Il Tennis Italiano

ATTREZZATURA IL POTERE DEL CUSTOM TEST WILSON PRO STAFF 97 V14 SNAUWAERT HI-TEN 98R K-SWISS SPEEDTRAC LUXILON ECO POWER 1,25 MM EURO 6,50 N. 4/5 APRILE-MAGGIO 2023 - MENSILE - ANNO 94 IN ITALIA tennisitaliano.it ISSN 0393-0890 P.I. 13/05/2023 INTERNAZIONALI D’ITALIA 80 VOGLIA DI TENNIS INTERVISTE Jannik Sinner Corrado Barazzutti Felix Auger-Aliassime ASSALTO AL TRONO LA TECNICA DI SANCHEZ Sinner vs Alcaraz DA MILANO A ROMA I NUMERI AZZURRI

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IL TENNIS ITALIANO 1 Stefano Semeraro segue professionalmente il tennis dal 1986. Da inizio anni ‘90 si occupa di tennis e sport per La Stampa Cambiare per crescere a geografia del tennis sta cambiando di nuovo, stanno cambiando gerarchie e strutture. Potremmo definirlo un ‘periodo di transizione’, se non fosse che gli storici, con un sorriso, potrebbero obiettare che viviamo sempre e comunque in periodi di transizione. Di certo il nuovo calendario, con la definitiva estensione su due settimane dei Masters 1000 (con l’eccezione di Monte Carlo), il ritorno dei tornei asiatici, la riammissione di russi e bielorussi a Wimbledon, e l’emergere di nuove realtà tennistiche - il nordafrica di Jabeur e Sheriff in campo femminile, la Cina di Wu e Zhang in campo maschile - modelleranno questo 2023 in maniera diversa. In attesa che dal 2024 un nuovo formato, o magari l’unificazione - non è mai tardi per sperarlo - di Coppa Davis e Union Cup diano una sistemata anche al complicato panorama delle manifestazioni a squadre. Intanto sono nate nuove categorie di tornei, i Challenger 175, i Wta 125, che promettono/ minacciano di creare nuovi equilibri, o squilibri, ad esempio a danno dei ‘250’. Ma è soprattutto sul campo che l’annata tormentata di Novak Djokovic, che finalmente potrà competere agli Us Open ma dopo gli Australian Open non ha più ritrovato la forma migliore, e di Rafa Nadal, può procurare sommovimenti, a partire dai due Slam europei. La spinta dal basso viene soprattutto da un nuovo trio di campioni ventenni, Alcaraz in prima linea, poi Sinner e Rune, che al momento sembra destinato a raccogliere l’eredità dei Patriarchi. Tutto in fondo è fluido, perennemente in fieri nel tennis, come nella società, L’EDITORIALE di Stefano Semeraro L stefano.semeraro@tennisitaliano.it di questi anni. Anche fra le ragazze si delineano nuove gerarchie - Swiatek, Sabalenka, Rybakina - che però faticano a solidificarsi. Forse, dopo decenni di dominio ‘dispotico’ dei Fab Four e di Serena Williams, è meglio così. Se non che a fare da ago della bilancia, da King e Queen makers, purtroppo sono anche gli infortuni, le fragilità fisiche e mentali di campioni e campionesse apparentemente destinate a carriere costantemente luminose - Osaka, Raducanu, ma anche Thiem e Zverev - e che improvvisamente funzionano solo a corrente alternata, o addirittura si spengono. Il 2023 è un anno di transizione anche per Il Tennis Italiano, che come avrete notato è passato ad un formato bimestrale. Lo manterrà fino alla fine dell’estate, in attesa di un rilancio che entro la fine dell’anno coinvolgerà sia il magazine cartaceo, sia il sito internet, sia in generale il ‘marchio’ de Il Tennis Italiano, che come sapete è il più antico al mondo per quanto riguarda le riviste di tennis ancora pubblicate. Ci scusiamo con tutti i lettori se questa evoluzione sta procurando qualche disagio (la mail per l’assistenza è sempre clienti@sport-com.it) ma tutti i cambiamenti, tutte le transizioni si portano dietro piccoli o grandi inconvenienti. E noi contiamo di cambiare in meglio.

