ATTREZZATURA I SEGRETI DEL BILANCIAMENTO EURO 6,50 N. 8/9 AGOSTO-SETTEMBRE 2023 - MENSILE - ANNO 94 IN ITALIA tennisitaliano.it ISSN 0393-0890 P.I. 12/09/2023 COPPA DAVIS L’ITALIA CI RIPROVA IL CAMPIONE DI TUTTI Carlos Alcaraz TEST YPF Pro-T-One Fusion 100 Head Gravity Tour Babolat Xalt 1,30 WIMBLEDON Tra passato e futuro SINNER 1000 di questi tornei ESCLUSIVA Sergio Tacchini INTERVISTE Niki Pilic Elisabetta Cocciaretto Lele Spisani PIETRANGELI Il libro dei 90 anni
IL TENNIS ITALIANO 1 Stefano Semeraro segue professionalmente il tennis dal 1986. Da inizio anni ‘90 si occupa di tennis e sport per La Stampa In cerca di certezze nche il tennis maschile sta diventando fluido? Nel senso delle gerarchie a geometria variabile, degli sprofondi sconcertanti di chi sembrava destinato a esiti migliori - Tsitsipas che combini? Kyrgios dove sei finito? -, delle incertezze a ripetizione dei giovani che sanno sprintare sulle distanze brevi ma faticano a trovare una velocità di crociera. Il tennis per ora è un trofeo che si palleggiano il Vecchio e il Bambino, Djokovic e Alcaraz. Ho scritto queste righe alla fine della prima settimana di Flushing Meadows quindi ignorando, al contrario di chi ha la bontà di leggermi ora, chi ha vinto l’ultimo Slam della stagione. So però che la lunga volata estiva ci ha consegnato due numeri 1 ma nessun vero padrone, un Djokovic ancora capobranco nonostante i 36 anni, ma a volte vulnerabile, come si è visto a Wimbledon. E un Alcaraz che dopo i crampi mentali di Parigi a Cincinnati ha dovuto inchinarsi al magistero fisico, oltre che mentale, dell’anziano re. La loro è una rivalità asimmetrica, bella ma impossibile da sostenere a lungo termine. Prima o poi resterà solo Alcaraz e allora - se ne parla in diversi luoghi di questo numero - capiremo se la sua è una fuga solitaria o il gruppo saprà avvvicinarlo. Al momento, dietro i due leader, c’è grande confusione. Ruud si vede e non si vede, Rune è una rivoluzione bionda con lo start & stop, che molto promette ma per ora poco mantiene; Rublev ha brillato a Monte Carlo, ma poi chi l’ha visto? E l’Aliassime spettacolare di fine 2022, quello che ha regalato la L’EDITORIALE di Stefano Semeraro A stefano.semeraro@tennisitaliano.it prima Coppa Davis al Canada, è uscito da mesi dal radar che conta. In questo panorama agitato e imprevedibile, e in attesa di capire che Nadal ci restituirà il 2024, la costante è Sinner, un passista di classe superiore che sta migliorando (vedi Toronto) anche come finisseur. A intorbidare il tutto c’è la sensazione strisciante e fastidiosa che ormai mediaticamente e nei sogni dei più forti contino solo gli Slam, i quattro tornei pigliatutto, e che a volte persino i 1000, siano percepiti più come warm up che come valori a se stanti. Accade, in parte, anche per il tris rosso Monte Carlo-Madrid-Roma, che per tradizione e contenuti non può certo ridursi ad un aperitivo del Roland Garros. Per il tennis, ovviamente, non è un bene, come non sono un bene i tanti infortuni che frastagliano le stagioni - e Berrettini purtroppo ne sa più di tutti - sottraggono alla vista campioncini in progress e antichi eroi per lunghi periodi. E impediscono quei confronti diretti e ripetuti che sono le fondamenta e il cemento di rivalità solide, capaci di dare un ordine al caos e un punto di riferimento agli orfani dei Fab Four. A prescindere da quello che è uscito dagli Us Open, mi sento di appendere un avviso: cercansi certezze, urgentemente. la lunga volata estiva ci ha consegnato due numeri 1 ma nessun vero padrone. E dietro i due leader c’è molta confusione
2 AGOSTO-SETTEMBRE 2023 Ray Giubilo, da oltre trent’anni, è uno dei più conosciuti e apprezzati fotografi di tennis del mondo. RUBRICHE LO SCATTO di Ray Giubilo SALTI Ci sono quelli in lungo e quelli al buio, i salti quantici e i salti di corsia, possono saltare la corrente e un appuntamento. Nello sport contano i salti di qualità, e quelli si fanno passo dopo passo, con fatica, senza saltare nessun passaggio. Jannik di salti in alto ne ha fatti parecchi, quest’anno, e ora inizia a vedere da vicino le Atp Finals. Neppure i salti di fine stagione nel tennis sono scontati, ma vederlo far saltare il banco a Torino, non ci farebbe fare un salto di gioia?
