“L’errore che hanno fatto l’anno scorso è stato di non prendere in considerazione solo la redistribuzione dei punteggi. Prima una vittoria Itf dava 18 punti, più di un quarto di finale a livello Challenger: per loro era necessario un cambiamento, ma hanno fatto una riforma che definire da pazzi è un eufemismo. Onestamente era difficile studiarla peggio”.
Ha esordito così, senza tanti peli sulla lingua Andrea Vavassori, tennista classe 1995 che sta ben figurando nelle ultime apparizioni. Salito al 278esimo gradino della classifica mondiale, la carriera del giocatore torinese ha vissuto molti alti e bassi, complice il riassestamento voluto dagli organi Atp e Itf: “La doppia classifica è stata una mazzata per tanti giocatori, me compreso che sono stato costretto a tralasciare il singolare per concentrarmi sul doppio: per avere la possibilità di giocare Challenger era necessario entrare tra i primi 20 nel ranking Itf, sono stato obbligato da una riforma che ha tagliato le gambe a tanti atleti. Poi ho avuto la fortuna di entrare in qualche quali e fare buoni risultati, così sono riuscito ad incamerare punti per giocare anche il singolo”.
Una situazione difficilissima, che ha messo a repentaglio le carriere di troppi giocatori. Con tanta tenacia ed un pizzico di fortuna Andrea è riuscito a superare il periodo più difficile, rimanendo sempre consapevole che il percorso per far valere i propri diritti è appena cominciato: “Hanno fatto un dietrofront dopo metà anno, sono contento perché siamo riusciti a limitare i danni: ora mi sembrano più attenti alle richieste dei giocatori, ad esempio aver aumentato il numero dei partecipanti nei Challenger lo trovo molto positivo in quanto dai la possibilità a 48 giocatori di giocare tutte le settimane. Dovrebbero sicuramente aumentare i posti in qualificazioni, 4 slot sono veramente troppo pochi, bisognerebbe rialzarlo a 16. Ciò che deve essere riformato è sicuramente la ripartizione del prize money: ogni anno viene toccato il record per quanto riguarda gli Atp, il divario che c’è con il circuito cadetto è assurdo, soprattutto perché spesso si incontrano anche gli stessi giocatori. Un qualcosa di positivo è stato fatto anche con i Challenger50, che consentiranno a giocatori di fascia più bassa di competere a quel livello, anche se onestamente non so quanti saranno. Di certo la situazione è migliorata, ma la strada è ancora lunga”.