C’era una volta la trasferta in Australia: lunga, complicata, molto costosa e in un periodo dell’anno tale che tanti dei migliori tennisti europei (e non solo) preferivano dedicarsi ad altro, piuttosto che passare due giorni in viaggio per quello che è stato a lungo la gamba zoppa dello Slam. Nel tennis di oggi la scelta avrebbe dell’assurdo, ma al tempo era normale e se ci rinunciava Bjorn Borg potevano farlo tutti. È il motivo per cui i nostri quattro moschettieri degli Anni ’70 di presenze a Melbourne ne hanno collezionata una in quattro, con un Adriano Panatta ancora diciannovenne nel 1969, e peraltro maltrattato al primo turno da un Terry Addison qualsiasi. Barazzutti, invece, in Australia non ci è mai andato, così come Bertolucci e Zugarelli, ed è questo uno dei motivi per i quali lo Slam di Melbourne è stato a lungo il meno amato dai nostri giocatori, che fra assenze e risultati così così hanno sempre faticato a raccogliere soddisfazioni nella terra dei canguri, che peraltro ha visto la nostra nazionale perdere anche tre finali di Coppa Davis (1960, 1961 e 1977). Tuttavia, da quando quello di Melbourne è diventato l’Happy Slam, al pari degli altri e forse il migliore nel coccolare i giocatori, alla remunerativa trasferta down under non rinuncia più nessuno, e anche l’Italia ha iniziato a vincere sul cemento blu in riva al fiume Yarra. Tanto che, in termini di piazzamenti alla seconda settimana nel torneo maschile, dal 2013 in avanti l’Australian Open è diventato addirittura lo Slam più prolifico per i colori azzurri.
Va precisato che rimane l’unico Major nel quale nessun tennista italiano (donne comprese) è riuscito ad andare oltre i quarti di finale, conquistati da Giorgio De Stefani nel 1935, da Nicola Pietrangeli nel 1957 e dal solo Cristiano Caratti nell’Era Open, nel 1991. Ma anche da Adriana Serra Zanetti (2002), Francesca Schiavone (2011), Sara Errani (2012) e Flavia Pennetta (2014). Tuttavia, nell’ultimo decennio sono arrivati per quattro volte agli ottavi sia Andreas Seppi, che nel 2015 dopo aver battuto Roger Federer si spinse a un solo punto dai quarti di finale (si arrese a Nick Kyrgios per 8-6 al quinto), sia Fabio Fognini. Fa strano riportarlo, eppure il ligure ha trovato nel torneo australiano un alleato ancora migliore rispetto al suo amato Roland Garros, dove per anni è partito con grandi ambizioni, ma oltre ai quarti del 2011 ha saputo arrivare alla seconda settimana soltanto in altre due occasioni. Un ottavo a Melbourne anche per Matteo Berrettini, nella passata stagione, quando dopo aver battuto Karen Khachanov con tre tie-break dovette rinunciare al duello contro Stefanos Tsitsipas, a causa di uno stiramento addominale. Doveroso anche sottolineare il titolo juniores di Lorenzo Musetti nel 2019, o il successo in doppio di Fabio Fognini e Simone Bolelli nel 2015, seguito alla doppietta (2013, 2014) delle “Chichis” Errani/Vinci.