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18 AGOSTO-SETTEMBRE 2023 BOLOGNA IL SOGNO PASSA PER Come già lo scorso anno, l’Italia potrà giocarsi la qualificazione alle Finals in casa. Insidioso il girone, con Canada e Cile a contenderle un posto, complicato anche dall’infortunio a Berrettini di Franco Cervellati – Foto Calabrò COPPA DAVIS FASE A GIRONI
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26 AGOSTO-SETTEMBRE 2023 INTERVISTA JANNIK SINNER A Toronto è diventato il secondo italiano a vincere un ‘1000’ nell’era Open, un rendimento costante lo sta spingendo verso le Atp Finals. Il segreto? Un miglioramento continuo, l’intesa con il duo Cahill-Vagnozzi. E la capacità di concedersi un po’ di relax, fuori e dentro il campo: compreso quello da golf… di Stefano Semeraro «LASCIATEMI DIVERTIRE»
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34 AGOSTO-SETTEMBRE 2023 «HO INVENTATO IL TENNIS A COLORI» INTERVISTA SERGIO TACCHINI
IL TENNIS ITALIANO 35 Smessi i panni da giocatore si inventò un marchio, che porta il suo nome, vestì i giocatori più forti e carismatici e divenne un’icona per il mondo del tennis e non solo. SergioTacchini ha compiuto 85 anni e ha voluto condividere con noi aneddoti, racconti e opinioni di una vita spesa sul campo di Leo Bassi – Foto Archivio ilTennis Italiano
42 AGOSTO-SETTEMBRE 2023 CONFESSO CHE HO VISSUTO L’11 settembre Nicola Pietrangeli, gigante del nostro tennis, compie 90 anni. Ha deciso di raccontarli in una appassionante biografia scritta insieme a Paolo Rossi, di cui pubblichiamo alcuni brani. Dall’infanzia a Tunisi al drammatico viaggio verso l’Italia, dai mille successi sul campo alla vita da romanzo punteggiata di incontri memorabili: un racconto da leggere tutto d’un fiato di Nicola Pietrangeli (con Paolo Rossi) ANTEPRIMA I NOVANT’ANNI DI PIETRANGELI IL VIAGGIO DELLA SPERANZA Circa un anno dopo i francesi decisero di espellere gli italiani messi nei campi di concentramento. Incluso mio padre. Gli diedero i soldi per il viaggio e mandarono via lui e i suoi fratelli Armando, Gabriele e Alfredo. Io rimasi a Tunisi, con mamma e i nonni. All’inizio, gli unici contatti che avevamo con papà erano attraverso le lettere. Sembra un altro mondo, lo so. Alla fine anche mia mamma trovò un modo per farsi espellere, non ricordo quale fu l’escamotage, ma fu fondamentale per pagarci il viaggio. Con destinazione Francia. Finalmente potemmo partire: l’obiettivo era riunire il più presto possibile la famiglia, ma, lo immaginerete, non si trattò di un’operazione semplice come potrebbe esserlo oggi. Mio padre era in Italia, il Paese delle sue origini, e lì ci aspettava. Noi invece, dopo essere stati espulsi, salimmo su un treno diretti a Biserta e da lì al porto, per imbarcarci sulla nave di cui vi ho raccontato all’inizio. Stipati in quella stiva, oltre che per le condizioni del viaggio, eravamo in ansia anche per un altro motivo: essendo stato espulso dai francesi, mio padre non sarebbe potuto venire a Marsiglia, perché non poteva entrare nel Paese. Dovevamo dunque vedercela da soli, arrangiarci per arrivare a Ventimiglia, alla frontiera. La notte di Natale del 1946 approdammo a Marsiglia e in qualche maniera arrivammo alla stazione ferroviaria. Una scena in particolare mi rimase impressa: c’erano un sacco di persone, con indosso vecchi cappotti messi al contrario o vestiti ricavati da coperte militari, che si avvicinavano ai treni e urlavano in cerca di notizie. Disperati, volevano sapere se questa o quella città fosse stata bombardata, di certo per capire se amici o parenti fossero in pericolo. Offrivano in cambio panini, qualche bicchiere di vino o del caffè. Se non altro ci aiutò a proseguire il viaggio (…). Arrivati a Ventimiglia, papà era venuto a prenderci. Quando ci incontrammo, però, non ci furono scene strappalacrime. Restammo molto compiti, anche perché il viaggio non era ancora finito e i miei non se la sentivano ancora di rilassarsi. Il tempo di cambiare treno e partimmo per Roma. Lì, subito, cominciammo a respirare un’aria diversa. Papà prese per noi un calesse, una carrozza col vetturino. Lui e la mamma nel tragitto piangevano abbracciati, io ero frastornato: non sapevo se dovevo piangere anch’io oppure no. D’altronde i miei sentimenti erano contrastanti: a parte esserci stato per la partita qualche anno prima, non sapevo niente dell’Italia. Io mi sentivo francese, parlavo francese e russo. Il vetturino ci lasciò in piazza di Spagna. Facemmo un tratto a piedi: papà aveva preso una stanza nella pensione di due signore all’angolo di via delle Car- rozze al 55. Passai da due case in Tunisia a una stanza per tre a Roma. È stata molto