2 APRILE-MAGGIO 2023 Ray Giubilo, da oltre trent’anni, è uno dei più conosciuti e apprezzati fotografi di tennis del mondo. RUBRICHE LO SCATTO di Ray Giubilo SENZA TEMPO Il bianco e nero dona un effetto un po’ vintage all’acrobazia di Carlos Alcaraz, un tuffo quasi da portiere, che ricorda i balzi di Panatta, di Nastase, di Boris Becker. Il tennis del campione spagnolo è modernissimo, ma la completezza del suo repertorio, le doti di attaccante e il tocco ne fanno l’erede naturale dei grandi campioni del passato. E annodano la storia del tennis di oggi a quella del tennis di ieri

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20 APRILE-MAGGIO 2023 OTTANTA VOGLIA DI TENNIS Quest’anno si disputa l’ottantesima edizione del più importante torneo di tennis italiano, nato nel 1930. Vi proponiamo un amarcord particolare, legato agli anni che finiscono con il 3, tenendo presente che non si giocò fra il 1936 e il 1949 di Massimo Grilli | foto Ray Giubilo e archivio IlTennis Italiano INTERNAZIONALI D’ITALIA AMARCORD

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28 APRILE-MAGGIO 2023 RICOMINCIAMO DA SEI Ripercorriamo storia e risultati degli azzurri nel torneo nato nel 1930 a Milano e che è stato vinto per sei volte da atleti di casa, l’ultima nel 1976 con Adriano Panatta di Luca Marianantoni - foto archivio IlTennis Italiano INTERNAZIONALI D’ITALIA ITALIA DI IERI La storia degli Internazionali d’Italia è fatta di numeri e record che hanno reso il torneo del Foro Italico uno degli avvenimenti più amati e seguiti del calendario mondiale. Nello scorrere l’albo d’oro e i tabelloni di tutte le edizioni - quella di quest’anno è la numero 80 - troviamo tutta l’eccellenza del tennis italiano. I numeri magici degli azzurri sono 6, 10, 13 e 14. Sei come le vittorie, dieci le finali perdute, tredici i piazzamenti in semifinali e quattordici il totale dei giocatori in semifinale in oltre 90 anni di storia. A PALMIERI IL 1° DERBY Il primo italiano a conquistare il torneo, nato nel 1930 al Tennis Club Milano per volere del conte Alberto Bonacossa, è Emanuele Sertorio, giocatore d’attacco, dotato di tocco e di un servizio prorompente che nella finale del 1933 batte il francese André Martin-Legeay. Il bis è dell’anno dopo quando Giovannino Palmieri, eccellente maestro di tennis prestato all’agonismo, piccolo di statura e instancabile maratoneta, trionfa nella prima finale tutta italiana sul favorito Giorgio De Stefani, finalista al Roland Garros nel 1932. Per il terzo successo azzurro bisogna aspettare il derby del 1955 vinto da Fausto Gardini - detto il “vampiro” per l’aspetto fisico e per la caratteristica di succhiare sangue agli avversari - su Beppe Merlo, il quale stremato dai crampi, si ritira sul 6 pari del quarto set dopo aver mancato due matchpoint. Passano due anni e la gloria abbraccia Nicola Pietrangeli, unico azzurro a trionfare due volte: Nicola, il più vincente tennista italiano di tutti i tempi, trionfa al Foro Italico nel 1957 su Beppe Merlo (8-6 6-2 6-4) e a Torino nel 1961 (per il centenario dell’Unità d’Italia) su Rod Laver. L’ultimo campione azzurro è Adriano Panatta con la sua leggendaria cavalcata del 1976 iniziata con gli 11 match point annullati a Kim Warwick (10 sul servizio dell’australiano) e terminata con la vittoria in quattro set sull’argentino Guilllermo Vilas, il quale spreca tre set point consecutivi per trascinare la sfida al quinto. PANATTA POWER I piazzamenti in finale sono dieci: il primo è di Uberto De Morpurgo (barone, nato a Trieste e primo tennista italiano di caratura internazionale) che perde la finale dell’edizione inaugurale contro l’immortale Bill Tilden (6-1 6-1 6-2 il punteggio). Dopo De Stefani nel 1934 tocca a Giovannino Palmieri, il

