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Quattro ore e 43′ per accendere la speranza

In 118 anni di storia gli Stati Uniti sono riusciti una sola volta a rimontare da 0-2 in Coppa Davis, nel lontano 1934 sull'erba del Centre Court di Wimbledon. Un'impresa che contro la Croazia resta lontana anni luce, ma è ancora possibile grazie al successo in doppio di Mike Bryan e Ryan Harrison, passati su Dodig/Pavic dopo cinque set e quasi cinque ore. A Cilic, domenica, il primo match-point.

Matrimonio e USTA: così Harrison è rinato

Ex baby prodigio, Ryan Harrison si era perso in un carattere troppo aggressivo. Dall'anno scorso, tuttavia, ha cambiato marcia grazie al matrimonio e all'aiuto della federazione, che gli ha messo accanto Michael Russell. Il nuovo Harrison mischia ironia e autostima: “Ai miei avversari consiglierei di aspettare la mia esplosione di nervosismo, ma il mio servizio vale già i top-10”.

Harrison: “Multa o sospensione per Young”

L'americano torna sull'episodio dI New York, in cui fu accusato di aver pronunciato frasi razziste. L'indagine è archiviata: “Young dovrebbe ricevere una pesante multa o una sanzione, altrimenti si creerebbe un precedente pericoloso: non si può accusare senza fondamento”. Possibile azione legale.

Young accusa Harrison: “È tutto falso!”

Inizia con una vivace polemica il New York Open: Ryan Harrison e Donald Young sono stati protagonisti un acceso alterco verbale. A fine partita, Young ha accusato l'avversario di avergli rivolto frasi razziste. Il texano nega tutto e invoca la presenza di una registrazione: “Firmo subito: se è vero, accetto una squalifica di tre mesi”.

Non dominano più, ma gli States ci sono sempre

Soltanto due squadre hanno raggiunto i quarti dopo la seconda giornata: il Kazakhstan contro la disastrata Svizzera, e gli Stati Uniti contro la Serbia priva dei migliori. In una parte bassa non così competitiva, gli americani possono sperare in un piazzamento in finale. Non ci sono fenomeni, ma la squadra è compatta e la panchina è lunga.

Kyrgios prepara l’assalto a Melbourne?

Primo titolo in patria per Nick Kyrgios, che si sbarazza in due comodi set di Ryan Harrison e mette le mani sul Roy Emerson Trophy dell'ATP 250 di Brisbane. Rispetto a dodici mesi fa l'australiano sembra avere una marcia completamente diversa, ed è finalmente riuscito a domare il peso delle aspettative. A Melbourne i big faranno a gara per evitarlo: fa paura a tutti.

Kyrgios per sfatare il tabù Australia

Vincendo una buona partita contro Grigor Dimitrov (che era imbattuto da sette match), Nick Kyrgios raccoglie la prima finale nel suo Paese. È il modo migliore per preparare un Australian Open da protagonista. Sta servendo alla grande, proprio come Ryan Harrison, suo avversario in finale. Un po' a sorpresa, ma con merito.

Il padrone di Atlanta viene dal North Carolina

Prosegue l'incredibile striscia di John Isner al BB&T Challenge: su otto edizioni, è giunto in finale sette volte e ha colto il titolo numero 4 battendo Ryan Harrison. Per lui è il 12esimo titolo in carriera, decimo negli Stati Uniti. “Ho una fiducia incredibile, avrei battuto molti top-10”.

Derby a stelle e strisce in finale ad Atlanta

Sarà Isner contro Harrison ad Atlanta. Nella semifinale più nobile "long John", apparso in grande spolvero nelle ultime settimane, elimina Gilles Muller in appena un’ora e 15 minuti di gioco, e andrà alla caccia del quarto titolo ad Atlanta. A contendergli il titolo Ryan Harrison, vittorioso in rimonta su Kyle Edmund.

Atlanta: la favola del ragazzo…di Atlanta!

L'incredibile vicenda di Cristopher Eubanks: 21 anni, numero 461 ATP, gioca part time perché sta frequentando la Georgia Tech University. Ma al torneo di casa ha centrato i quarti, battendo i quotati Fritz e Donaldson. “E' un sogno, spero di non svegliarmi presto. Vincere due partite va oltre l'umana comprensione”. Adesso sfida Ryan Harrison.

Fognini, fiducia nei muscoli e nelle gambe

Il match contro Ryan Harrison non è stato il migliore possibile, ma Fognini ha intascato una buona vittoria che gli consente di accumulare partite (e informazioni per coach Franco Davin). Più gioca, più è probabile che arrivi in buone condizioni alla terra battuta europea. Al secondo turno del Miami Open, può giocarsela con Joao Sousa.

Harrison e i botti di mezzanotte

Show del 24enne della Louisiana all’esordio a Indian Wells: si arrende in tre set a Damir Dzumhur, scarica la rabbia frantumando quattro racchette e lascia il campo fra lo stupore del pubblico. E prima di andare a letto risponde su Twitter a un follower che gli consiglia di ritirarsi. L’effetto Memphis è già terminato?

La rinascita di Harrison. Con un pizzico d’Italia.

Dopo aver toccato il fondo, Ryan Harrison sta pian piano tornando in alto. Ha appena vinto il suo primo titolo ATP, è tornato al best ranking (43) del 2012 e a 24 anni è ancora abbastanza giovane per porsi obiettivi importanti. Coach Peter Lucassen l’ha aiutato a rigenerare la mente e rialzarsi, e da gennaio è stato affiancato da… Davide Sanguinetti!

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