Oggi i tornei sulla terra battuta sono molto meno che in passato, quindi per chi punta forte sul rosso è più difficile arrivare in alto, ma per Ruud potrebbe addirittura trasformarsi in un vantaggio. Perché gli altri giovani che puntano a pensionare i Fab Three – Medvedev su tutti, ma anche Rublev, Shapovalov, Zverev o Tsitsipas – giocano meglio sul duro, ed è lì che anche per questioni di calendario concentrano la gran parte dei loro sforzi. “Io invece sono uno dei pochi che preferisce la terra al cemento – ha detto –, mi auguro che questo possa darmi ragione. Fatta eccezione per Thiem, che è un po’ più grande di noi, nessuno degli altri sin qui ha fatto cose incredibili sulla terra. Spero che in futuro possano arrivare delle opportunità”. Il ragionamento ha senso, e per la prima occasione il futuro è oggi: il posto in finale a Monte Carlo non se lo giocherà con l’undici volte campione Nadal ma con Andrey Rublev, curiosamente un altro “Ru”, che giocando un tennis monumentale ha fatto fuori il Re della terra e aperto lo spazio per un nome nuovo nell’albo d’oro dei Masters 1000.
“Il mio obiettivo – continua – è di diventare uno di quei giocatori che, su un determinata superficie, incutono timore all’avversario ancora prima di entrare in campo. Oggi, se uno affronta Nadal o Thiem sulla terra, sa che per avere una chance deve giocare il suo miglior tennis per tre ore, perché dall’altra parte c’è un giocatore che non molla una sola palla. È lì che vorrei arrivare nella mia carriera”. Intanto, nel 2020 sul mattone tritato ha vinto più partite nel Tour di chiunque altro, e l’avvio della nuova stagione europea sul rosso non poteva essere migliore. Ma attenzione ad associarlo solo alla terra, perché nel corso dell’ultimo inverno Ruud ha lavorato sodo per giocare più vicino alla linea di fondo, e i risultati si sono visti a Melbourne, dove è giunto alla seconda settimana eguagliando anche l’ultimo record di papà, che arrivò agli ottavi nel ‘95. “La terra rimarrà sempre la mia miglior superficie, ma non significa che non posso fare bene altrove. Essere un buon giocatore sulla terra equivale a essere un buon giocatore di tennis. A 360 gradi”.