IL TENNIS ITALIANO 29 quale nel 1935 sfiora l’impresa di bissare il titolo dell’anno prima cedendo allo statunitense Wilmer Hines la prima finale giocata al Foro Italico. Nel 1951 Gianni Cucelli, istriano di Fiume, gran temperamento ma dotato di un tennis poco ortodosso, si arrende alla leggenda boema Jaroslav Drobny. Dopo le due finali perse in altrettanti derby da Beppe Merlo, ci sono le due finali perdute da Nicola Pietrangeli: la prima nel 1958 quando Nicola si arrende all’australiano Mervyn Rose e la seconda nel 1966 battuto da Tony Roche. Sul finire degli anni 70 arrivano le ultime due presenze in finale: nel 1977 Tonino Zugarelli lotta per quattro set contro Vitas Gerulaitis e l’anno dopo Adriano Panatta ingaggia un match spettacolare trascinando al quinto set Bjorn Borg. DA DE MINERBI A SONEGO In semifinale invece sono arrivati una volta Oscar De Minerbi nel 1931 - con un record di 5 italiani nei quarti - Giorgio De Stefani e Giovannino Palmeri nel 1932, ancora Palmieri nel 1933, Sertorio nel 1934 (unica volta con 3 azzurri in semifinale), Gardini nel 1953, Pietrangeli nel 1959, 1965 e 1967, Merlo nel 1960 (ultima volta con 3 azzurri nei quarti) e soltanto tre giocatori nell’Era Open: Paolo Bertolucci nel 1973 (eroico a lottare per cinque set con il futuro numero 1 del mondo Ilie Nastase), Filippo Volandri nel 2007 e Lorenzo Sonego nel 2021. A livello di quarti, partendo da quello raggiunto da Sinner lo scorso anno e da Berrettini nell’ottobre 2020 e andando a ritroso per 35 anni, troviamo Fognini nel 2018, Seppi nel 2012, Volandri nel 2003, Gaudenzi nel 1994 e 1996, Camporese nel 1989 e 1990, Cané nel 1987. LE MAGNIFICHE TRE In campo femminile la tradizione è meno rigogliosa: tre le azzurre campionesse: la pioniera Lucia Valerio nel suo Tc Milano nel 1931, Annalies Ullstein Bossi (tedesca di nascita ma italiana per matrimonio) nel 1950 e Raffaella Reggi nel 1985 quando il torneo fu giocato a Taranto. In finale troviamo altre quattro volte Lucia Valerio negli anni Trenta e Sara Errani nel 2014 superata 6-3 6-0 da Serena Williams. Non hanno mai avuto particolare fortuna al Foro le due più forti tenniste italiane di ogni epoca: Francesca Schiavone non è mai andata oltre i quarti di finale raggiunti nel 2001, 2004, 2005 e 2011, come pure Flavia Pennetta, stoppata allo stesso livello nel 2006 e 2012. In apertura, Giovannino Palmieri insieme agli allievi di una scuola tennis; da sinistra in senso orario, Oscar De Minerbi, Uberto De Morpurgo, Adriano Panatta nella finale del 1976 con Guillermo Vilas a Roma e un rovescio di Beppe Merlo

«È UN’ITALIA DA SLAM» Passano i decenni ma «Conrad» è sempre lo stesso: innamorato del tennis, impegnato come allenatore e coach nella sua academy. Ci ha regalato un bilancio della sua carriera e giudizi sui nostri giocatori, sul presente e futuro dello sport e sulla Davis: che va riportata al vecchio formato di Stefano Semeraro INTERVISTA CORRADO BARAZZUTTI 36 APRILE-MAGGIO 2023

foto Giorgio Maiozzi IL TENNIS ITALIANO 37

MONTE CARLO RIVALITÀ IL TOSTO 42 APRILE-MAGGIO 2023 IL BUONO

Come nel film di Sergio Leone c’è chi, attraverso lo sport, veicola messaggi di altra natura, chi cerca caparbiamente il successo e chi, con orgoglio, gioca il ruolo del guastafeste di Stefano Semeraro foto Ray Giubilo IL CATTIVO IL TENNIS ITALIANO 43

