Come è vero che nel tennis ogni incontro fa storia a sé, è vero anche che non basta un solo match per dare il polso della situazione generale di un giocatore. Tuttavia, attorno alla sfida dell’Australian Open fra Jannik Sinner e Stefanos Tsitsipas c’è grande attesa, in quanto è lecito attendersi delle risposte sul presente – e il futuro – dell’azzurro. Perché il talento altoatesino gioca di nuovo un match importante in un torneo del Grande Slam, ma soprattutto perché il duello col greco di domenica (quasi certamente sulla Rod Laver Arena e magari nella sessione serale: è l’incontro di cartello dell’intera giornata) arriva a dodici mesi esatti da una sconfitta contro lo stesso Tsitsipas che ha segnato il percorso professionale di Jannik. Nel 2022 i due si affrontarono ai quarti di finale e Sinner rimediò una sonora sconfitta per 6-3 6-4 6-2 in un match che alla vigilia sembrava alla portata. Invece fra i due si vide molta differenza, forse anche più di quanta fosse realmente, e quella batosta fu tanto cocente che, anche se i due non l’hanno mai detto apertamente, fece venire a galla una sempre meno tollerabile differenza di vedute fra Jannik e coach Riccardo Piatti, sfociata nell’inatteso addio di qualche settimana dopo. Passato un anno, è normale che un nuovo confronto col numero quattro del mondo possa rappresentare l’occasione per fare un punto della situazione e vedere se e dove Jannik è migliorato sotto la gestione Vagnozzi-Cahill. E anche per capire se l’obiettivo ATP Finals, dichiarato dal lui come dal coach, sarà facilmente alla portata o andrà inseguito fino all’ultimo.
Intanto, già avere di nuovo un posto alla seconda settimana è un traguardo non da poco, peraltro dopo una vittoria al quinto set contro un Marton Fucsovics che nei Major gli era già stato indigesto due volte su due. Sinner ci aveva perso prima nel 2020 a Melbourne e poi l’anno seguente a Wimbledon, e ci stava perdendo di nuovo venerdì. Ma per fortuna stavolta ha avuto la forza di cambiare tattica e marcia: ha cercato di più il rovescio dell’ungherese, ha preso il comando in avvio di terzo set e negli ultimi tre ha lasciato al rivale soli tre game, rimontando per la prima volta in carriera uno svantaggio di 0-2. Jannik ha conquistato gli ottavi per il sesto Slam di fila, l’ottava volta nei tredici Major giocati in carriera: alla sua età, solamente Nadal (11) e Djokovic (10) vantavano più presenze nella seconda settimana, mentre Federer era a quota 8 come lui. Un risultato che vale tanto, se si considera anche che prima di Berrettini mai nessun italiano era riuscito ad arrivare almeno agli ottavi in tutti i quattro Major. Sinner, invece, ce l’ha fatta consecutivamente e va a caccia dell’ennesimo quarto di finale. Volendo fare un paragone con l’altro big del nostro tennis, Jannik non ha avuto gli acuti di Berrettini, che dalle sue 7 presenze nella seconda settimana dei Major ha prodotto una finale e due semifinali, ma la qualità si costruisce anche con la quantità e Sinner è sulla buona strada. Ora serve lo step successivo, quello che Matteo ha dimostrato di saper fare e Jannik ancora no