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50 AGOSTO-SETTEMBRE 2023 INTERVISTA ELISABETTA COCCIARETTO AMBASCIATRICE ELISABETTA
IL TENNIS ITALIANO 51 Con la vittoria a Losanna e l’ingresso nella top 30, la numero d’Italia ha ricevuto anche un riconoscimento istituzionale, direttamente dal Ministro Tajani. Ci ha parlato della sua vita spesa tra campi da tennis, esami universitari e, ora, anche ambasciate all’estero di Stefano Semeraro Il momento della nomina del’azzurra ad ‘ambasciatrice dello sport’ da parte del ministro degli esteri Tajani, sotto il titolo, e uno scatto davanti all’Università di Camerino dove Eli sta seguendo, con successo, il corso di laurea in Giurisprudenza
56 AGOSTO-SETTEMBRE 2023 L’ACCHIAPPA FAN Con il suo sorriso largo e spontaneo, le sue giocate mirabolanti e i recuperi impossibili, persino grazie alle battute non sempre riuscite, Alcaraz ha scalato la classifica dei più amati. Con una rapidità sconosciuta persino ai Tre Mostri Sacri di Stefano Semeraro | foto Ray Giubilo WIMBLEDON COVER STORY CARLOS
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66 AGOSTO-SETTEMBRE 2023 Non solo e sempre i soliti noti. Sono tanti i giocatori che hanno animato le due settimane londinesi, grazie a una prestazione eccezionale, una storia particolare o personalità da vendere di Massimo Grilli WIMBLEDON LE STORIE UN AMERICANO A LONDRA … E ALTRE STORIE
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78 AGOSTO-SETTEMBRE 2023 WIMBLEDON IL PASSATO Un pellegrinaggio là dove tutto è iniziato, a pochi chilometri dalTempio attuale, dove ora sorge una scuola per ragazze.Tra campi da calcio, l’originario padiglione di mattoncini e malinconiche colonnine che informano sul passato di Stefano Semeraro IL POSTO DELLE FRAGOLE (con panna) Scarpinando su per Worple Road, in una mattinata un po’ grigia e piovigginosa, ti accorgi che le villette, qui «in periferia», sono un po’ più sgarrupate rispetto a ‘dowtown’ Wimbledon. Pochissimi i passanti, qualche cane che scantona al guinzaglio, cartelli ‘vendesi’ legati alle staccionate. Il circolo del bridge, in compenso, è pieno di inglesi di mezza età impegnati ai tavoli, oltre il portone spalancato sul cortile. C’è anche un Boutique Hotel, che dal di fuori però non promette esperienze indimenticabili, nonostante i prezzi non propriamente concorrenziali. «Diciamo che è una zona meno ‘affluente’», sintetizza Claudio da sotto l’inseparabile coppola. «Ma una casetta anche qui non sarebbe male, no?». Vero. Il torneo ormai sta finendo, e ci siamo presi un’oretta per fare un pellegrinaggio alla prima sede dei Championships. Per arrivarci basta imboccare Worple Road dopo essersi lasciati alla destra Wimbledon Station e il traffico della high street, e percorrere più o meno un chilometro in leggerissima salita, prima di incontrare sulla sinistra Nursery Road, la corta stradina che un tempo portava all’ingresso dell’All England Club. Senza farsi ingannare, strada facendo, dall’insegna del Wimbledon Tennis Club qualche centinaio di metri prima. Come mi aveva spiegato una premurosa lady british l’ultima volta che mi ero spinto da queste parti, «i vecchi campi appartengono alla scuola delle ragazze». LA STRADA DELL’ASILO Nursery Road, la strada dell’asilo, si chiama così perché nel 1880 George Legg e suo figlio Ernest vi aprirono una scuola materna, la Worple Nursery. Il tennis c’era già. Tutto era iniziato il 23 luglio del 1868, quando - la storia la sapete, ma una rinfrescatina non fa male - sei gentlemen, ovvero John Walsh, il capitano Dalton, J. Hinde Hale, il reverendo Law, Clarke A fianco a sinistra, uno scorcio della vecchia palazzina in mattoncini del Club, con le borse delle ragazze della Wimbledon High School abbandonate sul prato. In alto a destra, una panoramica dei campi di Worple Road a fine Ottocento. A destra, come si presentava il Centre Court per la finale di doppio del 1897 fra i fratelli Baddeley (oltre la rete) e i Doherty (in primo piano di spalle)
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