58 APRILE-MAGGIO 2023 TECNICA CONFRONTO SINNER vs IL FUTURO

IL TENNIS ITALIANO 59 Si sono già incrociati su tutte le superfici, con un bilancio di tre vittorie a testa. Migliorano partita dopo partita e a turno si sorprendono, dando vita a uno spettacolo sempre diverso. Quali sono i punti di forza e dove si può ancora crescere? di Emilio Sanchez | foto Ray Giubilo ALCARAZ È ADESSO

66 APRILE-MAGGIO 2023 FELIX E IL NUOVO MONDO Ha fatto vincere la Davis al Canada, è fra gli eredi dei tre grandi, ha il fisico perfetto per lo sport del futuro. Il suo sogno? Palleggiare con Noah e aiutare l’Africa a diventare protagonista nel tennis di Stefano Semeraro | foto Ray Giubilo e Paul Zimmer INTERVISTA FELIX AUGER-ALIASSIME

IL TENNIS ITALIANO 67 9 in classifica Atp 22 anni 193 centimetri 88 chili 4 titoli Atp 1 Coppa Davis 84% game servizio vinti

88 APRILE-MAGGIO 2023 IL POTERE DEL CUSTOM Ogni attrezzo, e le sue caratteristiche, condizionano il rendimento in campo, l’aspetto fisico e mentale di un giocatore. Per questo il feeling con la propria racchetta è fondamentale. Ci sono molti modi per entrare in sintonia, a cominciare dalla personalizzazione di Gabriele Medri | foto Ray Giubilo ATTREZZATURA TELAI PERSONALIZZATI

IL TENNIS ITALIANO 89 La racchetta, per il tennista, non è un semplice oggetto ma una vera e propria arma da combattimento con cui affrontare le piccole e grandi sfide del campo. E’ un dato di fatto, che ben conosce chi gioca, ha giocato o semplicemente ama questo sport. L’attrezzo incide direttamente sul rendimento tecnico del giocatore, in quanto ne influenza la capacità di manovra e di gestione, ma allo stesso tempo ha il potere di condizionare il rendimento biomeccanico in fase di esecuzione dei colpi, e questo accade a tutti i livelli e per tutti i giocatori, senza eccezione. IL TELAIO COME UN ABITO SU MISURA La vera differenza sta nella gestione, ovvero nella facilità con cui una racchetta riesce a fare esprimere o limita il giocatore. La stabilità esecutiva di un giocatore non viene condizionata, ma ne può derivare una contropartita importante in termini di affaticamento e concentrazione. Non trascuriamo mai il ruolo della racchetta come strumento didattico e di evoluzione del giocatore, e consideriamo pure la possibilità di utilizzare racchette differenti per peso, bilanciamento, lunghezza o dimensioni del piatto per esercitazioni con obiettivi precisi. La parte tecnica non è la sola ad essere influenzata dalle caratteristiche dell’attrezzo ma, come accennato, anche la componente fisica e quella mentale ne sono fortemente condizionate. Quando si parla di incidenza sulla componente fisica, possiamo mettere in evidenza due differenti elementi. Il primo è legato al rendimento del giocatore dal punto di vista fisico in termini di affaticamento indotto dall’utilizzo di una racchetta; il secondo riguarda il ruolo dell’attrezzo nella possibile comparsa o cronicizzazione di patologie a livello tendineo-muscolare della catena cinetica superiore, costituita da mano, polso, gomito e spalla. Per quanto riguarda la parte mentale, è indubbio che la racchetta giochi un ruolo fondamentale anche da questo punto di vista dato che il telaio e le corde sono determinanti nel trasmettere sicurezza e tranquillità in ogni fase di gioco. E’ Mai sottovalutare le potenzialità di una racchetta in campo e i suoi mille usi. Per alleggerire le suole dalla terra battuta incastrata nel battistrada, un grande classico, o come semplice antistress. Per questa finalità la si può far roteare, allineare minuziosamente le corde o… stringersela tra le labbra a mo’ di tricheco, come sembra preferire Djokovic

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