Riccardo Bisti
28 November 2018

Renzo Olivo, un anno per finire all'inferno

16 sconfitte al primo turno hanno rispedito Renzo Olivo nell'inferno del tennis: un anno e mezzo fa batteva Tsonga sul centrale del Roland Garros, oggi è fuori dai top-500. Il brutto è che non esistono particolari fattori scatenanti. “Sono stato vicino a smettere, ma mentalmente ne sono uscito. E sono pronto a ripartire”.

A casa di Renzo Olivo, sullo scaffale in cui è adagiata la TV, c'è una riproduzione della Coppa Davis. È il ricordo che viene lasciato a tutti i componenti della squadra vincitrice, anche se hanno giocato in turni precedenti alla finale. Nel 2016, il concittadino di Lionel Messi fu convocato nel primo turno che l'Argentina vinse in Polonia, peraltro su un campo poi risultato non regolamentare. Giocò e perse due partite: il doppio e un singolare a risultato acquisito. Tanto è bastato per garantirgli il diritto a ricevere una copia del trofeo. La mostra con orgoglio, è oggetto di curiosità per tutti quelli che lo vanno a trovare. Ed è anche il ricordo tangibile di una stagione, il 2016, in cui ha espresso il suo miglior tennis ed è entrato per la prima volta tra i top-100 ATP. Classe 1992, come il “Peque” Diego Schwartzman, sul piano puramente tennistico ha più talento di lui. Sin da piccolo, il suo tennis ricordava – alla lontana – quello inimitabile di David Nalbandian. Non è caso, il suo idolo. Raramente Olivo è arrivato al palcoscenico mainstream, anche se ha trovato il palcoscenico ideale per mostrarsi al mondo. Roland Garros 2017, Campo Philippe Chatrier: batté Jo Wilfried Tsonga in quello che resta il punto più alto della sua carriera.
Oggi sta vivendo il peggiore.
Senza particolari infortuni, ma solo un impressionante calo di rendimento, ha perso 370 posizioni e ha chiuso il 2018 al numero 511 ATP, classifica insufficiente anche soltanto per giocare i Challenger. Classifica che non aveva da sette anni, frutto di un'impressionante serie di eliminazioni al primo turno: per sedici volte si è presentato a un torneo e non ha vinto neanche una partita, almeno in singolare. “Entrare tra i top-100 fu uno sforzo enorme – racconta Olivo – perché venivo da qualche anno senza compiere il salto di qualità, ma poi finalmente ce l'ho fatta. Era un periodo in cui servivano 700 punti ATP per riuscirci, mentre in altre epoche ne bastavano 500”.

NESSUNA SOLUZIONE
Restare nel limbo era dura, perché si vive un continuo tira e molla, sperando che arrivi la settimana giusta. “In quel periodo ho imparato a organizzarmi: bisogna giocare 4-5 tornei e rispettare il programma, non giocare in continuazione perché non hai raccolto i punti che immaginavi. È una cattiva abitudine perché è troppo faticoso fisicamente e mentalmente”. Una volta raggiunto l'agognato traguardo dei top-100 ATP ha avvertito una fiducia extra, sentiva di poter battere chiunque. Un circolo virtuoso che gli ha permesso di raccogliere la vittoria più importante, sul campo centrale di uno Slam. A un certo punto, tuttavia, si è spento. I risultati hanno preso a scarseggiare e la fiducia si è trasformata in sentimenti negativi. Dodici mesi fa era numero 144 ATP, ma le sconfitte lo hanno fatto precipitare. Anche vincere una sola partita era diventato un'utopia. Come detto, ha perso per 16 volte al primo turno. Il simbolo della sua stagione è stato uno scatto d'ira al Challenger di Lima: dopo l'ennesimo errore, ha scalciato la sua racchetta... che è finita su una strada statale. “Non c'è una ragione principale per spiegare questo crollo – ha raccontato ai microfoni de La Nacionè stato un insieme di cose. La principale sono stati i problemi fisici, ho avuto noie di vario genere. Direi che mi sono presentato in buone condizioni soltanto nel 30% dei tornei. Ho cercato di risolvere il problema fermandomi, ma non ha funzionato. Non sapevo come fare, ci sono state settimane in cui sono rimasto lontano dal tennis perché ero pieno di frustrazione. Mi preparavo a giocare un torneo ma poi, quando si avvicinava il momento, succedeva sempre qualcosa. Dopo il Roland Garros sono tornato a casa, ma ho provato a rientrare in Europa per giocare ad Amburgo”. Quello del Rothenbaum è un torneo importante per Olivo: due anni fa colse una splendida semifinale, suo miglior risultato in un torneo ATP. Ma neanche l'aria del Mare del Nord gli ha fatto bene: doveva restare sei settimane in Europa, ma è tornato a casa dopo la terza.

CINQUE PSICOLOGI
“Va detto che ho avuto anche alcuni problemi personali. Preferisco non raccontarli, ma hanno influito parecchio sul mio anno. È stata una catena di eventi. Sono stato vicino al ritiro, lo ammetto. In fondo ho trascorso due settimane senza toccare la racchetta. Per fortuna ne sono venuto fuori mentalmente: è il primo passo, perché tennisticamente sono ancora in crisi. Non ero così indietro in classifica da una vita”. Per un giocatore che viene da un paese povero (e le cose non sono certo migliorate col governo di Mauricio Macri), l'aspetto economico diventa una questione di sopravvivenza. Soltanto le vittorie consentono di andare avanti e magari permettersi un coach itinerante, a tempo pieno. “Con la classifica attuale sono in perdita, ed è qualcosa che ti colpisce. Venivo da un anno in cui ho fatto soldi, mentre nel 2018 non ho fatto altro che perderne. In questi casi, non sai bene come uscirne. In carriera ho avuto cinque psicologi, ma non ho mai avvertito la differenza. Preferisco parlare con chi mi conosce bene”. La cosa importante è che Renzo non ha perso la voglia di lottare. Un suo amico ha creato un video con le fasi salienti di tutte le sue migliori partite. “Ogni tanto lo guardo ed è molto importante, perché capita di dimenticarsi dei momenti belli, eppure non è passato molto tempo. A volte mi domando: 'Davvero ho fatto questo?'. E allora adesso ho cambiato team di lavoro, sperando di aver trovato qualcuno che possa aiutarmi. Ho gli stimoli giusti per andare avanti”. E pazienza se dovrà ripartire dai Futures, o magari costruirsi qualche punto nel nuovo ranking stilato dall'ITF, riservato ai giocatori di seconda fascia. Se tutto va come deve, Renzo Olivo può tranquillamente tornare almeno tra i top-100. Il suo tennis lo meriterebbe. Come ha meritato l'impresa che vedete qui sotto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA