente forti, mentre stavolta si era esposto in prima persona. Sempre nel weekend di Italia-Francia, aveva detto ai microfoni di Sky: “Federer non giocherà a Parigi, ma non mi pare che vogliano cambiare il Roland Garros”. Chissà se nella sua testa sta balenando l'ipotesi delle dimissioni. Di certo, andare in panchina l'anno prossimo sarebbe quantomeno imbarazzante. Ma questa è un'altra storia.