Il Tennis Italiano

IL TENNIS ITALIANO 27 i siamo, finalmente. Corona Park, Billie Jean King center. Il mio amore sconfinato per gli Us Open trova la sua corrispondenza a fine agosto, quando l’infinita distesa di campi azzurro-blu-verdi torna a popolarsi di vita piena dopo un anno di porte chiuse e uno di soli frequentatori americani perché la frontiere erano bloccate per Covid. Ora i cancelli del cielo sono C stagione sempre più intensa – e gli infortuni che sono la conseguenza diretta di tanta attività dovrebbero spingere a una riflessione sulla necessità di un calendario meno affollato ma questo è un altro discorso – e per sopravvivere in tabellone bisogna aver saputo dosare le forze e aver un decisivo passo di ricarica delle energie. L’usura, soprattutto mentale, può compromettere il risultato anche per big assoluti, penso al Djokovic arrivato comunque teso le ultime due volte o alla Serena Williams in tilt con Roberta Vinci, entrambi a perdere non solo la partita ma anche la possibilità, probabilmente irripetibile, di abbinare il proprio nome al Grande Slam. DALLA CANOTTA AL PIUMINO Il secondo motivo che rende gli UsOpen lo slam più duro è il clima. In Australia è caldo ma è sempre caldo, al Roland Garros e Wimbledon ci sono giorni da piumino ma poi raramente si sale con le temperature per ragioni di data il primo e di realtà geografica il secondo. A Flushing Meadows c’è, come da tradizione americana, il mix assoluto. Ovvero, si passa nella stessa giornata da sole e trenta e passa gradi a sessioni dalle cinque del pomeriggio in avanti con le necessità del piumino, leggero, certo, ma sempre stati riaperti, gli aerei che sorvolano l’Atlantico sono tornati pieni, anche fin troppo, e siamo pronti a scommettere che l’impianto riscoprirà il piacere della marea costante e continua di appassionati. Questo è il momento degli ultimi dettagli poi il via, le qualificazioni e poi dal 29 game, set e match per due settimane. A parte Nole Djokovic – non credo che, malgrado appelli illustri, ultimo in ordine di tempo quello deciso di McEnroe, la Usta possa permettersi di invitarlo scavalcando le norme nazionali, stavolta a differenza dei danni causati da Boris Johnson per Wimbledon non si tratta di una decisione ad hoc per il torneo ma di una norma che riguarda chiunque debba entrare negli Usa, è richiesta almeno una vaccinazione e nel paese delle cause collettive una sola eccezione, anche se nobile, porterebbe a tutta una serie di casi da mandare in tilt il sistema – ci saranno tutti i migliori e questo renderà gli Us Open lo Slam più completo dell’anno. Per me, però, lo sono da sempre. Non solo il più completo, ma il più duro. SPRINT DI FINE STAGIONE Il perché si può riassumere in due punti. Il primo è la data. Gli Us Open sono l’ultimo super torneo all’aperto di una

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