SAREBBE BASTATO POCO
Un paio di mesi dopo il voto, Giudicelli si è dimesso dall'incarico in seno all'ITF. Sembrava che anche la Russia (9) fosse incerta, ma alla fine ha scelto per il “sì”. Il suo delegato, Alexei Selivanenko, fa parte del Consiglio di Amministrazione ITF, così come Renè Stammbach, presidente di Swiss Tennis (9). Ai tempi della votazione, qualcuno sussurrò che la federtennis belga (5) avesse optato per il sì in cambio di una wild card per la nuova edizione. Fosse andata veramente così, sarebbero stati beffati: gli inviti sono andati ad Argentina e Gran Bretagna. E poi c'è il caso italiano, quello che per noi è più doloroso. L'intero staff tecnico del team di Coppa Davis, da Corrado Barazzutti ai giocatori, si era espresso negativamente sulla riforma. Invece i nove voti dell'Italia si sono riversati altrove, per motivi che non sono mai stati ufficializzati. Difficilmente li saranno. In queste righe abbiamo elencato le scelte di otto nazioni, il cui “potere di voto” totale era di ben 59 voti. Per evitare la riforma, ne sarebbero bastati molti meno. Senza dimenticare le probabili astensioni, che certamente non hanno aiutato il fronte del "no". Per esempio, è certo che l'Austria abbia scelto di non esprimersi ed esiste qualche dubbio anche sulla Gran Bretagna, che pure inizialmente aveva annunciato il "no". Oggi il tennis non sarebbe oggetto di una guerra civile, ma soprattutto la storia sarebbe rimasta al riparo dal volgare attacco dell'opulenza. Invece hanno preferito travolgerla con qualche decina di crocette.